Ucciso per uno “sgarro” a Matteo Messina Denaro, arrestati gli esecutori del delitto
Uno “sgarro” al capo di cosanostra ed i killer entrano in azione per punire chi aveva tanto osato. Non è la trama dell’ultimo film sulla mafia, bensì è quanto accaduto realmente a Partanna, piccolo centro agricolo della provincia di Trapani, il 21 maggio del 2009, alle ore 19 dinnanzi bar di via XV Gennaio. Ucciso a colpi di fucile è Salvatore Lombardo, un piccolo pregiudicato del luogo, ritenuto responsabile del furto di un camion di merce ai danni del supermercato DESPAR di Partanna, uno dei tanti punti vendita gestiti da Grigoli, attualmente in carcere per aver gestito il gruppo con il denaro del clan di Matteo Messina Denaro.
Le indagine, coordinate dal Procuratore aggiunto Dr.ssa Maria Teresa Principato, e dai Sostituti Procuratori Dr. Carlo Marzarella e Dr. Francesco Grassi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno permesso di ricostruire la barbara esecuzione grazie al brillante lavoro investigativi svolto dagli in quirenti, alle intercettazioni telefoniche e alle riprese delle telecamere di sorveglianza. Le Squadre Mobili di Palermo e Trapani ed il RONI del Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio, aggravato dal metodo mafioso, nei confronti dei presunti autori dell’omicidio Lombardo, identificati in Nicolò Nicolosi di anni 44, nativo di Calatafimi e Attilio Fogazza di anni 44, nativo di Salemi,
Una svolta decisiva viene data alle indagini condotte dai poliziotti del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, nell’ambito della ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, si imbattono nel gestore del supermercato DESPAR di Partanna, ovvero Giovanni Domenico Scimoncelli. 46 anni, ritenuto dalle forze dell’ordine, componente della famiglia mafiosa di Partanna (Tp), nonchè di aver posto in essere condotte dirette sia a curare la latitanza del capo della provincia mafiosa di Trapani, di Matteo Messina Denaro sia a consentire al predetto latitante e al reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, Vito Gondola, l’esercizio delle rispettive funzioni apicali.
Dalle risultanze investigative emerge il ruolo di Scimonelli, il quale eseguiva puntualmente gli ordini da costoro impartiti, costituendo – quale collettore e distributore di messaggi da e per il capo latitante – vero e proprio un punto di riferimento della riservata catena di comunicazione epistolare attraverso cui Matteo Messina Denaro dirige l’intera associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”.
Sulla base di questo elementi e proprio l’irrequietezza espressa da alcuni suoi accoliti sull’attuale gestione del potere criminale in Sicilia, ha portato gli investigatori ad approfondire le dinamiche mafiose che sono state alla base del grave atto di sangue su cui si discerne. Di particolare rilevanza, tra l’altro, il senso di insofferenza manifestato dall’ambiente castelvetranese vicino alla famiglia Messina Denaro per i ripetuti arresti dei familiari e fiancheggiatori del latitante e per l’immobilismo di quest’ultimo.
Attilio Fogazza risulta ancora oggi dipendente di una delle società direttamente controllate da Giovanni Domenico Scimoncelli, mentreNicolò Nicolosi in data 15 marzo 2010 veniva posto in stato di fermo di indiziato dei delitto (nell’ambito dell’operazione “GOLEM II” ) per aver tentato d’incendiare le vetture e le macchine di alcuni piccoli imprenditori, al solo fine di agevolare le attività di “Cosa Nostra”.