Truffa Anfe, trovato un chilo di oro a casa di Paolo Genco
Nell’abitazione di Palermo di Paolo Genco – il responsabile dell’Anfe Sicilia, arrestato ieri per truffa aggravata alla Regione e all’Unione europea – la guardia di finanza ha rinvenuto e sequestrato, nel corso di una perquisizione, custoditi all’interno di una cassaforte, circa un chilogrammo di oro (49 monete e 30 lingotti), nonchè trentamila euro, tra denaro contante e assegni circolari.
Per le Fiamme gialle anche questi beni sarebbero frutto dei proventi della truffa perpetrata, con la complicità della General Informatic Center, nelle fittizie forniture. Paolo Genco si trova da ieri agli arresti domiciliari, così come il titolare dell’azienda, Baldassare Di Giovanni.
Truffa aggravata ai danni della Regione e dell’Unione europea. Con questa accusa sono finiti ai domiciliari Paolo Genco, 62 anni di Salemi, legale rappresentante dell’Anfe (ente di formazione) regionale, e Baldassare Di Giovanni, 58 anni di Palermo, titolare della General Informatica Centro. Nell’indagine condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Trapani, figurano indagate a vario titolo altre 6 persone.
La truffa sarebbe avvenuta con frodi nelle forniture tra il 2010 e il 2013. L’Anfe in questo periodo ha percepito finanziamenti pubblici per 53 milioni di euro. Due milioni risultano spesi per acquisto di computer. Secondo gli inquirenti si tratta di acquisti fittizi. La General Informatica Centro, azienda che non ha dipendenti e neppure magazzino, non avrebbe fornito alcun computer all’Anfe. L’ente, hanno ricostruito gli inquirenti, pagava la ditta con bonifici bancari e queste somme venivano prelevate dal titolare della ditta fornitrice per compiere acquisti in contanti di immobili in tutta la Sicilia. Parte degli immobili sono stati intestati all’ex compagna di Paolo Genco. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati appartamenti per un valore quasi pari all’ammontare della truffa. L’indagine è stata condotta dalla Procura di Trapani perché qui c’è il conto corrente dell’Anfe regionale.
fonte: ansa
Craxi pretese di cavarsi d’impaccio sostenendo che “lo facevan tutti”. Diciamo, oggi, che, per semplificare, il verbo all’imperfetto va coniugato al presente.