Trapani: l’inchiesta per corruzione che coinvolge Crocetta e Vicari, la rete di favori del ras degli aliscafi
I verbali dei magistrati: dai politici ai giudici i rapporti dei Morace per il monopolio dei servizi marittimi. La procura chiede al Senato di poter usare le intercettazioni della sottosegretaria Vicari.
Al centro di tutto il rampollo della famiglia Morace, Ettore, amministratore dell’impero che porta il nome Liberty lines (ex Ustica lines). E per avere il controllo di tutto, per interferire sulle decisioni della politica, del Parlamento nazionale e dell’assemblea regionale e della Regione, Morace ha oleato tutti, garantendo favori come assunzioni, vedi il caso del nipote dell’ex sindaco e deputato Girolamo Fazio, al quale era stata data in dotazione anche una Mercedes. Dando regali, come il Rolex fatto arrivare alla sottosegretaria Simona Vicari. E cercando di “sostenere” gli amici che potevano agevolarlo negli affari.
Morace ha rapporti con tutti. A partire dagli assessori che si susseguono alle Infrastrutture. Vanta ottimi rapporti con Giovanni Pistorio, che in una telefonata con tono molto scherzoso gli diceva di non «mandargli più Fazio e Turano (deputati regionali trapanesi, ndr) perché non ce n’è bisogno». «Lei è un dio», dice Morace figlio all’assessore Baldo Gucciardi, trapanese, che sostiene un emendamento all’Ars che fa avere un finanziamento aggiuntivo da 3 milioni per il trasporto marittimo. I Morace arrivano ovunque, anche nel cuore di Palazzo Chigi. «Ne è dimostrazione — scrivono gli inquirenti — una conversazione registrata tra Ettore e il padre Vittorio nel corso della quale il rampollo riferiva di essere stato il giorno prima a Filicudi a cena con il già sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Claudio De Vincenti, attuale ministro con delega al Mezzogiorno, che per stessa ammissione di Ettore era colui che lo aveva “aiutato nell’acquisizione della Siremar”».
I Morace possono innanzitutto contare sul grande impegno di alcuni deputati e politici, su tutti l’ex sindaco Girolamo Fazio che ottiene in comodato d’uso una Mercedes, intestata all’azienda Liberty Lines, con la quale si muove tranquillamente. Ottiene anche l’assunzione del nipote, Roberto Fazio, per un lungo periodo nella società dell’armatore.
Fazio poi, quando l’Ars ha votato un emendamento, proposto prima in giunta dall’assessore trapanese Baldo Gucciardi, che stanzia 3,5 milioni per il trasporto marittimo, cerca di prendersi tutti i meriti e in cambio chiede a Morace «di poter partecipare all’incontro con i dipendenti della Liberty Lines per lo scambio degli auguri natalizi». Morace coltiva rapporti suoi, ma manda spesso in avanscoperta Fazio. Ad esempio, quando cerca sponde al Cga dopo aver perso al Tar il ricorso contro la Regione che non gli ha riconosciuto dei pagamenti passati (Morace chiedeva 60 milioni, il dipartimento Infrastrutture guidato da Fulvio Bellomo e da Maria Piazza, la dirigente che ha fatto partire la mega indagine, gliene ha riconosciuti 40).
Fazio vola a Roma per incontrare prima il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella (dialogo registrato da inquirenti ma con molti omissis) con il quale va a pranzo insieme per parlare del ricorso dei Morace. Poi si vede con Raffaele De Lipsis, ex presidente del Cga. De Lipsis dice a Fazio: «Mi metto in moto». Per fare cosa? Per fare pressioni sull’attuale presidente del Cga, Claudio Zucchelli. De Lipsis chiama Zucchelli: «Ti raccomando, io ci tengo molto perché io viaggio spesso con la Ustica Lines». Per gli inquirenti questa è la prova delle pressioni e dell’attività dell’ex magistrato per aiutare Morace e Fazio a far rivedere la decisione del Tar. Ma qual è stato l’esito di questa pressione? «Il De Lipsis all’esito dell’incontro riservato intrattenuto con Zucchelli avrebbe da questi ricevuto espressioni di rassicurazione»», scrivono gli inquirenti. L’udienza ancora si deve tenere.
Morace è poi venuto incontro alle richieste che Montalto faceva per la ex deputata Marianna Caronia che aveva un contenzioso con la Siremar per la sua liquidazione. Il gran manovratore era anche il padre della Caronia, il sindacalista Uil Giuseppe, potentissimo dentro il settore dei marittimi. Montalto si attiva e contatta la Caronia per riferirle che Franza e Morace «avrebbero provveduto al pagamento di 100 mila euro». «Dopo pochi minuti — scrivono gli inquirenti — Morace contattava direttamente la Caronia per spiegarle i termini dell’accordo. L’armatore precisava che in base ai calcoli previdenziali alla stessa formalmente sarebbero stati liquidati esclusivamente 50mila euro mentre gli altri 50mila verrebbero elargiti con una fattura per attività inesistenti». Montalto e Caronia poi fanno pressioni sulla commissione Ambiente dell’Ars per non far nominare consulente Giuseppe Prestigiacomo, ex dirigente Siremar. Montalto convince il deputato 5 Stelle Sergio Tancredi a sostenere lo stop e la nomina salta. I Morace fanno e disfano. E se in passato sulla loro strada avevano trovato dirigenti compiacenti, come Salvatrice Severino che aveva disegnato i bandi su misura per loro in cambio dell’assunzione della figlia, adesso hanno trovato la dirigente Piazza che ha alzato il coperchio del grande pentolone di affari.