Tornano, venerdì, le Orestiadi di Gibellina, giunte alla XXXIII edizione
Tornano, venerdì, le Orestiadi di Gibellina, giunte alla XXXIII edizione, promosse dalla Fondazione Orestiadi presieduta da Rosario Fontana, con la direzione artistica di Claudio Collovà. Dopo il successo del festival “Orestiadi nel segno del contemporaneo”, con trentacinque spettacoli e con migliaia di spettatori che hanno assistito alle serate, la Fondazione si appresta a varare un’edizione unica, che propone alcune importanti produzioni e narrazioni con grandi nomi del teatro italiano.
La XXXIII edizione delle Orestiadi prosegue il suo percorso di approfondimento e di indagine sulla scena contemporanea in Italia. Un’isola felice che coniuga innovazione e tradizione in una sintesi che mostra come il linguaggio sperimentale e la parola, la pittura, la musica e la ricerca, e la spinta sui territori sconosciuti dell’arte rimanga al centro della più che trentennale attività della Fondazione.
Ci si continua a muovere su quei territori fondanti che hanno posto la ricerca artistica al centro della vita dell’uomo, percorsi che tracciano traiettorie di rinascita e di liberazione, così come furono concepiti dal suo fondatore Ludovico Corrao nel lontano ormai 1983. Le Orestiadi oggi sono il festival di teatro contemporaneo di più antica nascita in Sicilia e in gran parte dell’Italia.
Una novità assoluta dell’edizione di quest’anno è Odissea – Un racconto mediterraneo, progetto e regia di Sergio Maifredi, che comprende quattro spettacoli con artisti d’eccezione. Interpreti Moni Ovadia, Giuseppe Cederna, Gioele Dix e Maddalena Crippa, per la regia di Sergio Maifredi.
Un percorso che verrà costruito Canto dopo Canto, scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo, celebri artisti della scena italiana che affrontano a mani nude la parola, rileggendo i Canti che l’Odissea dedica alle figure di Odisseo, dei Feaci, di Telemaco e infine di Penelope.
Il progetto sulla riscoperta dell’Odissea, è inoltre arricchito dalla presenza di Vincenzo Pirrotta, che oltre ad essere autore e regista è anche uno tra i più significativi esponenti del teatro italiano, che il 23 luglio presenterà in prima nazionale e in un unica serata La partenza e Scilla e Cariddi, due commenti con la nuovissima traduzione di Daniele Ventre.
Gli spettacoli andranno in scena tutti alle 21,15, nella tradizionale cornice del Baglio Di Stefano a Gibellina, sede della Fondazione Orestiadi. Il costo del biglietto intero per ogni spettacolo è di 10 euro, mentre il ridotto (over 65, under 24 e titolari ideanet e PMOcard) è 8 euro. Prevendite a Palermo da Modusvivendi, via quintino sella, 79. Per maggiori informazioni chiamare lo 0924.67844 oppure visitare il sito www.orestiadi.it.
IL CARTELLONE DELLA XXXIII EDIZIONE
Dal 18 al 26 luglio, in concomitanza ai giorni degli spettacoli, il biglietto dello spettacolo consente l’ingresso al Museo delle Trame Mediterranee dalle ore 18.00 alle ore 20.00. A Gibellina si potrà, inoltre, assistere a opere cinematografiche in relazione con l’arte performativa, l’architettura, la poesia, il teatro. Testimonianze storiche dalla Fondazione delle Orestiadi e documentari su personaggi e figure del mondo dell’arte in Sicilia.
Venerdì 18 luglio, alle 20, Francesco Impellizzeri e Mikele Abramo in “Arte clandestina”, a cura dell’Associazione Culturale Accademia Musicale Euterpe, Roma. Dialogare attraverso l’arte sembra diventato un fenomeno raro, da raduni carbonari, vissuto con pochi e sparuti sodali, durante rapidi incontri o rarissime cene. Niente più luoghi di raduno e spazi conviviali che hanno fatto la storia dell’Arte, mentre quelli deputati sono diventati prettamente sede del potere mercantile. Non rimane che inventarsi nuovi percorsi e siti non solo virtuali. Così nasce Arte Clandestina. L’evento/spettacolo si sviluppa attraverso una sequenza di esibizioni canore della durata di circa 60 minuti, in cui sono state utilizzate canzoni scelte per affinità al progetto e modificate nei testi e arrangiamenti quel tanto necessario a rendere fluido il messaggio globale della performance. Con assoli e duetti si sviscerano le problematiche che si trova ad affrontare sia un artista emergente che quello con bagaglio di esperienze, ostacolati nella esposizione e fruizione delle loro opere a causa della cattiva amministrazione culturale dello stato italiano. Partendo da questi assunti riguardanti l’arte viene anche affrontato il generale “mal de vivre” del nostro Bel Paese. Visto che, soprattutto negli ultimi venti anni, la creatività è stata presa alla “leggera”, saranno la canzonetta e l’ironia i mezzi di denuncia utilizzati.
Venerdì 18 luglio, alle 21,15 La Corte Ospitale e Tpl Teatri Possibili Liguria presentano “Odissea – Un Racconto Mediterraneo”. Sarà presento il Canto XXI, “Odisseo e la gara dell’arco”. Progetto e regia di Sergio Maifredi. Con Moni Ovadia.
“Odissea – Un racconto mediterraneo” restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo, le pagine dell’Odissea che dagli anni della scuola abbiamo letto in silenzio. L’Odissea è la prima fiction a episodi. I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore che può conoscere o ignorare gli episodi precedenti. “Odissea – Un racconto mediterraneo” è un percorso da costruire canto dopo canto scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo, affrontando a mani nude la parola.
In “Odisseo e la gara dell’arco” Penelope ha deciso di porre fine all’attesa: sarà sposa di chi, tra i proci, saprà tendere l’arco di Odisseo. I pretendenti si preparano alla sfida; tra loro, sotto i dimessi stracci del medico, si cela Odisseo. Quando l’arco sarà nelle sue mani, Odisseo non esiterà a stoccare il dardo che trafiggerà la gola del più arrogante dei pretendenti. Le porte della reggia si serrano come le reti di una tonnara. La mattanza ha inizio.
Moni Ovadia, in una lectio magistralis, ci farà riscoprire il rito civile della lettura ed i due grandi viaggi che segnano la civiltà occidentale, il viaggio di Odisseo e il viaggio di Abramo. Ovadia corre sulle onde dell’Odissea arrivando all’Itaca di quello straordinario poeta che è Kostantinos Kavafis.
Sabato 19 luglio, sempre La Corte Ospitale e Tpl Teatri Possibili Liguria presentano il secondo appuntamento di “Odissea – Un Racconto Mediterraneo”, Canti V-VIII, “Odisseo e i Feaci”. Progetto e regia di Sergio Maifredi. Con Giuseppe Cederna. In Odisseo e i Feaci, Odisseo è approdato con l’aiuto degli Dèi all’isola dei Feaci. Vi arriva nudo e sporco di salsedine. Lo accoglierà Nausicaa, la figlia del re Alcìnoo, e lo porterà alla reggia.Odisseo non si rivelerà subito. Solo nel momento in cui il cantore, richiesto da Alcinoo, canterà le gesta immortali di Odisseo, il nostro eroe piangendo rivelerà al re il suo vero nome. A quel punto Odisseo si fa cantore a sua volta, in un gioco di specchi con Omero il suo creatore, e proseguirà lui la narrazione delle sue avventure. Alcinoo gli concederà le navi per ritornare, non senza ulteriori affanni, a Itaca.
Mercoledì 23 luglio, in prima nazionale Vincenzo Pirrotta interpreta il Canto IX “La Partenza”. traduzione di Daniele Ventra, Ed. Mesogea. Produz. Teatro Stabile di Catania in collaborazione con associazione culturale Esperidio. Sempre mercoledì 23 luglio, ancora Pirrottain Prima nazionale interpreta il Canto XII “Scilla e Cariddi”. Traduzione di Daniele Ventra, Ed. Mesogea. Produz. Teatro Stabile di Catania in collaborazione con associazione culturale Esperidio.
Ritorno all’isola di Circe, e partenza d’Ulisse. Questi, ammaestrato da Circe, vince il pericolo delle Sirene, schiva le Pietre erranti, e passa tra Scilla e Cariddi, non però senza perdita di due dei compagni. Arrivo all’isola Trinacria, cioè alla Sicilia, ove i compagni uccidono i buoi del Sole, e si cibano delle loro carni. Giove fulmina la nave, e tutti muoiono, eccetto Ulisse, che rimane da solo a governare la nave. In tale stato ripassa tra Scilla e Cariddi, salvandosi da quest’ultima con un’arte maravigliosa; e dopo dieci giorni giunge all’isola di Calipso. Una delle etimologie più accreditate per spiegare quale realtà antropologica possa nascondersi davvero dietro il nome di Omero è quella che collega Ho’meros a homou arein “connettere insieme” con riferimento all’attività del rapsodo nei suoi incontri di canto-cuntu-recita al pubblico. “È dalla suggestione che evoca quel “connettere”- scrive Pirrotta – che è nata la scelta dei canti che leggerò. Si tratta di parte del IX e parte del XII libro dell’odissea in cui la bellezza della poesia omerica, l’avventuroso viaggio, l’ammaliante e fatale “voce” degli dei guardano all’oggi in quella eterna “connessione” che era, è e sarà il compito di ogni aedo, di ogni artista. Gli interrogativi che prendono vita nel mio animo si rinnovano ad ogni lettura, intima o pubblica, del poema: qual è, cosa è, chi è, il gigante, il mostro antropofago che abita la nostra terra, da quale canto delle sirene ci lasciamo conquistare o deviare, da quale cagna latrante ci lasciamo sbranare, quale vorace fame ci spinge a divorare la cosa più sacra? Per ritornare a meditare su tali domande ho scelto di leggere i suddetti canti nella nuovissima traduzione in esametri di Daniele Ventre ed edita da “Mesogea”.
Venerdì 25 luglio altro appuntamento con “Odissea – Un Racconto Mediterraneo”. Saranno narrati i Canti I-IV “Il viaggio di Telemaco”. Progetto e regia di Sergio Maifredi. Con Gioele Dix.
Ne “Il viaggio di Telemaco”, Odisseo, l’eroe protagonista, apparirà solo a partire da V canto. I primi quattro canti raccontano il viaggio di suo figlio Telemaco. Un viaggio in direzione ostinata e contraria, che da Itaca risale in senso inverso la rotta per Ilio alla ricerca del padre. Ma è anche il viaggio di un ragazzo che cerca di diventare uomo, di assumere i gesti e il ruolo del padre.
L’intelligenza e la raffinata capacità analitica di Gioele Dix svelano la potenza dei canti d’avvio del poema omerico; canti fondamentali per comprendere poi la complicità di Odisseo e Telemaco nel momento del ritorno dell’eroe in patria. Sarà Telemaco, prima ancora di Penelope, a riconoscerlo ed ad accettarlo, seppur tanto cambiato da dieci anni di guerra e dieci di mare.
Sabato 26 luglio, per “Odissea – Un Racconto Mediterraneo”, va in scena il Canto XXIII “Penelope”. Progetto e regia sono di Sergio Maifredi. Con Maddalena Crippa.
Penelope è il doppio femminile di Odisseo. Anche lei, con un’astuzia, sta ritardando il tempo in cui cedere ed andare sposa di uno dei proci che assediano la sua reggia. E con astuzia non accetterà d’instinto il suo sposo che ritorna dopo dieci anni di guerra e dieci anni di mare, lo metterà alla prova: chiederà alle ancelle di spostare dalla stanza degli sposi il letto, quel letto che proprio Odisseo aveva intagliato in un tronco d’ulivo per radicato a terra. Odisseo a quel punto le rivelerà il segreto che il letto custodisce e le darà quindi prova certa di essere lo sposo atteso da vent’anni.