Siamo in guerra, via verde alle basi militari di Trapani-Birgi, Pantelleria e Sigonella

ghibli- aerei- Amx-cacciabombardieri-birgi-trapani-aeroporto-militare-venti-di-guerraA Sigonella, Trapani-Birgi e Pantelleria è scattata l’ora x. Da oggi, in qualsiasi momento, potranno iniziare i raid per colpire le postazioni del Califfato conquistate negli ultimi giorni sulla Sirte in Libia, circa 150-200 chilometri di costa paurosamente vicini alla Sicilia.

A Sigonella, il più grande centro logistico degli Usa nel Mediterraneo,sono state innalzate tre bandiere: quella americana, dell’Italia e della Nato. Non è solo una base militare dell’Us Navy, ma una struttura al servizio dell’alleanza Atlantica. E’ il segno formale che l’US Navy in Sicilia non agisce per conto del Pentagono ma su imputo della Nato, e quindi anche dell’Italia, che è componente, stavolta essenziale, del “patto” di difesa comune, ormai vecchio di settanta anni.

Dalla base aerea di Birgi, Trapani, partiranno i Tornado italiani, che verranno presto schierati, ma sono già arrivati quattro AMX, velivoli che compiono missioni di ricognizione. Ma il peso maggiore dell’azione di guerra contro l’Isi spetterà a Sigonella, dove sono schierati i droni, gli aerei senza pilota armati.

Oggi è una giornata importante anche per ragioni politiche. Il Parlamento di Tobruk dovrebbe finalmente dare il suo consenso alla nascita del governo di unità nazionale “battezzato” dalle Nazioni Unite. Un passaggio essenziale, perché spetterà al nuovo governo chiedere l’intervento della coalizione internazionale contro il Califfato. Il governo italiano ha posto, tra l’altro, questa condizione per “fare la sua parte”. La stabilizzazione della Libia serve a tutelare gli interessi economici del Paese, a combattere i mercanti di esseri umani e, naturalmente, a fermare l’avanzata dell’Isis in Libia.

L’inizio delle operazioni su larga scala, tuttavia, è stato preceduto dai raid statunitensi e dei forze speciali francesi, che si troverebbero sul terreno già da due mesi. E’ presumibile che l’azione militare sia stata preparata da un monitoraggio accurato del teatro di guerra, il censimento dei siti sensibili. Sembra escluso, comunque, che in questa fase la coalizione, italiani compresi, preveda la partecipazione di soldati nelle azioni militari. Ci si affiderebbe alle Forze speciali di ciascuna potenza. Gli italiani sono pronti a schierare il Consubin, il Col Moschin ed i reparti della Folgore. E’ una scelta obbligata, a quanto pare. Sbianchetta l’entità del conflitto, non lascia ai raid aerei, rivelatisi non decisivi, le sorti del conflitto, ed evita perdite altrimenti inevitabili, provocate dal confronto diretto sul terreno. L’esercito di Al Baghdadi è temibile, perché determinato, ben armato e con una grande esperienza di guerriglia alle spalle.

Ma c’è dell’altro, la potenza strutturale delle potenze occidentali: nessuno dei Paesi che partecipa alconflitto può permettersi di fare una guerra vera, verrebbero travolti dalle reazioni dell’opinione pubblica. Questa “impotenza” è ben nota nel campo avverso. Il Califfato conosce la fragilità politica dell’avversario, e questo spiega la straordinaria audacia dei suoi uomini.

Se la Nato schierasse la sua deterrenza militare al completo, è opinione unanime, il Califfato verrebbe annientato nel giro di pochi giorni. Toccherà alle Forze speciali, quindi, indebolire l’Isis e costringerlo ad arretrare, per posi sconfiggerlo con il sostegno dei miliziani libici, stavolta uniti. E’ una strategia che sulla carta potrebbe avere successo, ma nessuno si nasconde che essa ha molte incognite. La guerriglia infatti è il tipo di guerra che i teroristi privilegiano. Ai blitz della coalizione, l’Isis può rispondere con azioni isolate, ma dure, di rappresaglia nei territori dei Paesi partecipanti al conflitto. Per questa ragione, ed altre, i 900 chilometri di costa siciliana hanno un problema di sicurezza da affrontare, dato che costituiscono l’approdo più vicino e il luogo scelto dai barconi per fuggire alla guerra.

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