Scompare il Consorzio per la Tutela del Vino Marsala Doc e nessuno sembra preoccuparsene
E’ passata inosservata la scomparsa del Consorzio per la Tutela del Vino Marsala Doc, nessuno ha mosso un dito per dire esiste ancora una brand commerciale che porta il nome della città che ha dato i natali ad uno dei vini conosciuti al mondo e allo stesso tempo il più bistrattato dai suoi stessi produttori. Era stato uno tra i primi Consorzi vinicoli riconosciuti dallo Stato nel 1963 (con il d.p.r. 930 – sulle denominazioni d’origine dei vini), anche se la struttura affonda le proprie radici negli anni ’20-’30 ad iniziativa di alcuni produttori locali che avevano capito, agli albori del secolo scorso, l’importanza di puntare su una struttura consortile.
Diversi, ma validi e determinanti, gli intendi dei precursori: la salvaguardia della millenaria tradizione vitivinicola marsalese, la difesa dell’identità del vino Marsala, la crescita delle vendite attraverso la promozione. E, per anni così fu, fino entra a pieno titolo a far parte della ristretta èlite dei prodotti tipici tutelati dall’Unione Europea (per la presentazione in etichetta del prodotto non è necessaria alcuna menzione aggiuntiva: Marsala and no more), con Decreto del 13 febbraio 2003 il Ministero Politiche Agricole e Forestali approva il nuovo Statuto del Consorzio, conferendogli l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, di valorizzazione e di cura generale degli interessi relativi alla d.o.c. Marsala: della quale il Consorzio diventa così l’unico soggetto gestore, nonché proponente nei confronti della pubblica amministrazione, ai sensi del 1° comma dell’art.19 della Legge n.164/92.
E’ di questi giorni la notizia della scomparsa del Consorzio per la Tutela del Vino Marsala Doc e cosa assai più grave il silenzio assoluto delle istituzioni, degli enti e delle aziende. A nessuno sembra più importare del Vino Marsala e pensare che la nostra città, soprattutto gli imprenditori di questo prezioso liquido, ma anche i viticoltori che tra alti e bassi vivono dei proventi della vendita dell’uva, devono tanto a questa storica Doc. Marsala è riconducibili alla storia tanto straordinaria quanto affascinante del binomio città-vino negli ultimi 243 anni, dalla sua scoperta e diffusione, ha dato notorietà, ha portato ricchezza e benessere. La poca lungimiranza dei pochissimi imprenditori rimasti dei 108 censiti nel dopoguerra, impegnati più nell’assurda quanto incomprensibile lotta fratricida ha provocato la scomparsa del vino dagli scaffali ed ora anche la morte del Consorzio per la Tutela del Vino Marsala Doc. Come ha scritto Massimo Bellina, manager export della Carlo Pellegrino: Un siffatto Consorzio, irrazionalmente monco, non aveva e mai avrebbe potuto avere la capacità di proteggere la denominazione Marsala e tanto meno tutelarne l’immagine. Non avrebbe potuto porre rimedio agli innumerevoli errori compiuti dagli stessi produttori, nessuno escluso….” lascia ben comprendere come sia stata gestita la struttura. E’ giunto, comunque, il momento di voltare pagina, sotterrare l’ascia di guerra ed iniziare a lavorare a progetti comuni se si vuole realmente crescere e progredire, cavalcare i bizzarri cavalli della globalizzazione. Invidie, gelosie ed interessi di bottega hanno di già fatto abbastanza guai.
LA LETTERA DI MASSIMO BELLINA
“Ci eravamo assuefatti all’idea che ci fosse un Consorzio tra i produttori di Marsala. La convinzione era tale da farci credere che questo fosse come una specie di testa di ponte in grado di fare varco nella politica, nelle Istituzioni, al fine di ottenere più considerazione per questo vino, di renderlo più credibile. Senonchè l’assuefazione gioca brutti scherzi e talvolta alimenta irrealistiche illusioni. Si perché in realtà il Consorzio che ora non esiste più, non era un vero Consorzio. Al suo interno erano rappresentate le Aziende vinicole più significative che tuttavia nella realtà non condividevano alcuna strategia o obiettivo commerciale, ma ahimè mancava una parte importante della filiera produttiva: mancavano i vignaioli ossia ii produttori della materia prima, quelli che vivono coltivando le vigne. E non era rappresentato nemmeno il mondo della cooperazione che volenti o nolenti ha giocato e gioca un ruolo importante nell’economia vitivinicola locale. Un siffatto Consorzio, irrazionalmente monco, non aveva e mai avrebbe potuto avere la capacità di proteggere la denominazione Marsala e tanto meno tutelarne l’immagine. Non avrebbe potuto porre rimedio agli innumerevoli errori compiuti dagli stessi produttori, nessuno escluso, che nel passato nemmeno tanto lontano hanno inondato il mondo di Marsala multigusti, dolci e stucchevoli che se da un lato incontravano l’interesse di molti dall’altro minavano dalla base le velleità di vino blasonato che il Marsala aveva veramente alle sue origini. Questo Consorzio nato nel momento forse storicamente più opportuno per dare slancio commerciale al Marsala e morto in quello meno indicato per la mole di contributi pubblici che avrebbe potuto ottenere, ha avuto a disposizione solo armi spuntate che non gli hanno certo consentito di agire in linea con quelle che erano le sue prerogative, e qualcuno è arrivato anche a sospettare che fosse schiavo degli interessi economici di questa o quell’altra Azienda anche se di questo in realtà non esiste prova. Nessuno può quindi meravigliarsi di questa tardiva implosione priva apparentemente di una valida motivazione, che lo ha raso al suolo senza far soffrire nessuno. Di un siffatto Consorzio non si patirà la mancanza tuttavia potrebbe la sua fine essere l’inizio di un percorso nuovo, una chiamata a raccolta di tutta la filiera produttiva che se unita negli intenti può veramente creare un “altro Consorzio” ripensato a misura di mercato e pertanto utile, efficace ed incisivo nella sua attività di promozione e tutela”.