Scampagnata col morto, il pentito racconta l’omicidio Spatola
PALERMO – Avevano appena ammazzato un uomo e si misero a mangiare. Come se nulla fosse successo. Come se fosse normale godersi la scampagnata con il cadavere di un uomo dentro il bagagliaio della macchina. La follia del male degli uomini di Cosa nostra non conosce limiti.
Gli ultimi macabri retroscena emergono dalle indagini dell’omicidio di Lino Spatola. Un’ordinanza ha raggiunto in carcere tre boss che stanno già scontando l’ergastolo per altri delitti. Sono i capimafia di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, e il boss di Brancaccio Andrea Adamo. Spatola fu condannato a morte perché sospettato di tradimento. Si era schierato con Nino Rotolo, capomafia di Pagliarelli, che voleva ammazzare i Lo Piccolo, rei di volere autorizzare il rientro in Sicilia degli scappatidella seconda guerra di mafia.
Nino Pipitone, oggi pentito, fu incaricato di accompagnare in macchina Lino Spatola alla mangiata nelle campagne di Giardinello. Era il settembre del 2006. Non aveva capito che si trattava di una trappola: “Era tranquillo perché non si poteva mai aspettare una cosa del genere”.
Neppure si era insospettito per il fatto che avessero ammazzato, per sbaglio, un povero pensionato. Giuseppe D’Angelo somigliava a Spatola e qualche mese prima era stato crivellato di colpi. “Si parlava sempre del rapporto di fratellanza fra Spatola e i Lo Piccolo – aggiunge Pipitone -. Addirittura mi ricordo che aveva pure nella borsetta cose da consegnare a lui”. Spatola era sceso da casa con vino, whisky e coniglio cucinato dalla moglie”.
Era malato, soffriva di asma, e veniva da mesi di ricovero. Nonostante ciò Spatola accettò l’invito. I Lo Piccolo tardavano: “Si è capito che non arrivavano allora Andrea Adamo ha preso un pezzettino di corda, ma Lino Spatola non aveva la forza, mischino, di stare in piedi”. Spatola fu strangolato.
Lo Piccolo jr arrivò poco dopo, per verificare che il lavoro sporco fosse stato fatto: “Sandro Lo Piccolo se n’è andato, io, Vito Palazzolo e Andrea Adamo lo abbiamo preso e lo abbiamo messo nel cofano della macchina”. Con quella stessa auto raggiunsero Gaspare Pulizzi, pure lui oggi pentito: “Dopo è venuto Pulizzi, sul tardi, io avevo Lino Spatola nella macchina, la macchina posteggiata e loro hanno preparato da mangiare. Le solite cose…”.
“Le solite cose”: ecco l’abitudine dei mafiosi al male. “Una volta che abbiamo mangiato, abbiamo fatto tutto – è l’epilogo del racconto del boss di Carini che ha scelto di collaborare con i magistrati – abbiamo scaricato Lino Spatola… lo abbiamo sotterrato che gli hanno dato pure fuoco mi sembra”.