Rischia 5 anni di carcere per un incidente con la bicicletta a Tokyo

Marcello Mazzarella con il figlio Piero Vincent

 

 

 

 

 

A Tokyo il figlio dell’attore trapanese Mazzarella ha urtato una signora che si è rotta il bacino. L’ha soccorsa, eppure è stato arrestato due settimane fa. Appello del padre: “Posso risarcire, ma liberatelo”

Un biglietto per Tokyo, la bicicletta e una vacanza che tutti sognerebbero di fare, almeno una volta nella vita. Specialmente a 27 anni di età. Piero Vincent Mazzarella era partito da Milano un mese fa, aveva imbarcato la propria bicicletta in aereo ed era volato in Giappone da solo. Ormai la vacanza stava per finire, sarebbe dovuto rientrare il 10 maggio scorso. Ma otto giorni prima di tornare in Italia, Piero investe con la bicicletta una donna. E’ un incidente banale.

Il ragazzo si ferma subito e presta soccorso alla signora, che viene trasportata in ospedale con un’ambulanza e alla quale viene diagnosticata la frattura dell’ischio, un osso del bacino. Il giovane viene portato in carcere. Dal 2 maggio è detenuto nella caserma di Ikegami e le prospettive per lui non sono buone: rischia una condanna a cinque anni per lesioni.

Ma la guerra di Piero stavolta è anche quella di Marcello, suo padre. Marcello Mazzarella è un attore siciliano, di origine trapanese, volto noto al cinema e in tv. Il 2 maggio riceve una telefonata dall’ambasciata italiana a Tokyo: “Suo figlio è stato arrestato”. Comincia così l’incubo di un padre che sta facendo di tutto per riportare il figlio a casa. “La legislazione giapponese – spiega Marcello Mazzarella – è molto diversa da quella italiana.

In Giappone il giudice ha 23 giorni di tempo per indagare e pronunciarsi sul destino di mio figlio. E, fino a prova contraria, la sua unica colpa è quella di avere investito e ferito (in maniera non grave) una persona con la bicicletta. Per questo rischia una condanna a cinque anni di carcere. Lo trovo semplicemente assurdo”.

L’attore è angosciato: “Non riesco a comunicare con mio figlio, mi dicono che sta bene, che mangia, ma sono molto preoccupato. Sono in contatto con la Farnesina, con l’ambasciata italiana a Tokyo, con l’avvocato e, nel frattempo, mi aggrappo con tutte le mie forze all’assicurazione con la Columbus che mio figlio aveva stipulato proprio prima di partire.

Basterebbe che intervenisse immediatamente, risarcisse la signora per i danni subiti e mio figlio tornerebbe libero. Se fosse una questione di denaro, risolverei tutto. Ma io non so neanche quanto pagare e a chi. Le assicurazioni sono utili, ma spesso ci si affida a quelle online, con numeri di telefono ai quali non risponde mai nessuno. Mentre adesso vorrei solo che questo incubo finisse prima possibile”.

 

Fonte www.repubblica.it

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