Quale futuro per le Cantine Europa di Petrosino

Il futuro delle Cantine Europa appare sempre più incerto, il Dott. Ignazio Aurelio Marino in una lettera inviata in redazione teme che possa accadere il peggio.

Le Cantine Europa stanno attraversando un periodo difficile. Il tutto è cominciato  a seguito di una inchiesta, ancora in corso, della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Marsala su una presunta frode che sarebbe legata alla vendita di vino Pinot ottenuto dalla vinificazione di altri vitigni. Da qui è scaturita la stagione dei “sospetti” che ha fatto venire meno la fiducia dei soci verso l’allora Consiglio d’Amministrazione sfociata con la votazione a maggioranza della sfiducia. Dalla nuova cordata di amministratori i soci si aspettavano il saldo del loro dovuto per il conferimento delle uve ed una ripresa economica della Cooperativa. Ad oggi non è avvenuto nulla di ciò, anzi – come si legge dalla lettera che pubblichiamo qui di seguito – pare che le Cantine Europa stiano per essere acquisite da altre Cantine. Non abbiamo elementi per entrare in merito a tali decisioni e,  se colpe vi sono,  a chi devono essere attribuite, ma una realtà enologica come le Cantine Europa non possono cessare di vivere per forza d’inerzia.

 

Questa è la lettera del Dott. Ignazio Aurelio Marino che pubblichiamo testualnente

“Gentile Direttore,

Le affido questo mio pensiero come desiderio di proporre una riflessione sul “futuro” di Cantine Europa. I piani industriali sono strumenti fondamentali per lo sviluppo e la crescita delle aziende, volti a ottimizzare le risorse, aumentare la produttività e rispondere alle esigenze del mercato. Fatta questa premessa, è importante ricordare che i lavoratori non sono solo numeri o costi da ridurre, ma persone con famiglie, responsabilità e aspirazioni oltre che un patrimonio di esperienze da non depauperare.

Analoga considerazione va fatta per i soci di una Cooperativa che senza ombra di dubbio, almeno per chi è sano di mente, rappresentano la parte attiva nel bilancio dell’azienda, affidando il frutto di un anno di lavoro al Consiglio di Amministrazione.

Pensare che il primo passo per risanare un’azienda sia accanirsi contro i dipendenti, inclusi quelli stagionali, considerandolo un tassello fondamentale del nuovo piano industriale e credendo che così facendo si salvaguardi il reddito di altri lavoratori e dei soci di una cantina sociale, significa iniziare con il piede sbagliato. Bisogna chiedersi: è davvero così? La storia industriale è piena di esempi di scelte simili, adottate da “grandi capitani d’industria”, che si concentrano prima di tutto sui licenziamenti, accanendosi contro la parte debole quali sono anche i soci.

Non è un discorso da vetero comunista, ma il concetto che “il lavoro è dignità e risorsa per le aziende” non è stato solo di Karl Marx, ma anche di molti altri pensatori, tra cui Michael Novak nel suo libro “Lo spirito del capitalismo democratico” (1982).

Le voci si susseguono, creando false aspettative e profonde amarezze. È davvero un piano di sviluppo “consegnare” o forse più appropriato “svendere” la cantina Europa ad un’altra cooperativa che riconoscerà solo una miseria per i costi di lavorazione delle uve che deciderà di processare, obbligandosi a comprare il resto della produzione? Questo è un piano industriale? O è piuttosto il preludio alla dismissione? Come potrà una cantina cooperativa sopravvivere senza risorse, senza radici.
I piccoli incassi saranno sufficienti per sopravvivere qualche mese, ma mi chiedo e le liquidazioni dei soci per le uve conferite nel 2022 e nel 2023? E l’anticipo delle uve conferite nel 2023? Che fine hanno fatto? I soci li avranno?

E la decisione su quale cantina scegliere a cui affidarsi per l’Eutanasia, come è stata presa e su quali basi? Mi risulta che alcune cantine del territorio, come ad esempio la Paolini, non siano state invitate a partecipare. Guarda caso, la Cantina Paolini è l’unica a garantire remunerazioni decisamente migliori ai soci conferenti e, fatto non trascurabile, ha un indebitamento assai contenuto.

È questa la scelta della nuova classe dirigente di Cantine EUROPA: procedere con i licenziamenti e abbandonare la nave? Si direbbe una nuova classe dirigente di menti sopraffine! I capitani d’industria del 21°secolo.

Con Gratitudine e stima
Dott. Ignazio Aurelio Marino”

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