Pomodoro di Sicilia, per la prima volta l’obbligo di indicare la provenienza del prodotto
Scatta l’obbligo di etichettare pelati, polpe, passate, concentrato e sughi pronti con l’indicazione di origine geografica. A causa del clima, è stimata una riduzione del 9 per cento di produzione
Scatta l’obbligo, in Italia, di indicare la provenienza geografica sul pomodoro e su tutti i suoi derivati. Per la prima volta, su tutti i prodotti ottenuti dalla raccolta del pomodoro in corso (pelati, polpe, passate, concentrato e sughi pronti) sarà riportata la dicitura sulla provenienza della materia prima. In altre parole, sarà il primo raccolto made in Italy, cosi’ come previsto dal decreto del 26 febbraio scorso per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
A renderlo noto è la Coldiretti, che stima anche una riduzione di almeno il 9% rispetto allo scorso anno, anche per effetto dell’andamento climatico bizzarro. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con i primi dati che evidenziano una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni.
Italia leader Ue
Si tratta di una attività che, sottolinea la Coldiretti, mette in moto in Italia una filiera di eccellenza del made in Italy che coinvolge circa 7 mila imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10 mila addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il principale produttore dell’Unione europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana. Quest’anno pero’, continua la Coldiretti, grazie alla nuova normativa nazionale non sarà piu’ possibile spacciare per made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero. Il pomodoro – dice Coldiretti – è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che ne consumano circa 35 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati. L’obbligo dell’etichetta d’origine consente – rileva la Coldiretti – di valorizzare il prodotto italiano in una filiera, quella dei derivati, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’export Made in Italy, un patrimonio che – conclude la Coldiretti – va salvaguardato garantendo il rispetto dei tempi di contrattazione per una consentire una adeguata pianificazione e una giusta remunerazione del prodotto agli agricoltori italiani.
La raccolta
Raccolta del pomodoro targata 2018 al via, con l’importante elemento di novità e trasparenza dell’etichettatura Made in Italy – ricorda Coldiretti Puglia – dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Per completare il quadro va precisato – aggiunge Coldiretti Puglia – che, pur essendo investiti a pomodoro 32mila ettari di superficie in Puglia, la maggior parte degli stabilimenti della trasformazione – in totale 223 – sono fuori regione, in particolare, 134 in Campania e 32 in Emilia Romagna. E’ evidente, dunque, il danno arrecato alle imprese agricole pugliesi e alle produzioni tipiche e di qualità regionali dalle 82.000 tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse ‘italiane’.
Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con i primi dati che evidenziano una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. Si tratta di una attività che – sottolinea la Coldiretti – mette in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana.
Le etichette
Il decreto approvato, spiega la Coldiretti, prevede infatti che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si puo’ utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
Quest’anno – grazie alla nuova normativa nazionale sostiene la Coldiretti – non sarà più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero. Il decreto approvato prevede infatti che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
“Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”.