Il paradosso dello spreco in una società che festeggia la Giornata mondiale dell’Alimentazione
Alimentazione: ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, ma 840 milioni di persone soffrono la fame. In Italia il 3% della produzione rimane incolta
Lo ha dichiarato, ha margine della Giornata mondiale dell’Alimentazione 2014, il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, promotore della campagna europea “Un anno contro lo spreco” e presidente del Comitato tecnico-scientifico di prevenzione dei Rifiuti varato nelle scorse settimane del ministero dell’Ambiente.”Nella filiera agroalimentare a livello mondiale viene sprecato ben il 45% della frutta e verdura, il 30% del pesce e il 20% della carne – spiega Segrè, citando i dati del recentissimo rapporto Fao Food Wastage Foodprint al quale ha collaborato -.
Ogni anno lungo tutta la filiera si sprecano nel mondo 2060 miliardi di euro. Una quota di spreco che supera di un terzo l’intero Pil italiano e che vale circa 2060 miliardi di euro, includendo i costi nascosti dello spreco di cibo. E le percentuali sono ben diverse nel pianeta: laddove in Africa e nel Sud-Est Asiatico si sprecano fra 6 e 11 kg di cibo all’anno, in Europa e Nord America si arriva a 95/115 kg di cibo sprecato”.”Ulteriori dati sullo spreco in agricoltura – continua Segrè – ci dicono chein Italia, nel 2013, il 3,08% della produzione agricola è rimasta in campo: in totale si tratta di 14.610.179 quintali fra cereali, produzione orticola e ortofrutta.
La parte del leone è dell’ortofrutta, con 11.843.609 quintali rimasti in campo nel 2013 (elaborazione Last Minute Market su dati Istat). E ancora, secondo l’ultimo rapporto curato dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg lo spreco alimentare domestico – il cibo ancora buono che finisce direttamente nei rifiuti – vale oltre 8 miliardi di euro, circa mezzo punto di Pil. Mentre l’Istat conta ormai più di 10 milioni di italiani che vivono, e si alimentano, in condizioni di povertà”.”Dunque, il valore degli alimenti sprecati sarebbero pari a 800 euro a testa, se la matematica non fosse un’opinione e il cibo si potesse effettivamente recuperare – conclude Segrè – Per invertire concretamente la rotta, occorre trovare un equilibrio tra sostenibilità e rinnovabilità”.