Ha offeso la reputazione di Becchina, il Tribunale condanna Valeria Ferrante giornalista di Repubblica
La giornalista Valeria Ferrante, de “La Repubblica”, è stata condannata dal Tribunale di Marsala per il reato di diffamazione commesso nei confronti di Gianfranco Becchina, imprenditore di Castelvetrano. Ha offeso la reputazione di Becchina, ha stabilito il Tribunale di primo grado, in un suo articolo comparso sul sito di Repubblica che trattava del commercio di opere d’arte rubate e di reperti archeologici.
Becchina, noto mercante d’arte, era definito come “un personaggio importante nel traffico delle opere d’arte, mai condannato, perchè il suo reato è finito in prescrizione”, ed ancora “regista occulto di un traffico internazionale con una ramificata filiera composta da tombaroli…”
“Finalmente vengono sanzionati i comportamenti di quei giornalisti che, sorprendentemente ospitati da editori autorevoli, infangano tutto e tutti consapevoli di speculare nei modi più vili” è il commento di Becchina.
Pubblichiamo di seguito il documento pervenutoci in redazione da parte del signor Gianfranco Becchina:
“Il Tribunale di Marsala, con provvedimento del 29 agosto 2016 ha condannato la giornalista Valeria Ferrante, de ‘la Repubblica’, per il reato di diffamazione commesso nei miei confronti, contenuto nel seguente capo di imputazione:
Ferrante Valeria, IMPUTATA del reato previsto e punito dagli artt.81 cpv. e 595 comma III c.p. perchè, con più condotte esecutive del medesimo disegno criminoso, comunicando con più persone, offendeva la reputazione del Sig. Becchina Giovanni Franco, mediante la pubblicazione di due articoli sul quotidiano on-line La Repubblica.it-l’Espresso, contenenti le seguenti espressioni diffamanti a quest’ultimo rivolte: “…un filo invisibile si dipana in quest’area della Sicilia, una linea sottile che sembrerebbe unire il super latitante Matteo Messina Denaro a Giuseppe Fontana (oggi detenuto) a insospettabili antiquari, uomini d’affari, alcuni curatori dei maggiori musei d’arte del mondo. Fra questi spunta, sulla base di una indagine in corso da parte dei carabinieri, anche il nome di Gianfranco Becchina, noto mercante d’arte….considerato dalle forze dell’ordine un personaggio importante nel traffico delle opere d’arte, mai condannato – perché – come spiega il maggiore dei C.C. Antonio Coppola “il suo reato è finito in prescrizione”; ed ancora, “L’immenso patrimonio composto di oggetti di assoluta rarità – anfore, creteri, oinoche, kantharos, statuette votive, affreschi, corazze in bronzo, trozzelle – era collocato in cinque depositi a Basilea e apparteneva a Gianfranco Becchina, regista occulto di un traffico a livello internazionale che coinvolgeva una ramificata filiera composta da tombaroli, restauratori, esperti d’arte, collezionisti insospettabili, fino alle maggiori istituzioni museali internazionali”. In Castelvetrano, nelle date dei 12 e 21 gennaio 2015. Con l’aggravante dell’ aver commesso il fatto con il mezzo della stampa ed un mezzo di pubblicità quale la pubblicazione on-line.
Finalmente vengono sanzionati i comportamenti di quei giornalisti che, sorprendentemente ospitati da editori autorevoli, infangano tutto e tutti consapevoli di speculare nei modi più vili.”
Gianfranco Becchina”