Mazara, le “palle di dorodango” e il futuro incerto del Porto Canale

L’escavazione del fiume Mazaro, l’arteria fluviale-marittima linfa vitale di Mazara del Vallo, assomiglia sempre di più ad una bizzarra storia infinita di un altro pianeta. Manca solo il regista, ma la trama della saga Mazarese è già bella che scritta sui giornali locali e pure nelle cronache di Narnia. Ricapitoliamo brevemente la vicenda…il fondo del porto-canale, come madre Natura vuole, si riempie di sabbia, fango, legname e detriti, ogni anno, per il semplice fatto che il fenomeno della gravità, ancora ben operativo anche in Sicilia, dall’alto delle montagne porta a valle, piena dopo piena, pioggia dopo pioggia, quel materiale che poi, nel corso dei millenni, fa cambiare il corso ai fiumi di tutto il globo.A meno che siano puliti, scavati e ben manutenuti.

Vent’anni fa circa gli ultimi pionieri, vittoriosi combattenti della battaglia contro la burocrazia dell’epoca tardo-borbonica, lo dragarono permettendo a pescherecci e navette di risalire la foce di quel tanto che basta per arrivare ai cantieri di manutenzione. Un paio di centinaio di metri e nulla di più. Poi, in previsione di altri futuribili dragaggi, ecco realizzarsi un’apposita area di colmata, progettata proprio per ospitare il fango che, in un domani lontano, futuri altri pionieri e vittoriosi combattenti sulla burocrazia tardo-democristiana, avrebbero potuto fruire.

Progetto ed esecuzione impeccabile, opera realizzata con i soliti tempi dilatati e costi modificati. Ed ecco che la “colmata B” è bella che pronta da anni, con una sua meravigliosa geo-membrana che ne garantisce l’impermeabilità nei secoli a venire. E quindi più che atta ad accogliere il fango del canale che, nel frattempo, piena dopo piena, pioggia dopo pioggia, aumenta di quantità, riducendo la possibilità ai grossi pescherecci di arrivare al molo ed in cantiere per carenaggio e riparazioni. Ma l’amministrazione si muove, e, con la tipica celerità di una lumaca affaticata, trova pure modo di indire una gara di appalto, di reperire un paio di milioni di euro per pagare la draga, indirre la prevista gara di appalto, e quindi di poter dare inizio al banalissimo lavoro di dragaggio.

Ovviamente, nel frattempo, attente analisi fisico-chimiche realizzate da un po’ tutti , dimostrano che il fango del porto non è particolarmente inquinato e che si tratta, alla fin fine, di un volgarissimo fango, magari con qualche corda, pezzo di rete, avanzi di legno di contorno. Materiale che, alla fin fine, costituisce il normale ingrediente di un qualsiasi fango di un porticciolo di pescatori dove petroliere, navi porta-container e portaerei non attraccano mai.

E la pratica per dare il famoso “via libera ” gira e rigira per gli uffici della regione per anni fino a quando un solerte funzionario dà il via libera finale con.. sorpresina annessa. I lavori si possono iniziare, ma i fanghi non si possono buttare nella apposita colmata perché… Ed il perché non è spiegato. Si suppone forse per poter fare, appunto, una serie di belle palle dorodango, proprio come quelle dell’arte di origine giapponese che consiste nella lavorazione del fango, che viene trasformato in una palla lucente. Il termine Hikaru Dorodango significa letteralmente “far brillare il fango”. La parola dorodango è composta da “doro”, che significa fango, e “dango”, che si riferisce a uno gnocco di riso preparato dai giapponesi. La tecnica del dorodango richiede una miscela di fango e acqua in proporzioni sapienti. La brillantezza di ottiene raffreddando la palla e strofinandola delicatamente con un panno.

E’ forse nel dorodango, le “Palle di fango”, il futuro di Mazara del Vallo?

Se la vicenda non fosse tragica sarebbe solo da ridere. Ma l’avventura non è finita.. A prescindere che a tutt’oggi non si hanno precise notizie sulle motivazioni tecniche e scientifiche di questo diniego che, di fatto, bloccando il conferimento dei fanghi nell’apposita colmata, blocca ancora la città di Mazara, resta un’altra opzione che pare nessuno abbia ancora valutato. Ammesso e non concesso che all’improvviso il fango sia “pericolosamente inquinato”, da anni la tecnologia ha fatto passi avanti..

Non solo cercando gli alieni nello spazio intergalattico, non solo curiosando sulla cometa Rosetta, ma anche sul trattamento dei fanghi portuali.Con una moderna sorbona i fanghi sono aspirati e poi inviati ad un impiantino di trattamento che realizza il cosiddetto “dragaggio ecologico”. Già utilizzato ad Anversa ( che è un bel gran porto ), piuttosto che a Portovesme, nella vicina Sardegna, l’impianto separa gli elementi costituenti il fango riducendo in maniera impressionante il materiale da conferire in discarica, piuttosto che, nel nostro caso, nella famosa colmata B.

Per esempio è operativo nel canale di Panama.. che forse forse è un pochettino più grande di quello di Mazara del Vallo.. Il sistema, denominato “soil washing” è ben visibile nel sito web:
http://www.sotres.fr/it/ireos. Non solo, ma a Milano la società www.impiantidraganti.it/ si occupa proprio della possibilità di trattamento dei fanghi sorbonati dalle aree portuali.

Non è nulla di tecnicamente sofisticato:insomma non è come andare a vedere il ghiaccio di Rosetta. E su web si trovano tutte le possibili informazioni tecniche. A meno che, sotto sotto, il solerte funzionario della regione Sicilia non sia un cultore della nobile arte del dorodango. In questo caso si potrà sempre utilizzare l’area della colmata per piazzarci una grande esposizione di palle di fango, la prima grande rassegna dell’arte del dorodango che quindi vedrà le residue e superstiti maestranze della cantieristica, gli artisti del ferro saldato mazarese, trasformarsi in artisti delle nobili lucide palle, palle di fango..

Anche se, così pare di sentire , ( insomma i soliti pettegolezzi dei bar del porto) non tutti se la sentano di mettersi a fare belle e lucide palle di fango. Molti pensano – piuttosto – ad altre manifestazioni che si esprimono con sentimenti meno nobili. In particolare con i solerti funzionari della burocrazia dell’epoca post-democristiana. Salvo aspettarsi cambiamenti nella nuova era “pentastellare” che potrebbe battere alle porte fra poco e far rotolare a valle proprio le palle.. di fango.

Giorgio Comerio

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