Mauro Marino un percussionista marsalese in ascesa

Mauro-Marino-percursionista-marsaleseIl percussionista marsalese Mauro Marino, studente del Conservatorio “Antonio Scontrino” di Trapani nella classe di percussioni del maestro Andrea Muratore, è una tra le più interessanti promesse del mondo della musica. Malgrado la giovane età ha già vinto numerosi concorsi, fra cui la seconda edizione del concorso “Crescendo: giovani talenti della Classica” promosso dalla fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Inoltre ha sostenuto, risultando primo in graduatoria, le selezioni per l´orchestra giovanile italiana. Il percussionista ha iniziato gli studi di percussioni classiche nel 2008 con particolare approfondimento per il repertorio solistico di marimba e vibrafono. E, dalla scorsa stagione concertistica, esibisce con l’Orchestra Sinfonica Siciliana.

Nonostante ancora sia uno studente, del Conservatorio “Antonio Scontrino” di Trapani nella classe di strumenti a percussioni del M° Andrea Muratore, inizia ad avere notevoli risultati in ambito nazionale ed internazionale. Mauro Marino è uno studente modello, allievo talentuoso, vincitore di molteplici concorsi nazionali ed internazionali e componente dell’Orchestra Giovanile Italiana e dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.

Come hai scoperto di avere questo carisma?
“Ricordo che mi regalarono una batteria all’età di sette anni … E’ iniziato tutto come un gioco in un ambiente domestico in cui già la musica si “respirava”: mio padre è un pianista, mio fratello un sassofonista. Finì che decisi di rivolgermi ad un maestro per delle lezioni private e che scoprissi un sempre maggiore interesse. Mi sono, insomma, lasciato “coinvolgere” dal ritmo e dalla passione per le percussioni!”

Riassumi con tre parole cio’ che ci vuole per diventare talentuosi ed esperti?
“Non mi sento di definirmi “talentuoso”! Sono semplicemente uno studente che ha raggiunto qualche bel traguardo, che studia e che cerca di dare il massimo. Comunque, se devo pensare a tre parole da suggerire, penso a studio, ambizione e sacrificio”.

Che tipo di sacrifici?
“Per “sacrifici” intendo, per esempio, il non poter trascorrere spesso il tempo con la mia famiglia e i sacrifici economici per poter studiare”.  

Da studente hai già avuto contatti con il mondo del lavoro?
“Fino ad ora ho unicamente lavorato in ambito musicale, trovandomi anche ad accettare richieste che non sempre sono state in linea con i generi musicali che maggiormente apprezzo. Ma si sa, la musica può recare con sé anche delle dimensioni che non ci appaiono positive o che comunque sono restrittive per un musicista”. 

Sei solito suonare in formazioni o suoni solo da solista?
“Dipende, suono da solista, ma anche in formazioni da camera e in diverse ensemble di percussioni e non”.

Vincitore di molti concorsi e audizioni, ne vuoi parlare?
“Mi vengono in mente soprattutto quelli che mi hanno arricchito umanamente e musicalmente e che hanno suscitato in me emozioni indescrivibili. Ricordo l’audizione per l’Orchestra Giovanile Italiana e la fantastica esperienza di “Giovani crescendo”, la prima grazie alla quale mi sono esibito da solista in un teatro. E poi i vari concorsi nazionali e internazionali fatti con le ensemble di percussioni che mi hanno permesso di crescere tantissimo e di approcciarmi con pubblico e giurie competenti”.

Cosa hai provato salendo sui grandi palchi musicali, a contatto e a confronto con altri artisti?
“Tante le emozioni! Calcare i palcoscenici (Sala “Santa Cecilia – Parco della musica” di Roma, Auditorium RAI ” Arturo Toscanini” di Torino, Teatro “Massimo” di Palermo, “Opera di Firenze” ecc …) in cui si sono esibiti i più grandi musicisti mette addosso ansia e paura. Il senso di responsabilità cresce tanto più il pubblico è competente e conosce il repertorio. Allora, prima dell’esecuzione, cerco di pensare ad altro, passeggio, provo a mantenere la calma e a contrastare l’ansia preparandomi psicologicamente. Non mi aspetto mai di vincere, non mi sento mai all’altezza degli altri concorrenti. Salgo sul palco e cerco solo di dare il meglio di me, di rimanere concentrato sempre, sapendo che ogni esecuzione è diversa dall’altra per strumento, per pubblico e per scenari e, addirittura, che ogni attimo di una stessa esecuzione ha un carattere differente perché possono cambiare stati d’animo e situazioni”.

A chi ti ispiri?
“Più che ispirarmi a qualcuno, mi piace “rubare” un po’ da tutti; prendo ispirazione da ciò che gli altri fanno, lo faccio mio e lo rielaboro”.

Chi e’ il musicista per te?
“Non riesco a dare una definizione univoca del musicista. E’ sicuramente un soggetto abbastanza “strano”, che vive nel suo mondo e in una condizione continua di lunaticità. Posso però dire chi penso possa definirsi musicista con la “M” maiuscola; lo è chi, oltre ad essere musicista, è anche un artista. Un artista suona per provare emozioni, per sentire dentro le sue vene la musica e per trasmettere le vibrazioni che percepisce a chi ascolta; non pensa unicamente alla tecnica, all’intonazione o all’esecuzione impeccabile”.

Quali aspirazioni per il futuro?
“Vorrei poter riuscire realmente a fare della musica il mio lavoro: suonare sia da solista che come orchestrale, pur sapendo che si tratta di mondi molto diversi tra loro”.

Cosa suggerisci ai giovani che vogliono intraprendere il tuo corso di studi?
“I giovani devono credere in ciò che fanno. Per fare ciò occorre innanzitutto “sfruttare” il periodo dello studio in modo tale che esso non sia solo riconosciuto come momento per l’apprendimento, ma sia vissuto come fondamentale strumento di crescita personale in cui si possa coltivare pienamente la propria passione. E’ necessario poi non tirarsi mai indietro; arricchire il proprio bagaglio culturale e personale col maggior numero di esperienze possibile, come io stesso ho fatto passando, ad esempio, dalla musica suonata per strada a quella eseguita sui palchi di grandi teatri”.

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