Marsala, pugni alla compagna incinta, emessa misura cautelare in 24 ore
La Polizia di Stato di Marsala ha sottoposto un pluripregiudicato alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla propria compagna incinta per reiterati maltrattamenti ai danni della donna
Negli scorsi giorni la Polizia di Stato di Marsala ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale a carico di un soggetto consistente nel divieto di avvicinamento alla persona offesa, a tutti i luoghi dalla medesima abitualmente frequentati, con la prescrizione di mantenere dalla donna una distanza comunque non inferiore a 300 metri ed applicazione dei mezzi di controllo a distanza, cosiddetto “braccialetto elettronico”.
L’indicata misura cautelare origina dall’intervento della Polizia Stato allorquando, su richiesta della donna, dopo che l’uomo, incurante del suo stato gravidanza, al rifiuto da parte della stessa di perdonarlo per ragioni legate alla loro relazione sentimentale, la colpiva nottetempo con pugni, schiaffi, financo a spingerle brutalmente i gomiti sulla pancia, nonostante la stessa lo avesse in precedenza denunciato per fatti analoghi.
Il risultato cautelare è frutto del coordinamento della Magistratura inquirente marsalese che, informata dei fatti, avanzava all’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari richiesta di misura di cautelare, emessa nella stessa giornata ed applicata all’indagato a distanza di neanche 24 ore dal violento episodio, a riprova della tempestività con cui l’Autorità Giudiziaria, di fronte alla gravità indiziaria delle condotte, ne abbia colto, con ogni evidenza, la loro valutabilità sotto il profilo probatorio.
Nel solco di questa incessante responsabilità, presso gli Uffici della Polizia di Stato di Marsala, è stato recentemente destinato un locale all’ascolto ed alla verbalizzazione delle persone coinvolte nei procedimenti rientranti nel cosiddetto codice rosso, denominata stanza rosa, le cui caratteristiche possono risultare appropriate allo svolgimento di quelle attività d’indagine, realizzata all’esterno dell’ordinario percorso dell’Ufficio denunce, proprio per preservare la riservatezza e la possibilità di denunciare tali gravi fatti nella maniera più consona possibile.