Marsala, è caccia “all’untore”. Sui social “l’ignoranza” alimenta l’odio

Ancora una volta Marsala mostra il suo lato oscuro, è nuovamente caccia “all’untore” del coronavirus. Sui social il rancore prevale sulla “comprensione”: condannato senza attenuanti il giovane e la sua famiglia.

 

La paura gioca brutti scherzi e, forse, mette in risalto il lato peggiore delle persone. Non trovo altra giustificazione a quanto sta accadendo a Marsala negli ultimi giorni, da quando la stampa ha diffuso la notizia del giovane ventitreenne, rientrato dal nord Italia che aveva avviato la quarantena ma, prima dell’esito del tampone, si è aggirato liberamente per la Città, per poi scoprire di essere un positivo asintomatico. Il giornalista, che ha diffuso la notizia ad una nota agenzia di stampa nazionale, ha raccontato un “grave” fatto di cronaca, sicuramente non pensava ai “danni” che avrebbe potuto procurare. Il lancio dell’agenzia, ripreso e “manipolato” per esaltare la sensazionalità da “certe” testate giornalistiche, è finito subito in pasto ai “leoni da tastiera” che ne hanno emesso insindacabile condanna, manca poco che si erga un patibolo su pubblica piazza per eseguire la pena esemplare.

Ironia a parte, nessuno intende giustificare il giovane che ha sbagliato a non attendere l’esito del tampone e che la sfortuna ha voluto che era un positivo asintomatico, ma non è neanche giusto mettere alla gogna il giovane e la sua famiglia, nonchè ricoprirlo di insulti, minacce e incitazioni d’odio. Dov’è finito il “buonismo” di quando si cantava sui balconi e si cercava di tendere la mano al prossimo. Il giovane ha sbagliato, ma chi non ha mai sbagliato? E poi… irresponsabile per quanto possa essere stato, non pensate che stia già soffrendo abbastanza per aver messo in “pericolo” anche i suoi cari?

Per la dirigenza dell’Asp ha dichiarato che non vi dovrebbero essere strascichi o conseguenze  su questa vicenda che ha fatto balzare Marsala, una delle città meno colpite dalla pandemia, agli “onori” della cronaca. La situazione, hanno comunicato i responsabili dell’emergenza Covid-19 della provincia di Trapani, è sotto controllo: il giovane si trova in isolamento sanitario obbligato, è stato segnalato alla Procura della Repubblica, mente per chiunque era entrato in contatto con lui sono scattate le misure di prevenzione previste (la quarantena di 15 giorni).

Tanto baccano forse per niente se si considera che da un mese a questa parte il Covid-19 sta regredendo e da mercoledì 3 giugno il Premier Conte consente la libera circolazione in Italia e l’ingresso degli straniere dell’Unione Europea senza più sottostare alla quarantena. E, ancor peggio, dal 15 giugno sul suolo italiano possono entrare stranieri provenienti da ogni dove, in barba ai sacrifici che ci hanno fatto fare negli ultimi tre mesi. Libera circolazione potrebbe equivalere, anche, alla diffusione del coronavirus in Sicilia, dove la pandemia non è stata virulenta come in Lombardia o in altre regioni del mondo. Dovrebbe essere questa la notizia “terrificante” e non un giovane “evaso” dalla quarantena a Marsala. Chissà quanti altri hanno fatto la stessa cosa, senza finire sui giornali.

L’ira del popolo dei social, invece, sembra non volersi ancora placare in Città. Come era accaduto in passato per il professore di matematica marsalese (oggi guarito dal Covid-19 ) e per il turista di Costa Crociere (non affetto da coronavirus) per il nuovo “untore” non c’è pace. Su Facebook è stato scritto di tutto e di più, imprecazioni, minacce, insulti della peggiore specie, dati identificativi e persino foto ed indirizzo, per non parlare poi tre diverse foto, di altrettante persone che non avevano nulla a che vedere con la vicenda. Quanto accanimento, ma era necessaria così tanta esaltazione?

Non voglio fare l'”avvocato del diavolo”, tanto meno il moralista di turno perchè cadrei nello stesso errore in cui è caduto chi lo ha giudicato, condannato e pretende “l’esecuzione” esemplare. Da cristiano confido nel buon Dio affinché fermi subito il proroggarsi del coronavirus.

Sul piano giudiziario, il giovane che “ha commesso una così grave “leggerezza”, ha sbagliato e rischia adesso una incriminazione penale oltre che una salata multa. Il D.P.C.M. 8 marzo 2020 ha infatti stabilito che “chiunque, risultato positivo al virus, violi la quarantena, incorre nella più grave sanzione prevista dall’articolo 260 Testo unico leggi sanitarie ed è punito con l’arresto da 3 a 18 mesi e con l’ammenda da 500 euro a 5.000 euro. La contravvenzione non si applica se il fatto integra il reato di epidemia colposa (452 Codice Penale) oppure un più grave reato”.

Pertanto non serve vestire i panni di giustiziere sui social, la giustizia sicuramente farà il suo corso.

Alberto Emilio Di Paola

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