Marsala, appello di un papà contro l’emarginazione, anche a scuola
Rabbia, amarezza… delusione, ho carpito fra le righe di un post di un papà che, sfocandosi su Facebook attirava l’attenzione sull’emarginazione dei bambini a Marsala, vittime delle bieche logiche basate sulla “cultura” che inneggia il sano, il bello… “l’omologato”. E’ la storia di un bambino sano ma con una piccola imperfezione, motivo di “soprusi” dai parte dei compagnetti, dei docenti, degli istruttori sportivi… vittima della società frivola e meschina che lo ha “messo da parte” Non è un fenomeno nuovo e tutti sappiamo quanto possono essere cattivi, spietati i ragazzini quando sono in branco. Ancor peggio quando alle spalle non hanno genitori che li sappiano educare, insegnanti o istruttori che sconoscono l’abecedario dell’essere civile. La vita non è fatta solo di programmi ministeriali, circolari, registri, partite vinte e spavalderie varie… Il profitto di ogni alunno, infatti, è direttamente proporzionato alla bravura e al comportamento etico-odontologico che il docente ha con lo stesso.
Ci sono notizie che lasciano un segno nell’anima, quella che stiamo per diffondere è una di queste. Per evitare inutili ripercussioni, o animare le “cattive lingue” per blaterare inutilmente, mantengo l’anonimato sul papà che ha scritto il post e non entro nei particolari della vicenda che lo hanno scosso. Ne ammiro, comunque, il grande coraggio e la serenità con cui lotta quotidianamente per garantire il meglio al proprio figlio. Sono tanti, infatti, i genitore a vivere questo disaggio e moltissimi di loro subiscono in disparte. E, cosa assai più grave sono molto più di quanto si pensi le giovani vittime di un modo di fare talmente subdolo, ma simile al bullismo, che passa ormai inosservato. Ogni giorno lontano da occhi indiscreti, avvengono gravissime aggressioni, per lo più psicologiche, ma talvolta anche fisiche, ai danni di chi ha una diversità: fisica, psichica, comportamentale, razziale, sociale, economica ecc.
Contrariamente a quanto si pensi non sono solo i disabili le prede preferite; talvolta anche quelli cosiddetti “sani” che non accettano di uniformarsi alla massa, non hanno vita facile. Essi vengono emarginati a scuola, nelle palestre, in città, non vengono invitati nelle festicciole, non sono partecipi alla vita di gruppo. Si, perchè la “globalizzazione, avendo uniformato la società ha evidenziato le rare forme di biodiversità. E, questi soggetti, non compresi diventano oggetto di scherno. La società è brutta ed i ragazzini, privi di ogni freno inibitore, possono essere spietati verso chi è diverso. Ancor di più se gli educatori (la famiglia a casa, il corpo docente e non a scuola, la chiesa e le attività oratoriali, gli istruttori sportivi, chi gestisce club che accolgono minori), falliscono miseramente nel ruolo principe che rivestono, non riuscendo ad abbattere quelle invisibili barriere che giornalmente provocano tanto dolore.
Tutti, indistintamente, abbiamo le nostre responsabilità: anche ignorando certi atteggiamenti per il solo fatto che non erano diretti ai nostri figli ci siamo resi complici. Ma non siamo forse tutti figli dello stesso Dio? E poi, cosa serve andare la domenica in chiesa quando non ci si ricorda nella quotidianità che nostro Gesù, duemila anni fa, predicava che: “gli ultimi saranno i primi…”.
Quando l’opinione pubblica viene scossa da fatti del genere, diventa spontaneo chiedersi dove sia la famiglia, cosa ha fatto la scuola, dove sono le istituzioni, quale è stato il ruolo della chiesa… Sono forse l’ultimo fra i cristiani e non esorto predicare da alcun pulpito, ma da padre, membro di questa comunità, modestissimo giornalista di questa sperduta terra di provincia… vi invito: a riflettere e ad agire, a stare più attenti, a vigilare, a rivestire i propri ruoli. Non dobbiamo aspettare “il fattaccio” di cronaca per batterci il petto dalla disperazione, quando sappiamo tutti che prevenire è meglio di curare.
Basta con le “violenze” gratuite su chi non sa difendersi. Apriamo, invece le braccia, verso chi è stato “penalizzato” dalla natura, dal colore della sua pelle, dalla condizione sociale in cui è nato, da fattori esterni ed estranei alla sua volontà. Chi è diverso non va schernito, non va emarginato, non va “violentato” psicologicamente nel nome di una effimera superiorità che nella realtà non esiste. Se realmente vogliamo un mondo migliore iniziamo con accettare chi è diverso, affianchiamo, aiutiamo e difendiamo lui ed i suoi diritti come se fossero i nostri. Facciamo capire alle nuove generazioni, fin dalla tenera età, che il mondo è bello perché è vario e che gli esseri umani non vengono fatti con lo “stampino”, non sono tutti uguali
Pubblichiamo, qui di seguito, il posto del papà deluso che gira ancora su facebook:
“Solitamente non faccio queste cose, ma in questo caso ho deciso di fare un’eccezione…
Quanta ignoranza caro amico mio. Tu che vai a testa alta… e non ti accorgi che bambino meraviglioso è colui che al momento stanno escludendo dalla scuola, dai giochi, dalle attività ludiche ricreative, dalle opportunità che offre la vita. Comunque permettetemi di dire che questa gente mi fa proprio schifo…
Attenzione mamme e papà, e quelli che ancora non lo sono. Questo è molto importante: ci sono ragazzi e ragazze che nessuno invita ai compleanni; ci sono bambini e bambine che a scuola si mettono in disparte perché non imparano così velocemente o fanno più fatica a mantenere i ritmi della classe; ci sono bambini con disabilità che vorrebbero appartenere ad una squadra, ma non li accolgono, perché è più importante vincere che formare i bambini che stentano ad adeguarsi alla massa.
I bambini con bisogni educativi speciali non sono rari o estranei. Loro vogliono solo quello che tutti gli altri vogliono: essere accettati! Vogliono piacere agli altri e vogliono che li aiutino a credere che sono, pure loro, in grado di vivere autonomamente! Non vogliono essere essere relegati in disparte, abbandonati, emarginati!
Essere felice è molto più importante che essere un bravo studente o essere bello.
Firmato un papà deluso dalla società”