Malasanità: cresce la paura per Ebola, ma non dimentichiamo che nei “nostri ospedali” si muore di ben altro… E nessuno parla
La Malasanità "uccide". Negli ospedali si muore, anche, per: le infezioni contratte nelle corsie, gli errori in sala operatoria, i parti sbagliati, le diagnosi errate, le terapie errate e persino per gli incidenti. Da una indagine condotta da Linkiesta esce fuori il drammatico scenario della malasanità in Italia. E... chi pagà?
Malasanità, un termine moderno per indicare tutti i danni, talvolta anche irreversibili o mortali, che sono il naturale frutto della negligenza. Non per essere moralisti ma negli ospedali italiani si muore, anche troppo, per cause banali. L’indagine condotta da Linkiesta descrive una sanità pubblica ad alto rischio, che ogni anno eroga una barca di soldi per tappare le bocche ai familiari di quanti si sono estinti per errori, cattive interpretazioni, negligenze.
Le infezioni contratte in corsia uccidono, mietono la propria vittima quasi sempre quando è in corso un lieve processo di miglioramento. Generalmente vengono comunicate con quella frase fatta: “sono insorte complicazioni” che gela il sangue di chi pensava che il peggio fosse finito, “dall’omino in camice” (bianco o verde). Secondo l’ultimo report “MedMal” della società di consulenza Marsh sui sinistri nella sanità pubblica, nell’ultimo anno è sceso il numero di casi di infezioni contratte nelle strutture nazionali ma è aumentata la gravità, con una maggiore frequenza dei decessi. Le infezioni restano fra le prime dieci cause di denunce di sinistro nel sistema sanitario nazionale e fra le prime cinque voci di spesa per risarcimenti. Solo nel 2012, ultimo anno della ricerca, sono stati spesi oltre 14 milioni di euro in risarcimenti, 59,5 milioni in totale dal 2004. Ma a preoccupare sono anche gli errori chirurgici, oltre 10mila negli ultimi otto anni, e gli errori nelle diagnosi, arrivati a quota 7.397 dal 2004 al 2012, per un costo totale nei risarcimenti rispettivamente di 437 e 373 milioni di euro.
I casi di infezioni, in realtà, si stanno riducendo: le denunce sono diminuite dalle 127 del 2011 alle 104 del 2012 (anche se, considerando il numero medio di sinistri per singolo ospedale, emerge un aumento di casi nel 2012: 3 denunce annue per struttura). Quello che cresce è la gravità: i decessi sono aumentati dall’8,2% al 9,3% del 2012. E soprattutto sono lievitati i costi di risarcimento: oltre 14 milioni di euro contro una media annua di 6,7 milioni di euro. Il risarcimento più alto è stato di 145mila euro, con un costo medio di 115mila euro. Ma quasi il 70% dei casi è ancora aperto.
Sul totale delle richieste di risarcimento danni raccolte dal 2004 al 2012 (periodo di tempo preso in considerazione dallo studio), si calcolano poco più di 3 infezioni ogni 100 casi di denuncia (1240 su un totale di 38.354), corrispondenti a 1 evento ogni mille interventi chirurgici, 3 eventi ogni mille posti letto, 8 eventi ogni 10mila ricoveri. Più della metà dei casi di infezione (62,98%) si sviluppa durante un intervento chirurgico, in particolare in Ortopedia e Traumatologia (28,5%) e Chirurgia Generale (21,3%).
Cosa che «porta a ipotizzare che la principale causa sia una carenza nell’utilizzo delle precauzioni standard durante e dopo l’intervento», spiegano da Marsh. Diversi casi di infezione si riscontrano anche nelle trasfusioni, in ostetricia e ginecologia e in pronto soccorso. Complessivamente, vengono denunciate più infezioni al Nord Italia (il 65% dei casi), seguito dal Centro (30%) e dal Sud (4,5%). In base al numero di sinistri per struttura, gli ospedali più esposti al rischio sono quelli universitari e ortopedici.
Ma le infezioni non sono l’unica causa di denunce negli ospedali pubblici italiani. Al primo posto negli ultimi otto anni troviamo gli errori chirurgici (10.431), seguiti dagli errori nelle diagnosi (7.397) e da quelli terapeutici (4.015). Sono alte anche le cadute accidentali tra scale e corridoi degli ospedali (3.707). Una voce importante restano ancora gli errori durante il parto, che sono costati alla sanità pubblica 215 milioni di euro negli ultimi otto anni.