Mafia, un 2018 ricco di risultati sul fronte della caccia a Matteo Messina Denaro

I Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e delle 38 Stazioni periferiche non hanno mai abbassato la guardia nella ricerca di Matteo Messina Denaro.

Il 2018 è stato incessante, e non si è mai fermato, l’impegno nella lotta mafia e nel contrasto delle illecite attività dell’organizzazione mafiosa. La caccia a Matteo Messina Denaro è stata costante, tant’è che le principali operazioni di repressione effettuate su prestanomi e fiancheggiatori hanno avuto solo lo scopo di indebolire il boss in fuga, costringendolo a commettere il fatidico passo falso.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri  di Trapani persegue in stretta sinergia con il ROS e che, se come scopo principale si prefigge quello della cattura del latitante Matteo Messina Denaro, passando anche attraverso l’indebolimento la rete di protezione di cui ancora gode, non trascura di debilitare l’incidenza che famiglie mafiose esercitano sul territorio e i legami che queste intrecciano con la pubblica amministrazione. In questo contesto nel corso del 2018 si sono sviluppate diverse operazioni:

  • Pionica”, coordinata dalla DDA di Palermo, che nello scorso mese di Febbraio, nella quale sono stati tratti in arresto 12 soggetti ritenuti responsabili a vario titoli “Associazione a delinquere di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni ed estorsione aggravata”. Il provvedimento cautelare costituisce esito di articolata attività d’indagine le cui risultanze, refertate nell’ambito dell’azione investigativa funzionale al programma di ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, hanno consentito di documentare la persistente vitalità delle famiglie mafiose di Vita e Salemi soprattutto negli investimenti in colture innovative per la produzione di legname nonché nel campo immobiliare. Veniva inoltre sottoposto a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, l’intero capitale sociale, patrimonio e complesso aziendale di tre società riconducibili agli indagati per un valore economico complessivo ammontate a 1.000.000,00 di euro circa.
  • Anno Zero”,coordinata dalla DDA di Palermo, che nello scorso mese di Aprile, ha condotto all’arresto di 22 soggetti, in esecuzione di fermo d’indiziato di delitto,ritenute responsabili, a vario titolo, di “associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni, danneggiamento e porto abusivo di armi tutti reati aggravati dalle modalità mafiose”. L’indagine  ha consentito di documentare la persistente vitalità dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, accertando il ruolo di vertice degli esponenti della famiglia Messina Denaro e dei suoi principali sodali.

Il ruolo apicale, ancora rivestito dal latitante Matteo Messina Denaro – anch’egli destinatario del provvedimento di fermo – all’interno del mandamento e della provincia mafiosa, quale responsabile nella direzione delle varie articolazioni dell’organizzazione, nella risoluzione di controversie interne al sodalizio criminale e nella gestione degli interessi economici nonché quelli di Nicola Accardo quale capofamiglia di Partanna, di Gaspare Como quale reggente del mandamento di Castelvetrano, di Vincenzo La Cascia e Raffaele Urso quali referenti della famiglia di Campobello di Mazara e di Dario Messina quale reggente del mandamento di Mazara del Vallo.

Nel medesimo contesto operativo, veniva sottoposto a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, l’intero capitale sociale, patrimonio e complesso aziendale di 2 società individuali, di cui un’agenzia per richiesta di certificati e disbrigo di pratiche e un esercizio commerciale di articoli funebri e cimiteriali per un valore complessivo di euro 300.000,00.

  • “Eris” Al centro di questa indagine sono i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano nel cui alveo sono state documentate qualificate interlocuzioni intrattenute da Tamburello con soggetti riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato sempre dal R.O.S. lo scorso aprile nell’ambito della indagine c.d. “ANNO ZERO”.

L’attività, che ha visto l’impiego di circa 200 Carabinieri, costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal R.O.S., con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, per la cattura del latitante Matteo Messina Denaro, mediante il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio.

Le perquisizioni dei numerosi obiettivi individuati (tra cui abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali) hanno già permesso di:

  • arrestare in flagranza di reato due degli indagati, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute (una Baby Browning cal. 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver cal. 22 con 20 cartucce);
  • sequestrare apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, nonché copiosa documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del R.O.S. e che potrà fornire spunti utili per il proseguo delle investigazioni.

Contestualmente i Carabinieri operanti hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di Matteo Tamburello, esponente di spicco della famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.

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