Mafia, il parlamentare regionale Nino Dina, coinvolto in un’indagine che ha portato a cinque arresti
Dina non è indagato. Il parlamentare: "Sono sereno, ma amareggiato. Per ora lascio l'Udc, se emergeranno responsabilità mi dimetterò da presidente della commissione Bilancio dell'Ars"
Nino Dina: “La mia storia personale, la mia formazione, il rispetto dell’altro quale principio di vita e di libera convivenza, mi hanno posto sempre in antitesi con qualunque consorteria umana e sociale basata sulla sopraffazione e sulla mortificazione della dignità dell’uomo. La mia attività politica fatta di fatica quotidiana e di rapporti con la gente si è sempre dispiegata distinta e distante da soggetti e ambienti comprovatamente mafiosi, da zone grigie, e da soggetti che potessero far sorgere un benché minimo dubbio di appartenenza alla mafia o alla malavita organizzata”.
Così si difende il parlamentare regionale siciliano Nino Dina (Udc), presidente della commissione bilancio dell’Ars, coinvolto in un’indagine che ieri ha portato a cinque arresti nell’inchiesta “Grande passo”. Dina non è indagato.
“Sono sereno, perché sono forte delle mie certezze. Ma allo stesso tempo – aggiunge – sono amareggiato per le ombre che discendono da notizie di stampa che vanno analizzate, inquadrate e verificate. È per questo che in tempi brevi approfondirò presso gli organi competenti quanto appreso dalle notizie di stampa. E qualora dovessero emergere responsabilità personali, anche di tipo etico, senza alcuna remora rimetterò il mio mandato di presidente della commissione bilancio dell’Ars per rispetto delle istituzioni”.
“E comunque – conclude – intendo svolgere questa azione di conoscenza temporaneamente svincolato dall’appartenenza al partito dell’Udc, mettendolo così al riparo da qualsivoglia speculazione”.
FONTE: Siciliaweb