Mafia ed estorsioni in crescita

La Corte d'Appello di Palermo, nella relazione di apertura dell'anno giudiziario, si ritorna a parlare della pericolosità dell mafia, dei femminicidi quadruplicati e dell'aumento di truffe e frodi.

giudice-corte-d'appello-appello-palermo-marsalanews“La mafia continua ad essere un’organizzazione potente, fortemente strutturata nel territorio, riconosciuta per autorevolezza da vasti strati della popolazione, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte e dunque in grado di esercitare un forte controllo sociale e svolgere opera di proselitismo”. Lo dice, nella sua relazione, Ivan Marino, presidente reggente della corte d’appello di Palermo durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Che è anche l’occasione per aprire una polemica a distanza sul protagonismo dei pm: “L’alta funzione affidata ai magistrati di applicare la legge alla quale essi stessi sono soggetti e alla quale compete la sovranità della giustizia, assume un carattere di laica sacralità, che immune da ogni atteggiamento di personale protagonismo, non può prescindere del carattere di indipendenza e imparzialità, di rigore e di obiettività”. “E’ essenziale inoltre il prestigio e la dignità dei magistrati che deve tradursi in comportamenti appropriati”.

Marino, però, non tace i risultati raggiunti nel contrasto alla mafia grazie all’impegno delle forze dell’ordine, ma anche grazie all’atteggiamento delle vittime, soprattutto nel caso delle estorsioni. “Sono sensibilmente aumentate le indagini con esito positivo – spiega – scaturite dalle coraggiose denunce di commercianti e imprenditori”. Secondo i dati contenuti nella relazione del presidente Marino a Palermo aumentano le estorsioni, (515 contro 430; +20 per cento) e i fenomeni di usura (95 contro 80; +19%), mentre sono aumentati del 15 per cento i reati di associazione di tipo mafioso: 71 nel 2012/2013, 82 nel 2013/2014. Lo scorso anno i reati di estorsione avevano fatto registrare una flessione rispetto all’anno precedente.

I femminicidi sono aumentati del 400 per cento: erano stati 4 nel 2012/2013 e sono 20 nel 2013/2014. Si registra un aumento anche dei tentati omicidi di donne: 19 nel 2013/2014 contro 12 nel periodo precedente (+ 58%). Aumentano anche i reati contro la libertà sessuale, ossia pedopornografia e pedofilia (98%); stalking (+25%), e quelli informatici con un preoccupante + 252% per le frodi on line. Salgono vertiginosamente i reati legati alle frodi comunitarie (+246%), alla “tratta di esseri umani” (+27%) e quelli per il falso in bilancio (+75%). Sono calati invece del 6 per cento i reati contro la pubblica amministrazione (2568 contro i 2720 dell’anno precedente).

Marino, che sottolinea il rischio di incolumità dei giudici, chiede alla società civile una partecipazione più attenta nella difesa del sistema giudiziario: “Va riconosciuto il merito di quelle componenti della cosiddetta società civile che hanno contribuito a far crescere, nelle giovani generazioni, quella cultura antimafiosa che costituisce il vero e permanente antidoto alla diffusione dei comportamenti mafiosi. Ed in particolare ai gruppi ed alle associazioni spontanee che nel mondo della scuola ed in quello del lavoro, del commercio e dell’impresa sviluppano iniziative per promuovere i valori della legalità e svolgono concreta opera di assistenza a favore di chi si contrappone alla mafia”, dice nella relazione.

Ma occorre “la dovuta attenzione affinché tale opera non guardi esclusivamente al momento repressivo dell’organizzazione criminale, ovvero sia in favore soltanto della pubblica accusa con, talvolta anche plateali, manifestazioni di protesta nei confronti della giudicante, rea soltanto di avere appunto giudicato in base agli elementi di accusa presenti nel processo, spesso insufficienti”. “Si deve tenere presente e chiaro il concetto – dice – che dietro ogni assoluzione vi è quasi sempre una carenza da parte degli organi investigativi e requirenti che propugnano delle tesi accusatorie che, però devono tradursi in una affermazione di responsabilita’ oltre ogni ragionevole dubbio e fondata esclusivamente sulle prove”.

Una polemica che nei contenuti sembra riferirsi al pm Nino Di Matteo e al movimento “Scorta civica” che più volte ha manifestato pubblicamente in suo favore.  “Non voglio commentare le dichiarazioni del presidente reggente della corte di appello di Palermo Ivan Marino”, dice Di Matteo, titolare del procedimento della trattativa Stato-mafia, che non è presente ala cerimonia essendo, a quanto pare, impegnato in attività professionali fuori dal palazzo di giustizia. Assenti anche gli altri magistrati che rappresentano l’accusa al processo sui presunti patti tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra, oggetto oggi di un’altra polemica a distanza: il presidente della Corte di Appello di Milano, Giovanni Canzio, aveva definito evitabile la citazione come teste dell’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, voluta proprio dai pm di Palermo nel processo sulla trattativa. “Non ho intenzione di commentare le dichiarazioni del presidente della corte d’appello di Milano, ma l’utilità della citazione a testimoniare dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è già stata oggetto di valutazione della corte d’assise di Palermo”, ha aggiunto Di Matteo.

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