Mafia, domenica a Castelvetrano non si vota, sciolto il Consiglio Comunale

Salta il voto a Castelvetrano, paese del superlatitante Matteo Messina Denaro. A cinque giorni dalle elezioni comunali per il rinnovo degli organismi amministrativi, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Per 18 mesi il comune sarà amministrato da una commissione. Fine dunque della campagna elettorale, appesa a un filo proprio per l’attesa delle decisioni di Roma.

«E’ una scelta positiva, di affermazione della legalità che aiuta a fronteggiare una situazione gravemente compromessa», dice il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. «Da tempo la nostra Commissione aveva acceso un faro sulla situazione nella cittadina trapanese, terra di Matteo Messina Denaro, e sui rapporti tra mafia e massoneria», aggiunge Bindi. “E ulteriori approfondimenti sono stati fatti con l’audizione del prefetto di Trapani, il 31 maggio scorso, nell’ambito della nostra inchiesta sui comuni che andranno al voto il prossimo 11 giugno. Alla luce di quanto avevamo acquisito – prosegue – abbiamo informato il ministro dell’Interno sollecitando lo scioglimento del comune prima delle elezioni per evitare una pericolosa continuità nei condizionamenti mafiosi».

Luciano Perricone, uno dei quattro candidati a sindaco, scrive sul suo profilo Fb: «A tutti quelli che in queste settimane hanno sperato e che oggi gioiscono per l’avvenuto commissariamento diciamo che i veri sconfitti sono i cittadini onesti di Castelvetrano». «Prendiamo atto – sostiene Perricone – delle determinazioni assunte dagli organi dello Stato, ma l’odierna decisione sottrae ad una città la possibilità di poter scegliere democraticamente i propri rappresentanti». Di “rispetto per le decisioni delle istituzioni” parlano, sempre su Facebook, un altro candidato a sindaco, Gianni Pompeo, e le liste collegate (Pd, Città Nuova, Castelvetrano Avvenire e Obiettivo Città). E aggiungono che proseguiranno «insieme l’attività politica iniziata, per amore verso la città».

In Sicilia dunque i comuni al voto l’11 giugno saranno 128.

fpnte: gds.it

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