L’ombra della mafia sulla pesca, arrestato un imprenditore: il ras dei mercati ittici siciliani
GELA. Arrestato l’imprenditore gelese Emanuele Catania, di 69 anni, considerato uno dei nomi più noti del settore ittico siciliano. Avrebbe un legame quasi ventennale con i Rinzivillo, come hanno raccontato numerosi collaboratori di giustizia che hanno indicato l’imprenditore da sempre al servizio del clan fin dai primi anni Novanta. Il presunto boss Salvatore Rinzivillo avrebbe deciso di intraprendere un rilevante import-export di pesce tra la Sicilia, il Marocco, il Lazio e la Germania, in collaborazione con Francesco Guttadauro, già condannato per associazione mafiosa e figlio del boss mafioso-medico Giuseppe.
Il progetto era ambizioso, i soci di livello, il business internazionale era già partito. Dal Marocco il pesce arrivava in Sicilia e veniva imposto nei mercati ittici di mezza Italia e in Germania. Il boss di Gela Salvatore Rinzivillo, che tanto amava la bella vita a Roma, telefonava sempre dalle cabine telefoniche ai suoi fidati imprenditori, per pianificare riunioni e per tracciare il bilancio degli affari. Questa notte, la squadra mobile di Caltanissetta e il Gico della Guardia di finanza di Roma hanno arrestato un altro degli imprenditori chiave del sistema Rinzivillo, Emanuele Catania, uno dei nomi più noti del settore ittico siciliano, è originario di Gela: suo fratello Antonino era già stato arrestato nelle scorse settimane, assieme a Rinzivillo. L’indagine della procura di Caltanissetta, coordinata dai sostituti Elena Caruso, Luigi Leghissa e dall’aggiunto Lia Sava è entrata nei segreti finanziari della nuova Cosa nostra. Rinzivillo, pedinato e intercettato per mesi, è apparso come un ambasciatore nei suoi viaggi in giro per la Sicilia. Un ambasciatore per la riorganizzazione degli affari mafiosi, con un mandato forte. Da parte di chi? Una cosa è certa, Rinzivillo era l’unico ammesso a frequentare la casa di un pezzo da Novanta di Cosa nostra palermitana, che ormai da tempo si è trasferito a Roma dopo la scarcerazione, Giuseppe Guttadauro, u dutturi, l’ex aiuto primario dell’ospedale Civico di Palermo e capomafia di Brancaccio.
IL PERSONAGGIO
E’ il figlio di Guttadauro, Francesco, l’imprenditore attivissimo in Marocco che incontra Rinzivillo e i suoi fidati imprenditori del settore ittico. E’ Francesco Guttadauro lo snodo del nuovo affare dei boss, questo emerge dalle indagini della squadra mobile nissena diretta da Marzia Giustolisi e dal Gico diretto dal colonnello Gerardo Mastrodomenico. Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone ha voluto un pool di indagine molto particolare per provare a svelare cosa si muove nei piani alti della mafia siciliana: il fratello di Guttadauro, Filippo, è il cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro, il boss condannato per le stragi di Firenze, Roma e Milano, che sembra diventato un fantasma dal 1993, chissà se fa la bella vita in Marocco. Di sicuro, l’imprenditore Antonino Catania procurò una villa a Rinzivillo per le sue vacanze a San Vito Lo Capo, accadeva l’anno scorso. E a San Vito Lo Capo, fra i vacanzieri spensierati dell’estate, si sono tenuti incontri di mafia importanti. Fra un bagno e una passeggiata, Rinzivillo teneva udienza. L’affare del pesce gli dava grandi soddisfazioni.
“I Catania sono imprenditori a disposizione sin dagli anni Novanta”, hanno detto i pentiti. Quando a Gela scoppiò la guerra di mafia, gli Emmanuello organizzarono un attentato nei depositi dei Catania per fare un torto ai Rinzivillo. “I Catania non erano sottoposti a estorsione – ha aggiunto l’ex boss Luigi Celona – però quando i mafiosi andavano a prendere il pesce non pagavano”. Non era una tassa, era un vanto per i Catania, che adesso si vedono sequestrare un impero milionario, che gestisce aziende e una piccola flotta.