Licenziamento Maria Concetta Riina, per il PLI: “Il Decreto del Prefetto è nullo”
L'unica colpa di Maria Concetta Riina è quello di portare un cognome molto "pesante", quello dei Riina.
Continua a far parlare di se il caso della segretaria licenziata a Marsala per il cognome che porta, con tanto di Decreto Prefettizio. Secondo il Responsabile provinciale del PLI Francesco Paolo Priulla il Decreto emesso dal Prefetto è nullo in quanto andrebbe in contrasto con una sentenza del Consiglio di Stato.
La scorsa settimana, sui mass media, è comparsa Maria Concetta Riina, 39 anni, nessun precedente penale; l’unico suo neo è il cognome che porta, quello del padre Gaetano, il fratello del capo dei capi lo stesso dello Totò. Ma per questo non è una criminale! Seppure non ha colpa alcuna ad essere la nipote del capo dei capi di cosanostra la legge la vuole lontana dalla concessionaria di auto di Marsala in cui lavorava da ben 9. Il ben servito le è stato dato dal titolare che, essendo raggiunto da un decreto del Prefetto di Trapani Leopoldo Falco, non ha potuto far altro che allontanarla dalle sue attività economiche:una autoconcessionaria ed una società immobiliare. Allo stesso tempo l’imprenditore ha dato mandato ai propri legali per opporsi al decreto di licenziamento. Molto dure erano state le parole del legale di Maria Concetta Riina. Fin qui la cronaca, ora giunge in redazione la lettera del Responsabile provinciale del PLI Francesco Paolo Priulla che pubblichiamo integralmente qui di seguito
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO TESTUALE
“Una sentenza del Consiglio di Stato sulla nipote di Riina
IL DECRETO DEL PREFETTO È NULLO
Il mero rapporto di parentela con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, in assenza di ulteriori elementi, non è di per sé idoneo a dare conto del tentativo di infiltrazione”. Così il 3 luglio scorso – quando il Prefetto di Trapani imponeva al datore di lavoro di Maria Concetta Riina di licenziarla – si esprimeva la terza sezione del Consiglio di Stato per dirimere casi lasciati all’interpretazione poliziesca del rappresentante del governo. La sentenza sottolinea che non c’è automatismo tra il legame familiare e l’eventuale attività mafiosa.
Ci rendiamo conto che intervenire a favore di chi porta un nome imbarazzante è non è facile. Ma una delle componenti della politica è in coraggio. Ecco perché da un po’ di tempo saggezza e giustizia non sono l’orgoglio dell’Italia. Sarebbe molto bello che la prima reazione indignata a un decreto socialmente pericoloso, perché potrebbe anche istigare a delinquere, venisse dal Sindaco di Marsala e dal Consiglio Comunale, indipendentemente dalle ideologie. Infatti, la giustizia è un concetto politico, ma il buonsenso non è di destra né di sinistra.
Francesco Paolo Priulla
Responsabile provinciale del PLI”