La sottosegretaria Vicari si dimette, Crocetta resta, entrambi sono indagati per concorso in corruzione

Sono devastanti gli effetti del blitz anti corruzione effettuato ieri mattina a Trapani che ha coinvolto il principale armatore dei collegamenti marittimi siciliani e “pezzi da 90” della politica.

E’ delle ultime ore la notizia delle dimissioni di Simona Vicari. Dopo l’inchiesta che la coinvolge ha dichiarato: “Poichè la mia permanenza nell’incarico di sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture comporterebbe di affrontare quotidianamente una materia per la quale sono oggi sottoposta ad indagine, al fine di garantire a me e al mondo che è maggiormente interessato al trasporto marittimo e a tutto il Governo che ho avuto l’onore di rappresentare, una maggiore serenità, ritengo opportuno rassegnare le mie dimissioni”.

 In cambio di un Rolex che le sarebbe stato dato dall’imprenditore, avrebbe presentato un emendamento che abbassava dal 10 al 4% l’Iva sui trasporti marittimi, determinando un risparmio di milioni di euro per la società di Morace. Tale provvedimento avrebbe fatto diminuire le entrate dello Stato di 7 milioni di euro l’anno. Le dimissioni del vice ministro non rappresentano una ammissione di colpa, anzi proprio il contrario tiene a precisare la stessa: ”Sono assolutamente tranquilla e certa della liceità della mia azione – aggiunge – essendomi, della vicenda, interessata nel pieno adempimento delle deleghe che mi erano state conferite e nella pienezza del ruolo di Parlamentare che rivesto e questo per venire incontro alle esigenze dell’intero comparto marittimo. Se il signor Morace ne beneficerà ciò avverrà al pari di tutti i suoi colleghi che operano nel settore e senza alcun privilegio personale”.A suo favore è intervenuto  Angelino Alfano, ministro e leader di Ap: “Da parte mia e del partito di cui Simona Vicari fa parte, pieno sostegno e grande amicizia per la decisione che ha preso e che – sottolineo – non le è stata richiesta in alcun modo da alcuno”.

 Tra gli altri indagati “eccellenti vi è pure il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta il quale respinge ogni addebito e di dimettersi non vuole proprio sentire: “Le mie accuse? Circostanze non vere. Sono tranquillo”. Nell’ordinanza di custodia cautelare il presidente è citato 19 volte ma mai nella vesti esplicite di indagato. Segno che evidentemente l’inchiesta a carico del governatore fa parte di una costola diversa dell’indagine che oggi ha portato all’arresto dell’armatore trapanese e dell’ex sindaco Girolamo Fazio.

Il presidente dell’Isola è accusato di concorso in corruzione. “Sono molto sereno e se ci dovesse essere un invito a comparire che non ho ricevuto perché sono in viaggio sarò lieto di riferire ai magistrati notizie utili alle indagini”, ha detto Crocetta all’agenzia Ansa, che ha dato per prima la notizia dell’inchiesta sul governatore. “Crocetta farebbe bene a dimettersi”, commentano invece i deputati siciliani del Movimento 5 Stelle.

A Crocetta viene contestata la proroga del contratto di servizio alla Ustica Lines, la compagnia di Morace, un contratto che è al centro dell’inchiesta dei magistrati di Palermo. Anche nel caso del governatore ci sono intercettazioni telefoniche al vaglio del lavoro degli inquirenti in cui l’armatore raccontava di aver portato in barca il presidente della Regione Siciliana e di avergli pagato un albergo sull’isola di Filicudi. Ma non solo: secondo la Procura, Morace ha anche finanziato con 5mila euro il movimento politico guidato dallo stesso Crocetta e nato alcuni mesi fa.

La vicenda giudiziaria ha portato all’arresto ai domiciliari di Girolamo Fazio, ex sindaco di Trapani e candidato alle amministrative di giugno. In carcere l’armatore Ettore Morace, coinvolto nell’inchiesta, domiciliari per il funzionario della Regione Siciliana Giuseppe Montalto. Per il carabiniere, ex Ros, Orazio Gisabella è stata invece disposta la sospensione dal pubblico ufficio.  Giuseppe Montalto, 46 anni, coordinatore della segreteria particolare dell’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio, è anche titolare di un’agenzia pubblicitaria che ha sede a Palermo, la “Dorian Gray – Comunicazione integrata”, che ha lavorato in vari progetti con la Regione, tra i quali l’inaugurazione del museo di Aidone dove è esposta la Venere di Morgantina. Montalto, posto ai domiciliari, in assessorato aveva svolto lo stesso ruolo, dal novembre 2014, con il precedente assessore Giovanni Pizzo; è un esterno all’amministrazione regionale e il suo è un incarico fiduciario. L’assessorato alle Infrastrutture è l’ente che ha bandito le gare sul trasporto marittimo con le isole minori.

Siamo all’interno di un sistema di corruzione che coinvolge società e ambienti politici passati al setaccio dai carabinieri di Palermo e Trapani, coordinati dai colonnelli Antonio Di Stasio e Stefano Russo. Un sistema proiettato anche su Roma, Livorno, Perugia e Messina. Con una appendice non secondaria che investe il gruppo Franza nella città dello Stretto, altri beneficiari delle sovvenzioni. Nonostante una guerra interna ai due gruppi con un maresciallo dei carabinieri del Ros, Orazio Gisabella, indagato per avere ottenuto l’assunzione della figlia a Messina dopo avere fatto veicolare, attraverso la procura di Perugia, un dossier anonimo con rivelazioni di presunte condotte illecite praticate dai Morace. Intrighi e veleni per contrasti sedati da Mamma Regione con i due bandi di gara pilotati, come sostiene anche il procuratore aggiunto Dino Petralia mettendo a fuoco il ruolo di questi potentati decisi a farla da padroni dentro gli assessorati regionali. Magari facendo leva su conflitti di interessi come quello della direttrice del settore marittimo Salvatrice Severino, «sempre disponibile», con la figlia Maria Naccari in servizio presso la Ustica Lines, la compagnia dei Morace poi sostituita con la Libery Lines. Al vertice, il grande capo, Vittorio Morace, un napoletano di 76 anni chiamato «il Comandante», uno dei più grandi armatori del Mediterraneo che qualche anno fa, nonostante i successi del suo «Trapani-calcio», aveva mollato la Sicilia per la Spagna d’intesa con la giovane e bella moglie olandese Annemarie Collart, piazzata al vertice di quel gioiello di famiglia che in serie B è diventata la squadra granata.
I suoi amici un paio di anni fa, tempo di scioperi selvaggi nei collegamenti con le isole minori, si lamentavano che la Regione non lo supportasse adeguatamente. A cominciare dal deputato regionale Girolamo Fazio, Mimmo per gli amici, il candidato sindaco adesso arrestato con il figlio del «Comandante», Ettore Morace, l’amministratore delegato della holding, e con il capogabinetto dell’assessorato alle Infrastrutture. In carcere è finito solo Morace junior, mentre restano ai domiciliari il burocrate e Fazio, grandi terreni e produttori di buon vini, protagonista di una bufera giudiziaria che si abbatte sulle elezioni comunali, visto che in 24 ore è il secondo candidato sindaco azzoppato da pesanti provvedimenti. Quando giovedì esplose la bomba della richiesta di soggiorno obbligato per l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, al di là delle manifestazioni di solidarietà, nel centro destra tanti pensarono che sarebbe stato necessario ripiegare sulla candidatura di Fazio che peraltro aveva già indicato come suo eventuale assessore proprio la Signora del Trapani, Annemarie Collart. Ma adesso la bufera scompagina l’intero schieramento. Con inquietanti riflessi politici che lambiscono il governo guidato da Rosario Crocetta, lo stesso che ha firmato convenzioni milionarie finite sotto osservazione. Forse anche con queste offerte all’orizzonte i suoi amici avevano convinto Vittorio il napoletano a tornare in Sicilia. E l’anno scorso, quando le redini della holding con una teoria di modernissimi traghetti e grandi motonavi erano già passate al figlio Ettore, l’intera famiglia, in sintonia con l’altro facoltoso gruppo messinese, i Franza, ha beneficiato di una torta da 63 milioni per i collegamenti con le isole minori. Somma quasi raddoppiata con i 56 milioni stanziati a favore della Siremar. Gare in cui i Morace hanno avuto un ruolo chiave attraverso la Ustica Lines poi trasformata in «Liberty Lines». Indagando su quest’ultima società è stata scoperchiata la maleodorante pentola dove c’è spazio per corruzioni annidate all’interno della pubblica amministrazione. Con effetti paradossali solo se si pensa che la scorsa settimana, in occasione dei festeggiamenti per il compleanno numero 71 dell’Autonomia siciliana, il governo Crocetta ha premiato la Liberty Lines con una “speciale attestazione di merito” qualificandola come “azienda di eccellenza”.
Ed era stato Ettore Morace a ringraziare per la menzione, definita «motivo di orgoglio, sia per le nostre radici sul territorio siciliano, sia per il continuo sforzo nell’assicurare quei servizi che tengono legati l’isola e i suoi arcipelaghi». Entusiasmo bruscamente soffocato in un venerdì nero vissuto con ansia dai marittimi impegnati su navi e traghetti alla vigilia delle grandi vacanze. Questo mentre imperversa la polemica sulle “inchieste a orologeria” come hanno insinuato tanti esponenti del centrodestra davanti ai riflessi politici della bufera giudiziaria sulle elezioni di Trapani. Ma a questo tipo di interpretazioni replica pacato e intransigente il procuratore Lo Voi: «Non ci occupiamo di politica, noi facciamo indagini e processi. Possono esserci delle casuali coincidenze temporali, ma fuori da ogni sistema d orologeria». E per essere chiari richiama la sentenza che ha assolto il sottosegretario D’Alì confermando però un quadro devastate sui rapporti intrattenuti con esponenti mafiosi prima del 1994: “Le motivazioni sono arrivate il 14 aprile. Il tempo di studiarle. E in meno di un mese abbiamo avanzato la richiesta”.
fonti: ansa
repubblica.it
corriere.it
ilsole24ore.it
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