La Sicilia tra miseria e nobiltà… ma i siciliani sono sempre più poveri
Poco più della metà dei siciliani sono poveri: nel 2014 sono il 54,4%. Il dato, seppur in lieve calo rispetto al 2013 (era il 55%), fa dell’Isola la Regione più povera d’Italia (la media nazionale è del 28,9%). Lo rivela l’Istat nell’ultimo rapporto su reddito e condizioni di vita. Tutta colpa della crisi? Non solo, molte sono le responsabilità del governo regionale guidato da Rosario Crocetta.
Quattro governi in tre anni e mezzo per fare della Sicilia una terra ancora più povera e depressa, in cui le aziende chiudono con una velocità rapidissima e dalla quale i giovani fuggono in numero sempre maggiore. Mentre il PIL continua a scendere, Crocetta e il Pd proseguono nella loro opera di distruzione di un sistema economico e sociale che richiederebbe invece programmazione e attenzione.
Secondo l’Istituto di statistica, l’indagine mostra che il 26,0% dei siciliani vive in condizione di deprivazione e il 40,1% è a rischio povertà; nel 24,9% dei casi, poi, gli intervistati asseriscono di vivere in famiglie a bassa intensità di lavoro.
“Con il centrosinistra al governo la Sicilia continuerà inesorabilmente la sua corsa verso il baratro – sostiene l’onorevole Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’ARS – . L’impresa dimenticata, un sistema logistico e dei trasporti da terzo mondo. Creare lavoro e stimolare l’economia in Sicilia a queste condizioni è a dir poco impossibile – prosegue Falcone –. Le istituzioni, Regione in primis, certa politica, fingono di non vedere”
Secondo i dati Eurostat circa il calo al 4% del pil pro capite degli italiani (ovvero quello che ogni italiano produce per il Paese), fra il 2008 e il 2014 in Sicilia è ulteriormente sceso, contro una media Ue che ha registrato un aumento del 5,7%. Nell’ambito di questo dato preoccupante per la Sicilia dove il Pil pro capite scende di più che in tutta Italia, attestandosi a -5,5%. La perdita di produttività è legata soprattutto al settore industriale che non tira più e al conseguente calo di occupati e di produzione mentre una analisi informale della produttività di chi ha un lavoro dimostra che questa è salita per effetto di minore flessibilità e orari meno controllati
“A Crocetta, dai banchi dell’opposizione – sostiene l’onorevole Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’ARS -, abbiamo più volte chiesto di mostrarsi responsabile. Lo abbiamo fatto anche discutendo la finanziaria, proponendo provvedimenti di buon senso, a tutela dell’impresa e delle fasce deboli, ma senza ottenere la dovuta attenzione. L’esecutivo è stato ed è tuttora lontano da chi produce e da chi ha bisogno. Uno scenario sconfortante al quale Forza Italia, al lavoro per dar vita ad una forte coalizione di centrodestra in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, si impegna a dare concreta risposta”.
La povertà e l’esclusione sociale, in Italia, minacciano oltre una persona su quattro. L’Istat stima che è a rischio il 28,3% della popolazione nel 2014, una situazione in linea con quella dell’anno precedente. Restano un lusso le ferie, che una famiglia su due non può permettersi nemmeno per una settimana, e per tanti è impossibile anche solo riscaldare casa o fare un pasto adeguato ogni due giorni. Sono in questa situazione 6 milioni di persone, secondo la Coldiretti.
qIn Europa il rischio medio è inferiore a quello italiano di quasi quattro punti (24,4%), e fanno peggio dell’Italia solo la Grecia e alcuni paesi dell’Est. In questo contesto di pesanti difficoltà, non mancano però alcuni passi avanti. Le persone con maggiori problemi economici – l’Istat parla di «grave deprivazione materiale» – calano per il secondo anno consecutivo fino 11,6%, la quota più bassa dal 2011. E ci sono progressi anche al Sud, dove il rischio di povertà o esclusione sociale passa dal 46,4% del 2013 al 45,6%, pur continuando a colpire più di quattro persone su dieci. La distanza del Mezzogiorno rispetto al resto del paese rimane ampia. Le persone in grave deprivazione al Sud sono più del doppio rispetto al Nord Italia (il 19,9% contro il 7,1%). Inoltre sette abitanti su dieci nelle regioni meridionali non possono permettersi una settimana di ferie e uno su due non riesce ad affrontare una spesa imprevista di 800 euro (il 52,5% rispetto a una media nazionale del 38,8%). Difficoltà molto superiori alla media contraddistinguono anche i genitori single e le famiglie con tre o più figli, categorie nelle quali il rischio di povertà o emarginazione supera il 39%. Rispetto al 2013 la situazione è in miglioramento per le famiglie numerose, mentre si aggrava per i monogenitori. Sono particolarmente esposte anche le persone sole (con un rischio del 31,5%), mentre le famiglie più solide economicamente risultano le coppie senza figli, soprattutto se di 65 anni o più (che hanno un rischio del 14,1%). L’Istat presenta anche un’analisi sui redditi netti relativi al 2013. Ne emerge che una famiglia su due non supera 2 mila euro circa al mese, 24.310 euro l’anno. Il reddito mediano più alto è al Nord (27.089 euro), mentre nel Mezzogiorno il livello è pari al 75% di quello settentrionale e nell’Italia centrale al 95%. Infine il 20% più ricco delle famiglie accumula il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo il 7,7%. Comincia l’iter parlamentare all’Ars del ddl di iniziativa popolare “No Povertà” dopo la convalida da parte della Commissione Referendum della Regione delle oltre quindicimila firme raccolte nei mesi scorsi, in piena estate, da giugno ad agosto, nelle piazze, nelle chiese, nelle sedi delle associazioni promotrici del Comitato No Povertà composto da Centro Studi Pio La Torre, Anci Sicilia, Cgil, Cisl, Uil, Libera, Confindustria Sicilia, Caritas, Comunità di S.Egidio, Erripa, Comitato lotta per la casa “12 luglio”, Forum Terzo settore Sicilia.