La Regione crea i Distretti Turistici, poi li abbandona e ora prova a distruggerli: incalza la protesta

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Il Coordinamento dei Distretti Turistici Sicilia Antichi Mestieri, Cefalù e Madonie, Iblei di Ragusa, Pesca Turismo, Sicilia Occidentale, Taormina-Etna, Valle dei Templi, Vini e Sapori di Sicilia scrivono in una nota per contestare l’atteggiamento della Regione Siciliana sulle politiche adottate nei confronti dei Distretti Turistici.Un comportamento incoerente e schizofrenico quello dell’Assessorato Regionale del Turismo, che dà una mazzata alle organizzazioni territoriali, anziché promuoverle. I responsabili del flop e di una inadeguata programmazione in termini di valorizzazione e promozione della Sicilia scagliano dardi contro se stessi o sparano nel mucchio senza operare alcun distinguo. Forse l’assessore Barbagallo non conosce la storia dei Distretti di cui parla e si innamora dell’idea dei DMO senza sapere che i Distretti turistici più attivi sono pronti subito a trasformarsi in DMO (sui DMO ci si riserva di tornare a giorni per dare il nostro contributo).

Per questo forse occorre rinfrescare la memoria a chi con facilità dimentica e parla di fallimento altrui dissertando invero delle proprie incapacità. Nel 2005 con una legge specifica la Regione dispone la creazione dei Distretti, ritenendo di dover sostituire con la sinergia di organismi pubblico-privati il potere centrale. Dal 2010, quindi cinque anni dopo, elabora le linee guida per la creazione dei Distretti e attiva i territori perché si organizzino con una visione comune. Due anni dopo, con proprio decreto, ne istituisce 25, tra territoriali e tematici, consentendo in modo poco chiaro anche la sovrapposizione tra promozione tematica e del territorio. Dopodiché aspetta il marzo 2013 per pubblicare il bando e dà una scadenza di sessanta giorni per presentare i progetti. Concede una proroga al 16 luglio 2013.

I Distretti corrono, hanno poco tempo. In tutto questo la Regione manca di regia, di visione e di capacità di coordinamento; perfino rifiuta la proposta lungimirante di una dozzina di Distretti di seguire una strategia unica sulla promozione del brand Sicilia, che aveva lo scopo di evitare inutili sovrapposizioni o l’attuazione di progetti simili sullo stesso territorio. Rifiuta anche di far proprio quel progetto e di gestirlo direttamente.

Nel dicembre del 2014, un anno e mezzo dopo, approva 48 progetti, ne revoca 9. Non solo. Fa anche in modo che la stazione appaltante sia un Comune per ogni Distretto e gran parte dei nodi si realizzano nei meandri di una burocrazia lenta e farraginosa, che si mostra estranea ai processi e anzi mal tollera impegni fuori dall’ordinaria amministrazione. Nel frattempo nel Programma Operativo Regionale 2014-2020 la Regione apposta diversi milioni mettendoli a disposizione dei Distretti per la promozione delle destinazioni turistiche.

La Regione ad un certo punto del percorso cambia radicalmente posizione, decidendo di organizzare il sistema attraverso 7 DMO utilizzando a “titolarità regionale” i fondi che erano stati messi a disposizione, cioè per utilizzarli con propria diretta gestione, togliendo così ogni prospettiva di futuro ai Distretti e depotenziandoli nella loro capacità aggregativa e di organizzazione territoriale attorno alla destinazione. In questi anni trascorsi nell’attesa, con sacrificio, vero e proprio volontariato, i Distretti hanno creduto sentitamente nell’idea di governance per cui sono stati istituiti, portandosi avanti senza alcun sostegno finanziario regionale, attendendo un segno, e continuando a lavorare per rafforzare il sistema dell’accoglienza e per attivare una serie di processi per la promozione e l’accessibilità del territorio distrettuale, coagulando quanto più possibile le iniziative di enti, di associazioni e di singole imprese su una programmazione condivisa.

L’assessore Barbagallo abbia il coraggio di un’analisi oggettiva, riconosca gli errori e si adoperi per evitare che il Turismo in Sicilia torni al Medio Evo.

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