La Polizia arresta pregiudicato per i reati di associazione ed estorsione aggravata dalla modalità mafiosa
Ritorna in carcere Filippo Di Maria, 55 anni, alcamese, pregiudicato per i reati di associazione ed estorsione aggravata dalla modalità mafiosa. Nella serata di ieri, il personale della Polizia di Stato, in forza presso la Squadra Mobile di Trapani ed alla Sezione Investigativa del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Alcamo ha dato esecuzione ad un’ordinanza di esecuzione per la carcerazione emessa dalla Procura della Repubblica di Trapani nei confronti del Di Maria. Dopo le formalità di rito Di Maria è stato associato nel carcere di San Giuliano a Trapani
L’uomo dovrà scontare la pena di 10 anni, 5 mesi, e 25 giorni di reclusione perché ritenuto colpevole (con sentenza passata in giudicato) per i reati di Associazione Mafiosa ed Estorsione aggravata dalla modalità mafiosa. Il pregiudicato alcamese era rimasto coinvolto nell’Operazione di P.G., nome in codice, “DIOSCURI” che, coordinata dalla DDA di Palermo, nel 2009 aveva portato all’arresto di 10 soggetti di spicco della famiglia mafiosa di Alcamo ritenuti responsabili dei reati di associazione mafiosa, estorsione plurima, incendio plurimo, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi, ricettazione.
In particolare, quelle indagini condotte dagli Uffici in intestazione, avevano accertato come il territorio di Alcamo a partire dal 2004 aveva sofferto l’incombente presenza di Diego Melodia e del di lui fratello Nicolò Melodia, già pluricondannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. e a sua volta padre di Antonino Melodia, capo indiscusso del mandamento alcamese per alcuni anni, colpito da condanne a pesanti pene detentive, e di Ignazio Melodia. 55, detto “il dottore” per la professione medica svolta, anch’egli riconosciuto uomo d’onore e condannato ad altrettanto pesanti pene detentive per associazione mafiosa ed estorsione.Nel periodo oggetto della citata indagine, Nicolò Melodia (detto COLA) era al vertice della famiglia mafiosa di Alcamo, a seguito dell’arresto dei suoi due figli (il capo famiglia Antonino ed il fratello Ignazio , detto “u dutturi”), mentre il fratello Diego aveva tentato di rivendicare la leadership, anche grazie alla cooptazione di diversi accoliti, scelti tra i soggetti più spregiudicati della locale famiglia mafiosa. In tale fase di riorganizzazione si era assistito, pertanto, alla costituzione di due opposte fazioni che – pur mantenendo una formale unitarietà e omogeneità – davano vita ad un contrasto per la spartizione delle attività estorsive in danno di commercianti ed imprenditori di Alcamo.
Le indagini svolte nell’ambito del menzionato procedimento avevano consentito di dimostrare il ruolo, tra gli altri, del Filippo Di Maria quale uomo di fiducia dell’anziano mafioso Nicolò Melodia, per conto del quale si occupava di riscuotere le tangenti da imprenditori di quel territorio.