La catastrofe del mancato rilancio dell’Aeroporto è frutto di ingenuità o di malafede? La CNA pone inquietanti interrogativi

Tra sterili dibattiti e chiacchiere a vanvera cala di giorno in giorno l’attenzione sull’ipotetico rilancio del Trapani Birgi, l’Aeroporto trapanese sottovalutato e bistratto che non sta a cuore a nessuno, specialmente alla locale classe politica che con tanta leggerezza e pressapochismo lo ha sempre dimostrato. Si aspetta, come la manna dal cielo, che qualcuno faccia ritornare i quasi 2 milioni di passeggeri in transito degli anni passati, quella linfa vitale che aveva fatto credere, a residenti e non, che in questa terra di nessuno si potesse fare turismo, senza passare dalle segreterie di influenti politici e senza elemosinare denaro pubblico. Forse è stato proprio questo aspetto a non essere piaciuto a chi sguazza nelle clientele elettorali.

Il fatto sta che il sogno è durato ben poco, forse il solo tempo di spingere tanta, tantissima brave gente a investire nel settore immobiliare per strappare dal degrado abitazioni fatiscenti da trasformare in locali di ricezione alberghiera, ristorazione, di intrattenimento per permettere ai propri figli un’occupazione onesta al posto di migrare verso altri lidi. Non pochi fra essi si sono indebitati con banche e finanziarie pensando alla gran mole di turisti che per un paio di anni bivaccava nei centri della provincia di Trapani.

Quando il “sogno” stava per realizzarsi c’è chi ha pensato bene di fare il “furbetto” con le persone sbagliate, i vertici di Ryanair, elemosinando loro i “dovuti” fondi per finanziare il co marketing; un accordo – giusto o sbagliato che sia sarà l’autorità giudiziari ad accertarlo (una indagine che ha portato l’invio di 15 avvisi di garanzia è in corso) – che “garantiva” aerei, tratte e viaggiatori in transito per oltre un milione e mezzo di unità l’anno. La compagnia aerea irlandese, non essendo abituata ai continui cambi di umore dei politici del posto,  senza mezze misure ha spostato le proprie aeromobili sugli aeroporti di Palermo e catania facendo crescere i loro flussi di viaggiatori a discapito del Trapani Birgi che si stanno spegnendo come un lumicino.

L’elemento più drammatico è che assieme all’Aeroporto sta morendo l’economia di una intera provincia e che nessuno di coloro che occupano incarichi politici rilevanti sta facendo nulla. Povero Aeroporto… poveri noi che abitiamo in questa terra di nessuno dove, sulle spalle di un’intera collettività inerme, politici, burocrati e magnati dei trasporti giocano con il destino di un territorio e dei suoi abitanti

La CNA, con un documento a firma del rappresentante provinciale  Luigi Giacalone denuncia pubblicamente quanto, a suo avviso, si sta consumando sotto gli occhi di tutti, e pone inquietanti interrogativi che lasciano presagire che in atto potrebbe esservi una vera e propria guerra di potere, che come obiettivo ha il controllo della principale infrastruttura della Sicilia Occidentale

 

Per la nostra rubrica Riceviamo e Pubblichiamo riportiamo testuale il documento dell’Organizzazione di Categoria

“L’aeroporto di Trapani rappresenta l’ennesimo capitolo di una storia italiana dove si lasciano in mano pubblica i debiti e si privatizzano i profitti. L’aeroporto di Trapani, infatti, è di nuovo a rischio chiusura.

Nel 2011 furono gli aerei della NATO, impegnati nei raid in Libia, a portare alla chiusura, oggi la guerra è un’altra. Una guerra di potere, che come obiettivo ha il controllo della principale infrastruttura della Sicilia Occidentale, anche a costo di mettere in crisi l’economia di un’intera provincia che sullo sviluppo del turismo aveva puntato per il suo rilancio. La nostra impressione è che c’è un disegno ben preciso: dare sempre più peso ai privati nella gestione lasciando debiti e personale in mano pubblica. Infatti la domanda che si sorge spontanea è la seguente:

Quali interessi cura il signor Angius che prima dentro l’Airgest rappresentava i privati e adesso rappresenta la Regione?

Il bando revocato dal TAR su ricorso dell’Alitalia è stato fatto in misura per Ryanair o è stato fatto apposta per essere smontato in caso di ricorso?

Perché la stazione appaltante ha fatto un bando mettendo a gara le rotte che già faceva Ryanair?

Nel frattempo è arrivato il nuovo bando che porta in dote, esclusa IVA, oltre 11 milioni di Euro del precedente bando e come intestazione ha la promozione triennale del territorio. Ma questa volta, in maniera assolutamente scriteriata, si è scelto di dividere il tutto in lotti. Sono 25 destinazioni, 11 nazionali, 14 internazionali da e per il V. Florio. Apparentemente viene dato sfogo alla libera concorrenza, nei fatti si rende inappetibile il bando alla compagnie più strutturate: Ryanair in primis. Pertanto ci chiediamo:

1) perché gli esperti che hanno preparato i due bandi, nel primo caso avevano di fatto individuato il vincitore (Ryanair) e dopo decidono di dividere il tutto in 25 lotti non rendendo appetibile il bando alle compagnie più strutturate, che di certo non hanno nessun interesse a confrontarsi con compagnie più o meno finte su singole rotte?

2) una persona di esperienza nel settore, come il presidente di Airgest Paolo Angius, non era nelle condizioni di capire che un simile bando non era di nessun interesse per le compagnie strutturate e quindi prevedere l’assenza di Ryanair?

3) come giudicare le dichiarazioni fatte da Paolo Angius, subito dopo le chiusura del bando: “Secondo me non sono poche. Il fatto che sia la nostra compagnia di bandiera a credere in Trapani è molto incoraggiante.” Ma qual è stato il risultato?

Catastrofico. Ryanair, come facilmente prevedibile, non ha partecipato; Alitalia e Blue Air hanno partecipato solo alle rotte che già svolgevano senza contributo pubblico, nessun’altra compagnia ha dimostrato interesse. Per noi tutto ciò basta ed avanza per chiedere di cacciare immediatamente i vertici di Airgest per manifesta incapacità. Come è possibile, infatti, che una persona dell’esperienza di Angius abbia commesso errori da principiante?

Ci chiediamo:

A) la catastrofe che sta avvenendo è frutto di ingenuità o di malafede?

B) perché regna un silenzio imbarazzante da parte di tutti i soggetti interessati alla vicenda?

C) cosa c’entra la fusione con la GESAP per rilanciare Birgi? Non sarebbe stato più utile discutere di fusione con 2 milioni di passeggeri piuttosto che senza voli e con l’acqua alla gola?

Comunque nell’interesse supremo del territorio a tutto c’è un rimedio: revocare in autotutela l’ultimo bando e conseguentemente l’emissione immediata di un nuovo che utilizza come elemento da mettere a gara non le rotte bensì il numero di persone da trasportare. Mettiamo come base d’asta 2 milioni di passeggeri e si aggiudichi la gara chi a parità di risorse si ingegna a portare più passeggeri oltre la soglia minima. In questo modo otteniamo alcuni risultati formidabili: mettiamo in concorrenza solo grandi compagnie aeree e ci garantiamo un minimo di passeggeri, già alla prossima stagione turistica, congruo per salvare l’aeroporto di Birgi e per rilanciare l’economia del territorio.

Luigi Giacalone
Segretario CNA Trapani”.

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