Il “fallimento” Crocetta, dal Revolution Day al Sfiducia Day… tutta colpa degli “altri”
Si fa affidamento ai 90 di Palazzo dei Normanni per mettere fine a questa "follia"collettiva, mandando a casa, anticipatamente, il presidente Crocetta.
A poco meno di due anni dal suo insediamento alla guida della Sicilia, si attende, a giorni, il terzo rimasto nel governo del Presidente Rosario Crocetta. Niente paura, tutto nella media, del “nominificio”: una nomina ogni 4 giorni. Media matematica che rischia di salire non appena saranno formalizzati i nomi dei nuovi assessori che, a cascata, cambieranno ancora una volta l’organigramma degli Assessorati, governi e sottogoverni dati a go-go, in pieno stile della rivoluzione annunciata contro la “manciugghia”.
Da una indagine condotta da Livesicilia, in 300 giorni Crocetta ha fatto più di 600 nomine, ed ha insignito la media di un assessore al mese, il tutto al chiaro intento di “combattere” il clientelismo. Motivato dalla spending review ha sciolto, un anno e mezzo fa, le nove province per sostituire con “presunti” consorzi, uno per ogni ente abolito più tre aree metropolitane. In realtà ha creato solo altre 9 poltrone da dare amici degli amici; ovviamente suoi.
Dulcis in fundu, in una regione sull’orlo del dissesto economico, mancano persino i fondi per erogare gli stipendi ai dipendenti, Crocetta ha rinunciato a 5 miliardi di euro che lo Stato doveva alla Sicilia e ai siciliani. Non è stato uno slancio di solidarietà alle disastrose casse del Paese, ma un modo molto subdolo per accattivarsi la simpatia di Matteo Renzi per poter continuare a restare al comando della Sicilia con l’ennesimo vergognoso rimpasto tappabuchi. Peccato che il PD si presti a questa vergognosa farsa. Crocetta, al pari di un “divo”, riempie i palinsesti delle TV con valanghe di programmi, progetti, iniziative, piani di lavoro ed’è talmente convincente da riuscire a colmare tutte le incompiute e le malefatte di cui è diretto responsabile.
E, quando, qualcuno lo “riporta alla realtà”… apriti cielo. Accuse a raffica per tutti e per tutto dove, lui, il candido uomo della “rivoluzione siciliana”, è solo la vittima del sistema. Ed ecco che vagoni di vecchi faldoni dei presidenti che l’hanno preceduto continuano a fare la spola tra i Palazzi della Regione e la Procura della Repubblica di Palermo. Avrà pure ragione, la “manciugghia” non è cosa da poco, e un giorno anche i suoi atti potranno finire sulla scrivania dei magistrati. Di solito chi ostenta la propria onestà ai quattro venti, muove accuse contro tutti e nessuno e si autoproclamano a “paladini” della giustizia; talvolta si scopre che hanno negli armadi “cimiteri” stracolmi di scheletri.
Rosario Crocetta, il moralizzatore che predicava di cambiare la Sicilia, quando si trova in difficoltà ha il vezzo di scaricare sugli altri le proprie colpe, ovvero di nascondere il palese fallimento della sua azione politica e, il mancato rispetto degli impegni assunti con l’elettorato. Gli attivisti del Movimento 5 Stelle hanno indetto per domenica una giornata di sensibilizzazione, a Palermo, denominata Sfiducia Day; nella speranza che, alla vigilia della nomina dei nuovi assessori, i 90 di Palazzo dei Normanni possano mettere fine a questa “follia”collettiva, mandando a casa, anticipatamente, il presidente Crocetta.
Manciugghia’s Story, l’articolo della collega Rosaria Brancato, pubblicato di recente su http://www.tempostretto.it/, che pubblichiamo integralmente qui di seguito:A proposito del governo Crocetta: la rivoluzione del Gattopardo
Tra un mese il governo regionale festeggerà due anni, ma quella che doveva essere la “Rivoluzione siciliana” si è rivelata quella che Orlando chiama “una discontinuità solo annunciata”. Crocetta ha agito in piena continuità con il passato, e tra un diluvio di conferenze stampa ed una carovana di annunci ci ha fatto dimenticare che tutto è tranne che il nuovo.
Più passano i mesi più mi convinco che la Sicilia tornerà in mano al centro-destra per i prossimi 50 anni e a impacchettare il regalo è stato Crocetta, che tra poco festeggerà i due anni di un governo tra i più “annunciati” che abbiamo visto. Mai nome dato ad un movimento è stato più azzeccato di quello che il Presidente ha dato alla sua “creatura”, ridotta oggi ad un ectoplasma: il “Megafono”. In realtà sarebbe stato più attinente battezzarla “Microfono”,ma vista la sua attitudine alla grandezza dei gesti e dei proclami,Megafono è il nome su misura. Già, Megafono è stato un nome premonitorio, perché più che un’amministrazione regionale quella in corso è una catena di annunci, una girandola di proclami, un diluvio di conferenze stampa. Ha ragione Pierangelo Buttafuoco quando dice che quello di Crocetta più che un governo è un “palinsesto televisivo”, ed ha altrettanta ragione il sindaco di Palermo Leoluca Orlando quando dice che il Presidente opera “in discontinuità annunciata” col passato ma in totale “continuità delle pratiche”.
Il primo annuncio, due anni fa, è stato quello della “Rivoluzione siciliana”, la famosa “guerra alla manciugghia” che è rimasta uno slogan buono per ogni occasione, sia che si parli di Formazione, Sanità, lavori pubblici, gestione rifiuti. Il rifornimento di benzina di uno sperduto paesino dell’isola dove, secondo gli stranoti racconti di Crocetta, ha appreso da una famigliola disperata, per la prima volta il termine “manciugghia” ormai è conosciuto in tutto il mondo e ha un’insegna nuova “La manciugghia del diesel”.
Ovviamente, come molti “rivoluzionari” si è autonominato l’unico puro e giusto del Pianeta, pertanto qualsiasi critica viene tacciata, a seconda dei casi in: complotto mafioso o para mafioso, attacco della vecchia politica, tentativo insurrezionale dei corrotti, rigurgito di manciugghia e via denunciando. In pieno stile grillino tutto quel che è altro da Lui è negativo, tutto ciò che Tocca,solo per il fatto che lo Tocca diventa pulito e legale. Travolti da un treno di annunci e da una carovana di fascicoli in Procura ci siamo scordati che Crocetta non è un novellino della politica, perché ha il suo bel curriculum alle spalle, è stato sindaco, eurodeputato e con “quelli che c’erano prima” sta continuando ad amministrare.
In questi due anni l’unica cosa di rivoluzionario che ha fatto è stato imperversare in tv più di Gerri Scotti e riuscire a dichiarare ogni giorno sui giornali una versione diversa dei fatti. Ma sul piano del “governare”, del cambiare questa sfortunata terra, non è cambiata una virgola. Ho pensato a lungo su cosa di concreto, tangibile abbia fatto, anche perMessina. E non mi è venuto in mente niente.
In due anni ogni montagna di proclami ha partorito un topolino.
Iniziamo dal più recente, il Piano giovani,con il famoso clic day tramutatosi in un boomerang catastrofico per la giunta. Doveva essere la risposta per migliaia di giovani affamati di futuro e si è trasformato in un flop nel quale oltre 5 milioni di euro erano destinati a società e consulenti destinati a controllare “il clic”. Ma dopo essersi reso conto del fallimento il governatore ha dato tutte le colpe alla dirigente della Formazione Corsello. La responsabilità, per chi si erge a “nuovo”, è sempre di altri, siano essi quelli che c’erano prima, che i corrotti, la burocrazia. Non gli è passato neanche per la testa che, magari, azzardiamo, se ti scegli assessori non proprio eccelsi, come una studentessa fuori corso, se ti scegli una squadra che cambi ogni due mesi, se ti scegli persone che vuoi telecomandare, prima o poi qualcosa di storto va. Crocetta in un anno ha partorito tre Finanziarie che il Commissario dello Stato Aronica ha rimandato indietro tante di quelle volte che sta pensando di mandare governo e deputati a fare lezioni di ripetizione. Ha annunciato l’abolizione della Tabella H facendola uscire dalla porta e poi rientrare dalla finestra. Ma il capolavoro del nulla è l’abolizione delle Province. E’ riuscito, in questo sì, mille volte più bravo di Lombardo e Cuffaro, a diventare il regista di tutti gli Enti locali intermedi. Ha cancellato le Province abolendo la democrazia rappresentativa, sostituendo gli eletti con Commissari di suo gradimento che proroga a piacimento e che dopo un anno e mezzo sono diventati quasi dei podestà con pieni poteri ma il cui destino dipende direttamente da Lui. Il suo sogno era quello di mandare l’ex Pm Ingroia come commissario a Trapani con il compito di catturare Matteo Messina Denaro scordandosi che lo mandava a commissariare un Ente e non una questura e il massimo che avrebbe potuto fare sarebbe stato deliberare la costruzione di una strada. In un anno e mezzo non è riuscito a fare una legge sui Liberi consorzi ma solo una cornice da riempire. Nella sua Gela il referendum per il Libero Consorzio è andato deserto perché nessuno ha idea di che si tratti. Non si capisce ancora quali risparmi concreti e quali clamorosi risultati abbia ottenuto. Sostituire, per esempio,Ricevuto con Romano non è una rivoluzione, perché almeno, Ricevuto aveva 45 consiglieri provinciali che gli facevano le pulci o la guerra a seconda dei casi, mentre i commissari l’unico a cui devono rendere conto è Re Saro.
Ricordo quando è venuto nella zona falcata, in piena continuità con Cuffaro e Lombardo, annunciando, come avevano fatto loro, che l’avrebbe trasformata nell’Eden. Ricordo tutto quello che ha annunciato per Messina, dall’aeroporto alla via Don Blasco, dall’orchestra stabile del Vittorio Emanuele alle sinergie tra i tre teatri siciliani.
Ha ragione Orlando quando parla di continuità nelle pratiche, perché nello spoil system è bravissimo, ha riempito le partecipate, i cda e ovunque vi sia una poltrona, di uomini suoi. Nella telenovela dei manager della sanità è riuscito a far passare per selezione una sorta di “chiamata diretta”. Si sono inventati una Commissione per valutare i curricula dei vincitori e dopo che i commissari hanno bocciato la maggioranza dei prescelti, ha preso le pagelle e le ha gettate nel cestino. Ha cambiato maggioranze variabili in 24 mesi con una spregiudicatezza da far impallidire i suoi predecessori. I suoi alleati, Totò Cardinale e Lino Leanza hanno attraversato la prima, la seconda e tutte le Repubbliche possibili. E ha persino superato Cuffaro e Lombardo, riuscendo a nominare in giunta un artista (Franco Battiato), uno scienziato (Antonio Zichichi), la sua segretaria ( Michela Stancheris ) e una studentessa universitaria (Nelli Scilabra),bravissime persone, per carità, ma da qui a governare la Sicilia ne passa. Con l’alibi della giunta tecnica ha nominato assessori di suo gradimento e che dipendono esclusivamente da lui. E’ un monocolore Crocetta. E mentre la Sicilia muore, sempre più povera, sempre più disoccupata, lui continua con gli annunci e le invettive, a seconda dei casi. Ma in questo spettacolo ha dei complici. Il Pd sa benissimo che questa sarà l’ultima volta che gli elettori siciliani daranno una chance ad una sinistra incapace di governare, così cerca di cogliere l’attimo. Di qui alla fine del mandato arriveremo alCrocetta 10 senza che sia stato cambiato un solo indicatore economico in positivo. Per accontentare il Pd che ha più correnti del triangolo delle Bermude, non basterebbero tutti gli assessorati, servirebbero tre giunte.
Ma non lo sfiduceranno mai e la prova è stata la mozione presentata da M5S e Lista Musumeci e bocciata dall’Ars. Alla fine ognuno guarda il suo orticello. Poi non importa se l’intera regione si sta desertificando, se si sta spopolando perché i figli vanno via, se la stanno saccheggiando fin quando non ci sarà più nulla da prendere. Non è soltanto la mafia il nostro nemico, caro Crocetta. Il nostro nemico è dentro di noi. Fin quando ci saranno quelli che guardano il proprio giardino profumato e rigoglioso fregandosene se il vicino non ha un filo d’erba, non cambierà mai nulla.
E l’unica rivoluzione possibile in Sicilia continuerà ad essere quella del Gattopardo.
Rosaria Brancato