Il crac delle ex Province in Sicilia; niente stipendi, personale in esubero
La situazione delle ex 9 province siciliane è disastrosa. I commissari: casse vuote e debiti alle stelle, c’è la grana del personale in eccedenza che rischia di essere destinato ai Comuni. Circa 7.500 dipendenti che non dormono più sonni tranquilli
Casse vuote e deficit fuori controllo, impossibile approvare i bilanci nelle ex province siciliane. I 9 commissari mettono nero su bianco che le ex Province sono al dissesto. E che ciò comporta misure eccezionali: taglio dei contratti dei precari e dichiarazione di esubero per migliaia di dipendenti di ruolo.
Alla vigilia del via alle votazioni della Finanziaria, i commissari delle Province invocano il soccorso della Regione, che però allarga le braccia: «La manovra – spiega il ragioniere generale, Salvatore Sammartano – prevede per questi enti poco meno di 20 milioni. Difficile trovare altre risorse, anche perchè rimarrebbero impigliate nei limiti del patto di stabilità».
Nella lettera inviata a Crocetta i commissari delle Province indicano in almeno 130 milioni il disavanzo. E a ciò si aggiunge un aumento del contributo al risanamento della finanza pubblica, imposto dallo Stato per sistemare il bilancio nazionale: quest’anno costerà circa 60 milioni in più.
Le ex Province siciliane rischiano il fallimento nel 2016. E se non si metterà mano al portafogli. Rosario Crocetta, unico e solo responsabile della situazione avendole abolite senza mai approvare la legge riforma, deve correre ai ripari; e subito, visto che la loro situazione economica è talmente grave che non potranno redigere i bilanci. Insomma, il rischio default è concreto se in queste ore governo e parlamento non troveranno una soluzione che passi o dall’appostamento di risorse in finanziaria, risorse che oggi non ci sono, o dal congelamento delle somme dovute dalle Province come contributo alla finanza pubblica.
Ma se non si interviene si arriverà a procedure di predissesto e dissesto che rischiano di coinvolgere anche il personale. A partire dalle partecipate”. Una propsettiva che fa tremare i circa 6.500 dipendenti delle ex Province. E che sarebbe un epilogo tragico alla vicenda quasi grottesca della loro trasformazione in liberi consorzi e città metropolitane. La riforma, come si ricorderà, fu approvata dall’Ars prima ancora di quella nazionale, con il tripudio di Crocetta. Salvo restare monca, per essere terminata quando già lo Stato aveva superato la Sicilia. Una lunga perdita di tempo che certo non ha aiutato a definire con maggiore certezza il futuro degli enti d’area vasta oggi sull’orlo del baratro.