“Habemus… Monumento ai Mille”, dopo 30 anni si inaugura a Marsala l’opera incompiuta più chiacchierata

Meglio tardi che mai, è proprio il caso di dirlo per il Monumento ai Mille che, privatosi del pesante prefisso di “costruendo” che lo ha accompagnato negli ultimi 30 anni, diventa l’opera del secolo, seppure con qualche piccolo rammarico per essere stata “storpiata” nel tempo. inaugurazione-monumento-ai-mile-marsala2

Il taglio del nastro è avvenuto poco prima di mezzo giorno e mezzo di una grigia giornata quando gran parte dei presenti, stanchi dei lunghi ed estenuanti interventi, aveva lasciato la la piazzetta. Il primo cittadino, padre putativo dell’opera (ha destinato alla sua ultimazione i 230 mila euro provenienti dal risarcimento dei danni causati dal conflitto bellico che vide l’aeroporto di Trapani in prima linea contro la Libia) ha tagliato il nastro tricolore retto dal presidente del Consiglio Comunale Enzo Sturiano e dall’on. Antonella Milazzo, deputato dell’Ars. Subito dopo la preghiera, con relativo momento di raccoglimento, officiata da padre Giuseppe Ponte, Arciprete della Chiesa Madre; quindi l’accesso nei locali che, dopo 30 anni di peripezie, sono stati aperti al pubblico.

monumento-ai-mile-marsalaIl grande rammarico è che l’opera che si è inaugurata oggi non è quella progettata dall’Architetto Mongiovì, mancano le alte vele in marmo travertino che ne avrebbero fatto uno dei monumenti più belli al mondo; queste erano le intenzioni quando sin iniziò a parlare della realizzazione di questa opera imponente.  La prima idea di un monumento per celebrare lo sbarco dei Mille a Marsala, risale al 9 giugno dello stesso 1860, quando il consesso civico lanciò questa proposta, rinviata per mancanza di risorse finanziarie. Iniziative analoghe si ebbero nel 1893, e nel 1910, tutte senza successo per lo stesso motivo.

In occasione del primo centenario dello sbarco una legge del 1960 stanziò 90 milioni di lire dell’epoca per la realizzazione di un “Monumento ai Mille”. Fu bandito un concorso per il progetto e i fondi erano stanziati dal ministero dei lavori pubblici. A vincerlo nel 1961 fu l’architetto Emanuele Mongiovì. Il secondo premio andò a Sergio Musmeci. Mongiovì aveva immaginato un’opera maestosa dal costo di 200 milioni di lire, di 70 metri di lunghezza per 26 di larghezza. Le due navi, il Piemonte e il Lombardo, che si univano, un albero maestro che si innalzava per 47 metri, con le vele: Un panneggio marmoreo di 550 metri quadri formando il numero mille. A prua, svettante per 5 metri, una statua di Giuseppe Garibaldi. Nel gennaio 1963 Mongiovì concluse il progetto esecutivo. Ma quello stesso anno non si riuscirono a trovare i restanti 110 milioni e anche i primi 90 andarono in prescrizione.

Nel 1984 l’amministrazione comunale di Marsala riprese il progetto di Mongiovì (che divenne direttore dei lavori) con l’importo di un miliardo e 200 milioni necessario per il primo stralcio. La prima pietra fu posata nel maggio 1986 alla presenza dell’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. Conclusi i fondi, i lavori si arrestano perché l’11 maggio 1989 il genio civile di Trapani, a lavori in corso, dichiarò l’opera abusiva dopo la realizzazione del solo basamento, comprendente dei vani da destinare ad attività culturali. È l’architetto catanese Ottavio Abramo nel 2007 ad aggiudicarsi l’ultimo concorso di idee con il progetto denominato “Mille luci”, consistente nel collocare sul basamento due murate con il nome, cognome ed anno di nascita di tutti i 1.089 garibaldini sbarcati a Marsala, senza più vele. Il comune stanzia 800 mila euro. Nel 2015 stanzia ulteriori 233 mila euro di fondi per i lavori di definizione e per i vani, adibiti a info-point turistico.

Completata pochi giorni fa l’opera è stata inaugurata oggi, non senza critiche, Vittorio Sgarbi la definì: “Guardate il “Monumento a Garibaldi” costruito a Marsala. Un monumento inutilmente celebrativo, che non evoca nulla ma invoca pietà”.

Il sindaco Di Girolamo oggi, nel suo intervento, ha replicato “Ma chiamatelo come volete, importante è che noi abbiamo dato alla fruizione dei cittadini anche quest’area”. e attaccando i cosiddetti “critici per mestiere” che hanno denigrato tutto il lavoro fatto, ha aggiunto: “Noi stiamo facendo i fatti”.

Una precisazione che sa tanto di monito a chi non ha ultimato l’opera!

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