Giù le mani dagli aeroporti siciliani”, il sen. Santangelo si oppone alla privatizzazione
Il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta, Vincenzo Santangelo, notoriamente contrario alla totale privatizzazione degli aeroporti siciliani è intervenuto alla Conferenza Nazionale del Trasporto Aereo nell’ambito del Panel “Sistema aeroportuale nazionale e reti aeroportuali” ha auspicato in alternativa che: “In Sicilia si vada verso una rete aeroportuale pubblica regionale”
Ecco cosa dichiara, in una nota diffusa alla stampa il portavoce pentastellato trapanese:
“Il tema della gestione del sistema aeroportuale nazionale e delle reti aeroportuali assume rilevanza fondamentale per gli interessi che girano intorno agli aeroporti. Dai bilanci delle società di gestione dei servizi aeroportuali, dal punto di vista del mercato, viene fuori una grossa differenza tra aeroporti principali e aeroporti secondari.
Il numero di aeroporti in Italia è in linea con quello di altri paesi europei. Il problema, sotto gli occhi di tutti, è che il sistema aeroportuale del nostro Paese non è messo in rete. Il nostro è un sistema in cui gli aeroporti strategici e gli aeroporti nazionali non comunicano tra loro, anzi spesso si innestano delle vere e proprie guerre di mercato che non vanno a favorire lo sviluppo del territorio. Da nord a sud.
Per questo motivo riteniamo che la soluzione sia un raggruppamento di società che gestiscono i servizi aeroportuali, su scala regionale o macroregionale. È quanto può essere fatto in Sicilia, mettendo gli aeroporti siciliani in un sistema dove realmente si propone un’offerta unica su base regionale.
Un altro passo necessario è quello di migliorare il sistema dei controlli, per far rispettare la concorrenza ed evitare le distorsioni di mercato derivanti dalle intersezioni tra le competenze di ENAC e ART.
In alcuni territori, come la Sicilia, non ci sono alternative all’aereo per spostarsi. L’esigenza di scali territorialmente vicini deve essere valutata quindi sulla base delle peculiarità geografiche del nostro territorio, delle infrastrutture e dei mezzi pubblici disponibili.
I vettori oggi sono nelle condizioni di rispettare degli impegni precisi spostando milioni di persone da un aeroporto all’altro. Questo comporta non soltanto un sistema di competizione tra un aeroporto e l’altro, ma anche di sviluppo da un territorio all’altro. Ed è quanto avvenuto a Trapani, dove per 3-4 anni sono stati portati 2 milioni di passeggeri, poi spostati a 100 chilometri di distanza. Quindi, a nostro avviso ciò che è possibile realizzare in un aeroporto principale potrebbe essere applicato anche agli aeroporti secondari.
La visione che si dovrebbe dare a livello nazionale sarebbe quella di raggruppare le gestioni di più scali, creando le condizioni per arrivare realmente ad una rete infrastrutturale regionale o macroregionale. Un sistema che permetterebbe un’offerta turistica efficace tramite la creazione di un brand unitario, come potrebbe essere quello di “Sud Italia”.
La rete infrastrutturale unitaria regionale costituirebbe una strategia in grado di aumentare notevolmente il numero di passeggeri e di condurre verso uno sviluppo delle reti intermodali.
Ripetiamo, infine, convintamente, che la gestione di questa rete infrastrutturale strategica deve rimanere in mano pubblica, con il privato che potrebbe essere in grado di assumere il ruolo di valido partner”.