I giochi di società fanno bene alla mente

giochi di societàSecondo le ricerche condotte da ASSOMENSANA, i tradizionali giochi di società plasmano nuove forme mentali e, grazie all’attività in compagnia, rendono il cervello dei giocatori più ricco, Tombola, Risiko, Monopoli, Cluedo e altri giochi da tavolo, immancabili durante il periodo delle Feste,  non solo allietano le giornate natalizie ma producono effetti positivi sul cervello dei partecipanti. Tutte queste attività ludiche, che comunemente sono inserite nei programmi delle Festività in famiglia, fanno bene alla mente e stimolano molte aree cerebrali, migliorando abilità cognitive, come la concentrazione. «Il gioco, in tutte le sue forme, è un potente mental training», conferma il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente di Assomensana (www.assomensana.it) che ha svolto studi in proposito, «Infatti, non a caso, l’incredibile maturazione del cervello dei bambini passa proprio attraverso il gioco!».

 Anche per chi ormai è adulto, il Natale, quando si torna tutti bambini, costituisce un’occasione unica per far crescere ancora il proprio cervello  tramite i giochi di società. Che si differenziano da quelli “in solitario”, come i cruciverba, per un valore in più: la presenza di altre persone. L’impegno “giocoso” consente di apprendere nuove regole, nuove informazioni e nuove “forme” mentali e, in compagnia, aumentano le “possibilità” cerebrali”, come spiega il neuropsicologo: «I giochi da tavolo, compresi quelli con le carte, ma con più di due giocatori, arricchiscono le reti neurali, ovvero i legami tra le cellule, e stimolano i neuroni a prendere contatti tra loro, accrescendo importanti “riserve” del cervello. Un recente studio, condotto al Max Planck Institute di Berlino, ha messo in evidenza come il gioco aumenta le capacità di pianificazione, memoria, attenzione e ragionamento».

Strano ma vero, la classica tombola, tipica delle riunioni con parenti o amici e che piace a grandi e piccini, è particolarmente benefica perché apporta vantaggi cognitivi: i risultati mentali ottenuti con le “cartelle” sono dovuti alla necessità di mantenere la concentrazione per non perdere i numeri, come sostiene una ricerca effettuata in Inghilterra da Julie Winston, all’Università di Southampton. «Anche la memoria, soprattutto quella a breve termine, chiamata “memoria di lavoro”, richiede un buon allenamento, per poter ricordare i numeri mancanti e coglierli rapidamente quando vengono estratti», aggiunge il professore, «Un altro aspetto che trae giovamento dalla tombola è quello della coordinazione tra l’ascolto e la vista».

Ma il “menu” degli intrattenimenti ludici delle Feste può essere ampio e assortito, buono per tutti i gusti, in quanto qualsiasi gioco tradizionale contiene elementi che stimolano il cervello. «In effetti, queste attività richiedono di mantenere la concentrazione per un periodo prolungato», spiega il presidente di Assomensana, «Essendo la concentrazione una dei pilastri fondamentali per il buon funzionamento cognitivo, è opportuno che sia in grado di restare attiva il più a lungo possibile, per circa 50 minuti, con una naturale inflessione dopo i primi 20-30 minuti. Tale abilità purtroppo tende ad essere annichilita dalla frammentarietà e dalla velocità del mondo moderno». In gioco, entrano anche altre funzioni mentali che vengono rafforzate durante il tempo dedicato alla “partita” sul tavolo, come riferisce il professor Iannoccari: «Nel giocatore vengono coinvolti la memoria verbale e quella visiva, per mantenere attivi gli schemi di gioco e prevedere le mosse successive, e la pianificazione e il ragionamento, per trovare la strategia migliore per avanzare nel gioco verso il miglior risultato. Questo fenomeno succede soprattutto nei giochi come Risiko, Monopoli e simili, dove conta molto la strategia adottata per procedere e la capacità di prevedere i movimenti degli avversari. Non da ultimo, i giochi di società promuovono un aspetto fondamentale per la salute mentale: la socializzazione tra le persone. A questo proposito, numerosi studi scientifici confermano che le persone che hanno una ricca rete sociale mantengono attive più a lungo funzioni cognitive, come il linguaggio, la memoria e il ragionamento, e rischiano meno di incorrere in malattie neurodegenerative, tipo il morbo di Alzheimer».

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