Fondi non spesi in tempo: la Regione perde 162 milioni
Lo Stato si è ripreso circa 162 milioni che la Regione siciliana non ha speso in tempo. E’ la terza tranche dei Fondi Pac siciliani, quelli destinati a combattere la crisi economica e ad appalti per infrastrutture. Una conseguenza dei tagli imposti dalla Finanziaria nazionale, a dicembre, quando il presidente della Regione, Rosario Crocetta impugnò alcuni articoli, facendo ricorso alla Corte Costituzionale, insieme agli altri presidenti delle Regioni del Mezzogiorno.
La Legge di stabilità decise, infatti, il recupero di tutti quei fondi Pac, ottenuti con le risorse nazionali stornate dalla programmazione comunitaria, che non erano stati spesi alla fine del 2014. Dopo la “sforbiciata”, la giunta Crocetta per la terza volta ha riprogrammato le risorse a disposizione per coprire i buchi che sono maturati.
I nuovi stanziamenti sono contenuti in una delibera approvata dalla Corte dei Conti. Se i fondi a disposizione, dopo le prime rimodulazioni ammontavano a quasi 724 milioni, sul piatto adesso ne sono rimasti 562, suddivisi in due grandi tronconi: quello delle misure rivolte all’occupazione (quasi 215 milioni) e quello degli appalti per le infrastrutture (poco più di 347 milioni).
“Insomma, siamo talmente speciali noi siciliani che dei fondi Pac e di quelli per i siti archeologici e i musei ce ne freghiamo, ma delle consulenze non possiamo farne a meno”. Lo scrive sulla pagina Facebook dei ‘Coraggiosi’ Fabrizio Ferrandelli, ex deputato regionale del Pd, dimessosi dall’Ars in polemica con Crocetta e il Pd.
“Cosicché – continua Ferrandelli – abbiamo perso circa 800 milioni di euro, tutti quelli non impegnati entro il 31 dicembre 2014. Gli ultimi, quasi 200 milioni, destinati a sostenere l’occupazione li abbiamo rispediti poco fa al governo nazionale che li ha utilizzati per pagare gli sgravi contributivi previsti in finanziaria. Abbiamo perso 22 milioni di euro di finanziamenti Ue per progetti sui siti archeologici e i musei siciliani (i beni culturali, ricordo, sono di competenza esclusiva della Regione). Non abbiamo rinunciato però a collocare altri consulenti a spese dei siciliani e non a carico dell’Europa o dello Stato (che ci avrebbero fatto giustamente una pernacchia)”.
“In una Regione normale – aggiunge – ma ancor di più in una che sventola contro Roma la bandiera dell’autonomia come presupposto di ricchezza e sviluppo, se un governo regionale, normale o speciale, avesse perso 800 milioni di euro (600 milioni per porti, strade, scuole, ambiente, turismo ed innovazione e 200 milioni per ricercatori, assegnisti, borsisti, tirocinanti e così via) sarebbe stato mandato a zappare da un pezzo”.
“Ma qui siamo speciali – conclude Ferrandelli – la politica è speciale, il PD è speciale, il M5S è speciale, l’opposizione è talmente speciale che non vede, non sente e non dice. Potere del bostik, che per incollarli alle poltrone è davvero speciale. Potere di chi spreca una seduta all’Ars per parlare di intercettazioni nascondendo un fallimento politico senza precedenti. Potere anche di un autonomia speciale utilizzata come bancomat per alimentare sprechi e privilegi. Un potere speciale per tutti tranne che per i siciliani”.