Emigrazione, fuga dalla Sicilia: ogni anno “cancellato” un paese di ventimila abitanti

emigrazioneEmigrazione, 20mila pesone l’anno lasciano l’Isola in cerca di fortuna. È un po’ come se in Sicilia fosse cancellato di punto in bianco un Comune di ventimila abitanti, uno più uno meno per fare un raffronto, come Tremestieri Etneo o Aci Sant’Antonio o Pozzallo. L’emigrazione, in questo secolo, è un dramma che “inghiottite” 20 mila persone l’anno; non è una pagina ingiallita della storia di questa terra, tanto bella e tanto triste allo stesso tempo per non riuscire a dare una stabilità economica alla sua gente; bensì sono i dati statistici di oggi che cozzano con i i “proclami” della ripresa economica, del recupero dei disoccupati di lungo tempo e con un benessere a macchia di leopardo. Ieri, come oggi, si lasciano gli affetti più cari e si continua a cercare un lavoro dignitoso  in Nord Italia o all’estero. I dati non sempre sono di facile lettura da un punto di vista statistico perché, soprattutto per quanto riguarda la migrazione interna – e cioè da un luogo all’altro del nostro Paese – non sempre è rilevata con precisione.

A dare qualche cifra ci ha provato il Rapporto 2014 sulle migrazioni interne in Italia curato da Michele Colucci e Stefano Gallo dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche. Secondo questa ricerca nel 2012 siano stati quasi diecimila (9.910 per l’esattezza) i siciliani che hanno deciso di fare le valigie per recarsi nel Nord. Una volta – nel dopoguerra e negli anni Sessanta – le mete preferite erano Lombardia e Piemonte, dove c’erano le grandi fabbriche e dove c’era la bulimia di manodopera per sostenere il boom economico.

Oggi le regioni più “gettonate” dai siciliani (e dai meridionali in genere) sono Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Ed è un fenomeno diverso. “La regione – ha spiegato nel suo studio Michele Colucci – è scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre: nelle motivazioni alla base delle partenze c’è in testa la ricerca dell’occupazione o di un lavoro migliore, ma cresce il miglioramento della qualità della vita e questo secondo elemento differenzia il fenomeno attuale da quello dell’ultimo dopoguerra”. Ma la somma di coloro che hanno scelto di andare nel Nord Italia o all’estero – almeno secondo il Rapporto Svimez 2015 – è addirittura di 21.514 persone, e più di uno su quattro (il 27,6%) è in possesso di una laurea. Via dunque la manodopera ma anche i cervelli.

E oltre al danno c’è anche la beffa perché si tratta di giovani la cui formazione è sostenuta finanziariamente dai genitori che vivono al Sud e che poi utilizzeranno le loro conoscenze acquisite con lo studio altrove, con un depauperamento dunque non solo sociale ma anche economico.  Nell’ambito della migrazione interna va detto che il primato non spetta alla Sicilia: la Campania, e soprattutto il Napoletano, hanno perso quasi 25 mila persone.

In Sicilia il primato negativo nella migrazione interna è della provincia di Caltanissetta dove ogni 10 mila residenti, 52 persone (alle quali poi bisogna aggiungere gli emigrati all’estero) hanno fatto le valigie per il Nord Italia. Il comparto che maggiormente soffre in tutto il Mezzogiorno è l’agricoltura la migrazione della manodopera è piuttosto elevata.

Molto frammentato e con dati a volte paradossali anche il fenomeno della emigrazione all’estero.Secondo il Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, nel 2014 hanno lasciato la Sicilia per l’estero 8.765 persone. I siciliani iscritti all’Aire, e cioè l’Anagrafe dei residenti all’estero, sono in tutto – sempre secondo il dato Migrantes – 713.483. Significa che ogni sette siciliani ce n’è uno che riesiede all’estero. La mèta preferita resta la Germania, seguita ancor oggi da Belgio, mentre sale di quota l’Inghilterra.

In calo invece l’emigrazione oltreoceano. Emergono anche situazioni paradossali come ad esempio a Villarosa nell’Ennese dove ci sono 5.130 residenti, ma ci sono anche 6.381 iscritti all’Aire: significa che sono più quelli emigrati che non quelli rimasti.

Nel Catanese il primato spetta a Mirabella Imbaccari dove risiedono 5.191 persone ma ce ne sono altre 5777 (il 111%) che hanno scelto la via della emigrazione. Oltre il 100 %, e cioè le città dove ci sono più residenti all’estero che non nel paese d’origine c’è Lercara Friddi nel Palermitano (7.033 contro 6.935). Tra le grandi città il primato è di Catania dove si contano 17.347 iscritti all’Aire e dunque il 5.9% rispetto alla popolazione effettivamente residente.

Ma è il dato della Sicilia meridionale a fare spavento: a Caltanissetta ci sono 118 residenti all’estero ogni mille residenti in città, dato che è di 97 per quanto riguarda la città di Agrigento (ma a Licata è di 386 ogni mille) e a 88 per quanto riguarda Gela.

fonte: www.lasicilia.it

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