Disperazione ed inesperienza, eroismo e codardia, nel naufragio del “Tre fratelli”. In mare c’erano altri pescatori, ma non li hanno soccorsi

E' l'equipaggio di un peschereccio mazarese si trovava nei pressi del naufragio e al posto di prestare soccorso ai naufraghi, è rientrato a terra

vedettas-capitaneria-di-porto-motovedettaDisperazione ed inesperienza, eroismo e codardia, nel naufragio del “Tre fratelli”. In mare c’erano altri pescatori, ma non li hanno soccorsi. Dopo la tragedia della famiglia Di Marco la gente si interroga su come si sia potuto verificare la disgrazia in una notte col cielo sereno ed il mare mite. Il primo elemento è la disperazione, uno stato d’animo che accomuna i cinque sfortunati protagonisti. Papà Vito, i figli Pietro e Daniele, ed i loro amici Baldassarre Giacalone e Giancarlo Esposto, gli unici due superstiti. I Di Marco con i risparmi di famiglia, aiutati dal Francesco Paolo, 27 anni (il terzo figlio dei Di Marco), muratore a   Trapani, comprano “quattro legni” per uscire dalle drammatiche condizioni economiche in cui versano. Papà Vito si è ammalato, è un cardiopatico, non può più lavorare, ma non può permettere alla sua famiglia di morire di fame. In quattro vivono con una pensione di appena 290 euro; una vera miseria. Due dei suoi figli, Pietro e Daniele di 20 e 23 anni, non trovano lavoro; a Mazara non è una novità! La barca, sei metri e mezzo, è il sogno di famiglia e quando lo realizzano il destino con loro è drammatico.

di marco-fratelli-naufragio-mazara del valloL’inesperienza è stato un altro elemento che ha contribuito alla tragedia. I Di Marco non erano pescatori professionisti ed è stata, forse, proprio la loro inesperienza a causare il naufragio. Erano giunti sul banco di pesca, denominato “Giardinello” di buon ora e attendevano che giungesse l’ora migliore (le 2:00) per dare di inizio alla battuta di pesca, quando Daniele, il più giovane non stava bene, accusava mal di mare. Suo fratello nel tentativo di aiutarlo voleva girare la barca e tira su “l’angamedru” (una sorta di rastrello con rete che serve a dragare il fondale per prendere i ricci, gamberetti o piccoli pesci), che impiegavano come una sorta di ancora per restare fermi. L’attrezzo non viene su, il verricello fa inclinare la barca su di un fianco. Vito Di Marco impugna un coltello e cerca di tagliare la corda, ma inciampa e finisce in acqua. I due fratelli Pietro e Daniele si sporgono dallo stesso lato per recuperarlo; la barca di inclina di più e il verricello fa il resto. Si capovolge e affonda subito.

Giancarlo Esposto, 37 anni, mazarese, esperto di pratica marinara, è l’eroe in questa triste vicenda. Capendo che la barca stava per affondare ha tirato in acqua, dietro di se, il quinto occupante della barca, Baldassarre Giacalone di 23 anni. Dopo essersi assicurato che il giovane riuscisse a stare a galla lo ha aiutato a togliersi gli stivali e quando riemerso un galleggiante quadrato dal fondo del mare lo ha raggiunto. Poi è ritornato dal giovane compagno e lo ha aiutato ad entrare nella parte interna, in modo che lo sorreggesse. Intanto continuava a chiamare gli altri tre occupanti che dicevano di stare bene. Il buio era pesto, li incitava ad avvicinarsi, ma la forte corrente del mare li allontanava. Ha cercato di raggiungerli, ma vedendo che il ragazzo che era con lui sembrava non farcela, Giancarlo Esposto ha dovuto fare la scelta più difficile della sua vita: aiutare il giovane Baldassarre e lasciare al proprio destino gli altri tre. Il ragazzo mostrava dopo qualche ora i primi segni di ipotermia e Giancarlo dopo avergli fatto togliere la maglietta lo ha riscaldato col suo corpo. E nuotano in direzione delle terra ferma. Alle prime luci dell’alba scorge i galleggianti di una rete e invita il suo compagno a nuotare in direzione di questi. Giancarlo sapeva che, prima o poi, qualcuno sarebbe venuto a tirare su le reti. E, così è stato. Quando ha visto l’imbarcazione ha gridato forte e l’equipaggio del motopesca marsalese li trae in salvo. Non c’è tempo per cercare gli altri naufraghi, le condizioni di Baldassarre sono gravi. Giancarlo mentre incita i pescatori a portarlo a terra gli pratica un massaggio cardiaco e lo rianima con la respirazione bocca a bocca. Toccato terrà ad attenderli sulla costa hanno trovato una autoambulanza ed i militari della capitaneria di porto. In ospedale il giovane Baldassarre è giunto con un filo di vita, i medici lo hanno dovuto avviare in coma farmacologico per farlo uscire dal grave stato di ipotermia in cui si trovava. Esposto dopo un’ora, riprese le forze, ha messo firma ed ha lasciato l’ospedale per raggiungere la capitaneria di porto, il suo pensiero era a Vito, Pietro e Daniele Di Marco. Non si da pace per non aver potuto fare nulla per salvarli. In compenso se Baldassarre Giacalone è ancora tra noi lo dobbiamo a Giancarlo Esposto, un eroe dei nostri giorni.

naufragio-peschereccio-mazara-tre-fratelli-ricerche-sicurezza-in-mare-guardia-costiera-marsala- marsalanews-news-cronaca-motovedetta-elicottero-sar-82°Come in ogni storia che si rispetti oltre all’eroe vi è anche l’antagonista che in questo caso resta anonimo; anzi anonimi. E’ l’equipaggio di un peschereccio mazarese che al posto di prestare soccorso ai naufraghi del motopesca “Tre fratelli” è rientrato a terrà e si è limitato a telefonare in capitaneria di porto. Assurdo, come si fa a non accorrere alle grida disperate dei naufraghi. Loro, purtroppo lo hanno fatto. Ecco i codardi. Hanno infranto il codice degli uomini di mare non soccorrendo i Di Marco. E, cosa assai peggiore, lo dimostra la telefonata che avrebbero fatto alla Capitaneria di Porto, con la quale dichiaravano di aver sentito urla e gente che invocava aiuto in mare aperto. Quindi erano consapevoli che nelle loro vicinanze vi era gente in pericolo e non hanno mosso un solo dito per aiutarli. Se fossero, intervenuti, magari il bilancio della tragedia poteva essere molto meno pesante. La Capitaneria di Porto fece uscire subito la propria motovedetta, ma non avendo chiare indicazioni non è riuscita a trovare i naufraghi. Chissà se questa gente non sente oggi il rimorso per non aver fatto nulla per aiutare papà Vito e suoi figli Pietro e Daniele.

Intanto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala ha aperto un fascicolo d’inchiesta, con l’ipotesi per ora di naufragio colposo. La Procura ricostruirà la dinamica dell’incidente cominciando dall’interrogatorio dei due pescatori superstiti.

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