“Dimmi che mangi e saprò chi sei”, un corso di cucina per 18 giovani migranti
Il corso, nato dalla collaborazione fra la Cooperativa Sociale Badia Grande e il Centro di Cultura Gastronomica, guidato dello chef Francesco Pinell
Inizia oggi, al Centro di Cultura Gastronomica “Nuara – Cook Sicily” (via Bastioni 2 a Trapani), la seconda edizione del corso “Dimmi che mangi e saprò chi sei…”, nato con l’intento di favorire uno scambio tra le varie culture culinarie dei migranti e la cultura gastronomica nazionale.
Protagonisti 18 giovani di varie nazionalità (Senegal, Etiopia, Mali, Gambia, Togo, Ghana, Eritrea, Somalia, Costa D’avorio, Afghanistan), inseriti nel progetto europeo FER “Al Roshd 2”, gestito dalla Cooperativa Sociale Badia Grande e volto alla promozione di maggiori opportunità di integrazione per i destinatari del progetto.
Il corso, nato dalla collaborazione fra la Cooperativa Sociale Badia Grande e il Centro di Cultura Gastronomica, guidato dello chef Francesco Pinello, consiste in un ciclo di quattro incontri, in cui i presenti avranno modo di scoprire tecniche e caratteristiche della cucina italiana, acquisire nuove competenze e al contempo offrire il patrimonio di conoscenze sulla propria cultura d’origine.
“Si è pensato di offrire ai migranti inseriti nel nostro progetto un’opportunità per valorizzare il proprio bagaglio di cultura gastronomica e conoscere quello del territorio trapanese che li ospita – ha affermato Antonio Manca, presidente della Cooperativa Sociale Badia Grande – il nostro lavoro è anche quello di riconoscere e valorizzare le competenze sociali e culturali di ognuno, cercando di promuovere una reale e costruttiva integrazione”.
Già lo scorso anno era stato realizzato un primo ciclo di incontri, conclusosi con una cena finale offerta ai rappresentanti delle istituzioni che si occupano, a vario titolo, di immigrazione. Quest’anno il corso si chiuderà con la preparazione di un pranzo per un convegno promosso dalle Cooperative Sociali impegnate nelle iniziative a favore dei migranti.
“Il cibo è un ottimo strumento per facilitare il processo d’integrazione – ha detto Alba Maria Fiorito, psicologa responsabile del progetto Al Roshd – rendendolo al contempo piacevole e ricco di interessanti suggestioni”.