“Delitto d’onore”, i Carabinieri fanno luce sull’omicidio Barbera

Trapani, Barbera ucciso a coltellate perché avrebbe molestato la colf. La vittima aveva raccontato ai medici di essere stato travolto da un’auto pirata ma le ferite erano di natura diversa. I carabinieri risolvono il giallo: a ferirlo a morte è stato il fratello della collaboratrice domestica, che era stata molestata dall’uomo che per la vetgogna aveva taciuto dopo essere stato accoltellato.

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Un “delitto d’onore” nascosto dalla vergogna di perdere la reputazione con i figli. La vittima aveva detto ai medici del Sant’Antonio Abate di Trapani di essere stato travolto da un’auto mentre passeggiava in bicicletta, ma le ferite che portava addosso erano inequivocabili: coltellate al torace e alla schiena. Domenico Barbera, meccanico 66enne in pensione, vedovo e padre di due figli, aggredito a colpi di coltello nel quartiere Milo diTrapani il 18 agosto e morto in ospedale lunedì scorso, era stato ferito a morte dal fratello della collaboratrice domestica, che l’uomo avrebbe molestato mentre faceva le pulizie nella sua casa di campagna. Su disposizione della procura di Trapani i carabinieri hanno arrestato Francesco Angelo, 23 anni, ritenuto colpevole della “spedizione punitiva” ai danni dell’agricoltore.

Il ragazzo aveva “convocato” Barbera il 18 agosto per un incontro chiarificatore in via Martiri di Nassirya, nel quartiere Milo-Fontanelle Sud, noto a Trapani come il “Bronx”. Durante il diverbio, avvenuto nel primo pomeriggio, Angelo ha ferito l’uomo con un coltello da cucina, davanti a una trentina di persone del quartiere, nessuna delle quali però ha denunciato l’accaduto. Secondo l’indagine, lo stesso feritore avrebbe poco dopo aggredito, ferendole in modo non grave, altre due persone che gli avevano rimproverato di avere ecceduto con la vittima. “Si tratta – dice il Procuratore  della Repubblica aggiunto Ambrogio Cartosio – di una storia maturata in un contesto di emarginazione nei confronti del quale altre istituzioni oltre alla magistratura farebbero bene a muoversi. Quando accadono fatti simili nessuno deve vergognarsi, l’appello è  quello di rivolgersi alla Procura della Repubblica senza farsi giustizia da soli”.

Una telefonata giunta poco dopo ai carabinieri informava della lite in via Martiri di Nassirya, ma i militari, una volta arrivati sul posto, non hanno trovato traccia né testimonianze del diverbio. Hanno comunque avviato le indagini, e il collegamento con il ferimento di Barbera, che nel frattempo era stato accompagnato all’ospedale Sant’Antonio Abate con diverse ferite alla schiena e al torace, è stato breve: i carabinieri hanno stretto il cerchio intorno ad Angelo, giungendo alla sua identificazione grazie a una rete di informazioni confidenziali. Il giovane, quando ha capito che i carabinieri lo stavano braccando, il 22 agosto si è presentato con il suo avvocato ai militari. “In tempi rapidissimi – dice il colonnello Stefano Russo, comandante provinciale dei carabinieri – abbiamo fermato il presunto omicida. Le indagini non sono concluse. Si indaga infatti sull’ipotesi di concorso. La difficoltà è stata quella nell’individuare i testimoni oculari che finora sono emersi in maniera contenuta, nonostante abbiano assistito all’accoltellamento circa una trentina di persone”.

Ai sanitari Barbera aveva raccontato di essere rimasto vittima di un pirata della strada, che lo aveva travolto con un’auto mentre passeggiava in bicicletta, sicuramente per difendere la sua reputazione nei confronti dei familiari e per evitare la denuncia del suo feritore. Ma a smentire la sua versione è stata la natura delle ferite, che per i medici erano senza alcun dubbio provocate da un’arma da taglio. Da lì la denuncia dei sanitari ai carabinieri e un intervento chirurgico durante il quale Barbera ha subito due arresti cardiaci. L’aggravamento delle condizioni aveva spinto i sanitari a disporre il trasferimento di Barbera all’ospedale Civico di Palermo, dove lunedì scorso è morto.

di MARIA EMANUELA INGOGLIA
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