Cuffaro, a pochi giorni dal rilascio una nuova inchiesta su 41 “assistenti parlamentari”
Totò Cuffaro ritorna in libertà. Guai giudiziari per 41 finti “assistenti parlamentari”, finiti sotto inchiesta, per averlo incontrato in carcere. Spiccano i nomi di politici di primo piano, ex ministri, sottosegretari, parlamentari regionali, nazionali ed europei, “alcun rapporto di collaborazione professionale, stabile e continuativo, consistente in attività di segreteria e di assistente parlamentare”
Dopo 1788 giorni di carcere, domenica prossima (13 dicembre 2015) Totò Cuffaro, uscirà dal carcere di Rebibbia avendo finito di scontare la sua pena. L’ex presidente della Regione Sicilia, condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia, tornerà subito in Sicilia, ed da quanto si apprende, andrà a Raffadali, a visitare l’anziana madre Ida. Cuffaro è detenuto nel carcere di Rebibbia dal 22 gennaio del 2011 dopo la sentenza della Cassazione che rese definitiva la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Tre processi, tre sentenze diverse, ma con un unico filo conduttore: fermare “il ciclone” Cuffaro, l’uomo politico più amato della Sicilia, futuro ministro o addirittura Premier del Paese. Non sapremmo mai quali traguardi avrebbe potuto scalare, portando, sempre e comunque, la Sicilia nel cuore. Alla sentenza della Suprema Corte la sua carriera politica, breve, è stata stroncata e l’uomo Cuffaro incarcerato come il peggiore dei criminali e messo alla gogna dalla propaganda incalzante, ed anche fastidiosa, di certe “nuove” leve di quella politica che veniva veicolata per puritana, innovativa, alternativa, riformista e pulita, della Sicilia. Che ne avessero azzeccato solo uno degli aggettivi impiegati nelle ultime campagne elettorali!
Comunque, lasciato il passato alle spalle, Totò Cuffaro che esce dal carcere è un uomo diverso, molto provato dalla vita carceraria, deluso dalle esperienze terrene e sempre più vicino al credo cristiano dove ha trovato conforto e la forza di: andare avanti, prodigarsi per i compagni di Rebibbia, studiare legge e di scrivere due libri. Pare che di politica attiva, non vuole più saperne. Anche se i suoi avversari politici “tremano” davanti al suo ritorno. Pure chi dice di essergli stato amico, o vanta ancora di esserlo, si aspetta tanto dal ritorno di Cuffaro. Gianfranco Miccichè, chiamato a rilanciare Forza Italia, pensa ad una grande alleanza per bissare il successo del 61 a zero del 2001, un risultato irripetibile… . Totò Cuffaro sicuramente non accetterà alcun coinvolgimento, non intende essere la bandiera di alcuno e tanto meno un nuovo capoespiatorio, sono esperrienze che conosce bene e che ha già pagato duramente.
Intanto la magistratura ha aperto una nuova inchiesta sule visite in carcere all’ex governatore di uomini politici di primo piano, ex ministri, sottosegretari, parlamentari regionali, nazionali ed europei che, sovente, si spacciavano per accompagnatori dei colleghi onorevoli nazionali o europei, potendo contare su condizioni favorevoli per organizzare gli incontri. Sono 41, tutti passati dal carcere di Rebibbia per fare visita a Totò Cuffaro, tutti indagati per falso in quanto la magistratura sostiene che non vi era“alcun rapporto di collaborazione professionale, stabile e continuativo, consistente in attività di segreteria e di assistente parlamentare”. Requisito quest’ultimo necessario per aggirare le procedure. Politici – nazionali e regionali – professionisti, dirigenti e amici dell’ex governatore siciliano avrebbero fatto carte false per entrare in carcere a Rebibbia. I parlamentari in carica, a Roma come a Strasburgo, possono accedere in carcere facendosi accompagnare da un assistente. Assistente che deve dichiarare la sua qualifica in un apposito modulo. Ecco, in molti si sarebbero spacciati per collaboratori degli onorevoli in modo da evitare l’obbligo di presentare la richiesta di colloquio necessaria per incontrare un detenuto. I politici, infatti, hanno una corsia preferenziale. Hanno il diritto di visitare i carcerati in qualsiasi momento e senza fare neppure la fila.
Ecco l’elenco completo delle 41 persone che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: Francesco Allegra, Antonello Antinoro (ex eurodeputato), Anna Bonfrisco (parlamentare), Filippo Maria Bucalo, Antonio Bonfiglio (parlamentare), Gloria Cammarata, Nunzio Cappadonia (ex deputato regionale), Salvatore Cascio (deputato regionale), Giuseppe Castagna, Maria Giuseppa Castiglione (parlamentare), Giampaolo Ciani, Stefano Ciccardini, Mirello Crisafulli, Salvatore Cuffaro (cugino omonimo dell’ex presidente della Regione ndr), Anna Maria De Santis, Giuseppe Di Carlo, Francesco Di Chiara, Alessandro Di Paolo, Nino Dina (deputato regionale), Davide Durante, Renato Farina, Pino Frirrarello (parlamentare), Salvo Fleres (parlamentare), Pippo Gianni (ex parlamentare), Salvatore Iacolino (ex eurodeputato), Cosimo Izzo (parlamentare), Gaetano Mancuso, Calogero Mannino (ex ministro), Antonio Marino, Bruno Mariani, Salvatore Rinaldi, Saverio Romano (parlamentare ed ex ministro), Giuseppe Ruvolo (parlamentare), Antonino Ruvolo, Antonina Saitta, Cataldo Salerno, Giuseppe Scalia (ex parlamentare), Sebastiano Sanzarello, Gian Maria Sparma (ex assessore regionale), Attilio Tripodi, Simona Vicari (parlamentare e sottosegretario).