Co-Marketing aeroporto-provincia: Salone chiede la revoca del Commissario Messineo

Co-Marketing aeroporto-provincia: Salone chiede la revoca del Commissario MessineoA seguito della decisione del Dott. Messineo di non sottoscrivere l’accordo di CO-marketing, al contrario di 15 comuni della provincia, Francesco Salone, ex consigliere comunale di Trapani e candidato alle recenti elezioni regionali, ha chiesto al neoeletto Presidente della Regione, Nello Musumeci,“di valutare concrete azioni che possano contrastare la “sorda” gestione del commissario Messineo, financo, arrivare alla revoca.”

Salone, che ha scritto una lunga e circostanziata lettera a Musumeci, ha definito la scelta di Messineo di non aderire al co-marketing “una presa di posizione, dannosa per la città di Trapani e per l’intero comprensorio provinciale tenuto conto del ruolo di capofila che dovrebbe avere un capoluogo”.

L’ex consigliere comunale, a supporto della sua richiesta, specifica che “l’aeroporto Vincenzo Florio, è divenuto il principale volano della seppur fragile, economia della provincia trapanese, un’economia, appunto, che si regge sulle positive presenze turistiche, nazionali e straniere, e che ha fatto registrare un esponenziale aumento delle strutture ricettive, alberghiere ed extra alberghiere, ma anche di somministrazione di alimenti, di bevande etc.”.

Per le suddette ragioni l’ex consigliere ritiene che le scelte del commissario siano in contrasto con gli interessi del territorio, che, invece, andrebbero tutelati in via prioritaria. Aggiunge, inoltre Salone, in virtù del fatto che il commissario ricopre sia il ruolo di Sindaco sia quello dell’intero consiglio comunale, non può limitare il proprio operato a valutazioni circoscritte in rigidi schemi tecnico/giuridici che rischiano di fatto, di non tutelare i reali interessi in gioco e di penalizzare l’intero territorio trapanese.

CATEGORIE
Condividi

Commenti

Wordpress (1)
  • comment-avatar

    Per me è stato motivo di grande soddisfazione apprendere che il dott. Messineo, commissario del comune di Trapani, ha dichiarato ufficialmente l’indisponibilità dell’amministrazione a rinnovare l’accordo di co-marketing con Ryanair per l’aeroporto di Birgi. Alcuni giornalisti lacchè della classe dirigente al potere hanno già gridato allo scandalo, alla fine di un sogno.

    Invece, se anche gli altri comuni seguissero l’esempio di Trapani, sarebbe la fine di un incubo.
    Un incubo che infesta, ormai da troppo tempo, le nostre tasche, che si sono viste saccheggiate per decine e decine di milioni di euro a causa di questo scellerato accordo. Un obbrobrio giuridico ed economico.
    Ma chi sono quelli che l’hanno voluto il co-marketing.
    L’Airgest, la società che gestisce l’aeroporto. L’Airgest è di proprietà, per il 49%, di privati, per il 2% della Camera di Commercio, e per il 49% del socio di maggioranza, la Regione Siciliana. Di qui una gestione “politica” di un’intrapresa economica, che sappiamo tutti cosa vuol dire: fare impresa con i soldi dei contribuenti. La società accumula decine di milioni di euro? Niente paura! Paga Pantalone,cioè tu, che stai leggendo. Sedici milioni di debiti della sua “creatura” ha ripianato quest’anno la Regione Siciliana. Naturalmente l’hanno voluto, e lo vogliono ancora, tutti gli operatori commerciali e turistici del territorio, le aziende che curano i collegamenti e i servizi dell’aeroporto. Tanto è gratis per loro. Paghiamo noi.
    Tutti costoro sostengono che questa politica di spreco del denaro pubblico
    è comunque “premiante”. Ma, allora, se è così conveniente per il ritorno economico che si ha, perché non pagano loro, come dovrebbero fare i veri imprenditori, rischiando in proprio e godendone i benefici. Perché non rinunciano al paracadute governativo? Ma no! Si sa che da noi vige un sistema economico da Vecchia Unione Sovietica. Se lo stato mi paga faccio impresa sennò chi me lo fa fare di rischiare il mio.
    Questi ICU (imprenditori col culo degli altri), in tutti questi anni, sui mezzi informativi che “possiedono” hanno sempre sguinzagliato i loro lacchè (fanno finta di essere giornalisti) per diffondere e instillare nell’opinione pubblica l’idea, falsa, che Birgi sia cosa buona e giusta, facendo leva su motivi di campanile (perché Palermo sì e Trapani no?) e su motivi di spicciola comodità (chi non vorrebbe l’aeroporto sotto casa?).
    Ne vedrete in questi giorni di articolesse di sciocchi servi che grideranno allo scandalo di una decisione di un Commissario che in quanto tale “non può davvero avere a cuore le sorti di una città, a differenza di un sindaco eletto”. Ci saranno quelli che si rammaricheranno per “la fine di un sogno”. Sciocchezze.
    Vogliono ripristinare le clientele e un modo di fare politica che si è dimostrato, negli anni, criminale per le casse pubbliche.

    Un discorso a parte meritano quelli che, pur coinvolti in questa grande truffa, non solo non hanno colpe, ma sono vittime a tutti gli effetti dei nostri indegni amministratori: gli operai, gli impiegati dell’aeroporto e delle ditte di servizi che sono stati trascinati in questa avventura che non poteva che finire così. Si dovrebbero costringere in un qualsiasi modo i responsabili del disastro non solo a ridare a noi contribuenti (anche noi vittime incolpevoli) i soldi che c’è costato Birgi, ma anche a trovare un’altra occupazione ai poveri cristi che si ritroveranno in mezzo alla strada per la ormai probabile chiusura dell’aeroporto.