Caccia a Matteo Messina Denaro: perquisizioni a tappeto, 19 presunti complici indagati

Le ultime tracce della primula rossa riportano in provincia di Trapani. L’indagine della DDA ruota attorno a un gruppo di insospettabili che vivono a Castelvetrano, Partanna, Campobello e Mazara. Ma lui, il pupillo di Totò Riina, resta un fantasma

“La chiave per svelare l’enigma Matteo Messina Denaro è ancora qui, da qualche parte”, sussurra un poliziotto che gli dà la caccia da tanti anni. E’ notte fonda fra i vicoli del centro di Castelvetrano, un leggero venticello caldo annuncia già un’altra giornata torrida. Una colonna di pattuglie sfreccia con i lampeggianti accessi lungo via XX settembre, due traverse più in là c’è l’ultima abitazione ufficiale della primula rossa di Cosa nostra, via Alberto Mario 51/5. Ma questo è un indirizzo che risale al giugno del 1993. Da allora il pupillo di Totò Riina – oggi ha 57 anni – sembra essere diventato un fantasma nonostante abbia da scontare un ergastolo per le bombe di Roma, Milano e Firenze del 1993.

Arrivano altre pattuglie, i lampeggianti illuminano a giorno il centro di Castelvetrano. E’ la notte di un nuovo assedio. I ragazzi delle squadre mobili di Palermo e Trapani con i colleghi del servizio centrale operativo hanno una lista di cinquanta di perquisizioni in tutta la città, ma anche in provincia, fra Mazara del Vallo, Partanna e Campobello di Mazara. Obiettivo, 19 persone. Vecchi mafiosi, professionisti, commercianti, che già negli anni scorsi erano stati sospettati di essere fiancheggiatori della primula rossa. E’ sempre qui, fra i vicoli di Castelvetrano, che riportano tutte le tracce dei complici di Matteo. Anche quando una pista dell’indagine condotta dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido sembra condurre lontano. Per lo spunto di un’intercettazione, per la soffiata di un confidente, per una manovra investigativa. Tutte le strade di Matteo – si dice che viaggi molto – alla fine portano sempre a Castelvetrano.

L’indagine

Chissà quale sarà la casa o la strada che custodisce l’enigma del capomafia, l’uomo che conosce i segreti delle stragi del 1992-1993 e della trattativa Stato-mafia. Sono i segreti del passato la forza di un padrino che appare molto diverso da tutti gli altri. E questa non è più solo la caccia a un superlatitante. I poliziotti che stanotte sono tornati a calarsi nella notte di Castelvetrano li hanno arrestati tutti i grandi latitanti di Cosa nostra palermitana e trapanese: da Bernardo Provenzano a Giovanni Brusca a Vincenzo Virga. “Ma Messina Denaro è tutta un’altra storia”, ripetono. E questa non è più solo una caccia all’uomo, appresso a pizzini, favoreggiatori e amanti. Questa è ormai una partita a scacchi in cui l’avversario non ha ancora fatto la sua prossima mossa. E i nostri giocatori sono pure costretti a guardarsi le spalle, perché la partita che stanno giocando – col cuore e tutto l’impegno possibile – ha l’aria di essere ancora una partita truccata. Troppe cose continuano a non quadrare.

Il video diffuso dalla Polizia

Blitz che falliscono all’ultimo minuto. Tracce che spariscono all’improvviso, telefoni che dalla sera alla mattina diventano muti. Di quali protezioni gode la rete di Matteo Messina Denaro? Forse qualcuno soffia ancora notizie riservate sulle indagini? A metà aprile, la procura di Palermo ha fatto arrestare un colonnello della Dia di Caltanissetta e un maresciallo dei carabinieri in servizio a Castelvetrano perché avevano fatto scivolare un’intercettazione, attraverso quello che chiamavano “un confidente”, nelle mani di un mafioso. Si sono difesi dicendo che cercavano anche loro la primula rossa, ma nessun magistrato ne sapeva niente. Misteri su misteri.

I complici

“Una partita truccata”, ripete un poliziotto quando sta per arrivare l’alba. Intanto, la notte si è riportata via il fantasma. I complici di Castelvetrano, invece, stanno ancora facendo colazione, fra poco usciranno da casa.Chi sono? Dove sono? Nei pizzini di Messina Denaro ritrovati fra il 2006 e il 2007, c’erano le tracce di cinque insospettabili, rimasti senza nome.

Il primo era un politico che Bernardo Provenzano aveva “messo a disposizione” di Messina Denaro. Il secondo, un prete che gli scriveva: “Se hai bisogno della benedizione di Gesù Cristo sai dove e come trovarmi”. Il terzo, un imprenditore che era pronto a intestarsi alcune quote di una società per fare grandi affari in provincia di Trapani. Il quarto, un “amico”, che era stato devoto al vecchio Messina Denaro, e adesso è al servizio del figlio. Il quinto è un tipografo che assicurava di aver stampato un nuovo documento per il padrino latitante. Cinque, e chissà quanti altri, proteggono ancora il latitante Matteo Messina Denaro.

 

Fonte: https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/06/27/news/castelvetrano_caccia_ai_complici_di_messina_denaro_perquisizioni_a_tappeto_19_indagati-229724922/

 

IL COMUNICATO STAMPA DELLA POLIZIA

CASTELVETRANO: OPERAZIONE DELLA POLIZIA DI STATO CONTRO I FIANCHEGGIATORI DEL LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO.
19 PERSONE INDAGATE E SOTTOPOSTE A PERQUISIZIONE SU ORDINE DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA DI PALERMO.

Dalle prime luci dell’alba di oggi, sono state eseguite una serie di perquisizioni a Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, e Campobello di Mazara, finalizzate a colpire la rete di fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro e a raccogliere ulteriori elementi utili alla sua cattura.

Sono 19 gli indagati dell’operazione condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Si tratta di soggetti che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa o che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a “Cosa Nostra”. Fra loro vi sono anche alcune persone che, storicamente, sono state in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro. Ora, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, su segnalazione della Polizia di Stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani.

130 uomini del Servizio Centrale Operativo di Roma, delle Squadre Mobili di Palermo e di Trapani e del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo, con il supporto di un elicottero del Reparto Volo di Palermo, hanno perquisito edifici e abitazioni di persone legate al boss latitante. Sono state impegnate anche diverse unità cinofile antiesplosivo e antidroga.

Gli investigatori della Polizia hanno utilizzato anche attrezzature speciali per verificare l’esistenza di cavità o nascondigli all’interno degli edifici. Nel mese di gennaio e di giugno dell’anno scorso, complessivamente altri trentacinque mafiosi erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo quali fiancheggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro ed erano stati sottoposti a perquisizione dagli investigatori della Polizia di Stato.

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