Birgi, gli aerei AMX non preludono interventi… forse!
I cacciabombardieri Amx sulle piste di Birgi, non preludono affatto a interventi immediati. A sostenerlo è il ministro dell’Interno Angelino Alfano a sostenerlo, a margine del recente incontro con i Prefetti della Sicilia. “Lo spostamento dei quattro caccia bombardieri Amx “Ghibli” dalla base del 51° Stormo di Istrana (in provincia di Treviso” a quella del 37° Stormo di Birgi – sostiene Alfano – fa parte di “una dislocazione delle forze armate sul territorio che avviene in base ad esigenze che si ravvisano ma che non preludono affatto a interventi immediati.La giustificazione di Alfano non tranquillizza quanti temono nello scoppio di un nuovo conflitto bellico.
I 4 aerei “Ghibli” sulle piste dell’aeroporto di Trapani Biirgi, seppure non sono in assetto di bombardamento, ma armati per la ‘self defense’ non lasciano presagire nulla di buono. Tra l’altro il Ministro degli Interni si lascia sfuggire che: “Birgi è strategica per collocazione geografica e qualità militare ma questa dislocazione non implica che ci sia un intervento da effettuare nell’immediato”. Quindi sarebbe nelle previsioni coinvolgere nuovamente la base aerea di Trapani-Birgi in missioni di guerra verso il nordafrica, proprio come avvenne per la Libia.
La decisione di schierare altri 4 velivoli militari giunge all’indomani di due episodi molto gravi: l’ attaccato, seppure dall’esterno, l’impianto dell’Eni di Mellitah, vicino Tripoli, dal quale parte il greenstream, il gasdotto che porta in Sicilia il gas dei giacimenti libici; e l’attacco nella caserma di Zliten, dove un kamikaze, ha fatto esplodere un camion, uccidendo decine di soldati lealisti. Siamo alla vigilia di avvenimenti cruciali, ormai è chiaro. Sta per nascere, formalmente, il governo di unità nazionale. La comunicazione è attesa nelle prossime ore, un evento che potrebbe essere preceduto e seguito da iniziative eclatanti da parte jihadista con lo scopo di interrompere il processo di stabilizzazione del Paese, che dovrebbe vedere l’Italia in prima fila. E la Sicilia sarebbe pronta come “fronte”, con gli aerei a Trapani/Birgi ed il potenziamento che sarebbe in atto della Nato con “lo schieramento di droni nella base di Sigonella.
In questo contesto “top secret” s’inseriscono i raid di aerei “non identificati” nelle vicinanze di Ben Jahad che hanno attaccato le postazioni dell’Isis nei presi della Sirte, dove il califfato ha stabilito una testa di ponte per impadronirsi dell’intero Paese, le attività “coperte” condotte dalle forze speciali occidentali e l’offensiva dell’Isis nell’area dei giacimenti petroliferi con il supporto, a quanto pare, di almeno 3500 volontari arruolati nelle ultime settimane. Il gasdotto di Mellitah è minacciato dai miliziani dell’Isis.
“Siamo una grande democrazia che fa parte di una coalizione internazionale e che contrasta il terrorismo fin dai tempi delle Torri Gemelle e siamo sempre pronti a farlo come già stiamo facendo in altri teatri di guerra. La Sicilia – ha concluso Alfano – convive da sempre con una posizione strategica e l’Isola è all’altezza di questa sfida perchè fa parte di un Paese che sa che non si possono abbassare i livelli di attenzione”.
Al di la della strategia militare all’aeroporto di Trapani Birgi da qualche tempo c’è molto fermento. Come anche a Sigonella. Siamo in guerra, forse, e non lo sappiamo?. E’ questo l’interrogativo che non trova risposte. Dopo l’11 settembre tante cose – per motivi di sicurezza – sarebbero cambiate e sempre meno sono quelle che finiscono sui mass media. Intanto c’è chi, sempre più insistentemente, parla di forze speciali statunitensi in azione, di raid fantasma, forse francesi: in Libia. La guerra all’Isis ed ai miliziani alleati al Califfato è già in corso da molti giorni, seppure sotto traccia. E ci sono i primi segnali, inequivocabili, del coinvolgimento “siciliano”. Nella base aerea di Trapani Birgi sono arrivati quattro aerei “ghibli” che avranno per il momento compiti di ricognizione sul terreno libico. Quindi, almeno per il momento, dovrebbero essere impiegati per la difesa aerea, la ricognizione delle aree a rischio oppure a supporto dei droni, gli aerei senza pilota che riescono a bombardare con una precisione estrema.