Birgi, cacciabombardieri in pista… siamo in guerra?
Forze speciali statunitensi, raid fantasma, forse francesi: in Libia la guerra all’Isis ed ai miliziani alleati al Califfato è già in corso da molti giorni, seppure sotto traccia. E ci sono i primi segnali, inequivocabili, del coinvolgimento “siciliano”. Nella base aerea di Trapani Birgi sono arrivati quattro aerei Air Mix che avranno compiti di ricognizione sul terreno libico. Le operazioni dovrebbero iniziare immediatamente. I cacciabombardieri Amx sulle piste di Birgi, meglio conosciuti come Ghibli, non sono in assetto di bombardamento, hanno solo le armi per la ‘self defense’.
Quindi, almeno per il momento, dovrebbero essere impiegati per la difesa aerea, la ricognizione delle aree a rischio oppure a supporto dei droni, gli aerei senza pilota. Al di la della strategia militare all’eroporto militare di Trapani Birgi da qualche tempo c’è molto fermento. Siamo in guerra, forse, e non lo sappiamo?. E’ questo l’interrogativo che non trova risposte. Dopo l’11 settembre tante cose – per motivi di sicurezza – sarebbero cambiate e sempre meno sono quelle che finiscono sui mass media
La decisione di schierare i velivoli militari giunge all’indomani di due episodi molto gravi: è stato attaccato, seppure dall’esterno, l’impianto dell’Eni di Mellitah, vicino Tripoli, dal quale parte il greenstream, il gasdotto che porta in Sicilia il gas dei giacimenti libici. L’impianto è presidiato da ingenti forze di sicurezza composte da miliziani. L’attacco non ha provocato gravi conseguenze, ma ha suscitato, naturalmente, molta preoccupazione a Roma, al punto da mettere in campo l’ipotesi di un’evacuazione del personale italiano.
Ben più grave ciò che è avvenuto nella caserma di Zliten, dove un kamikaze, ha fatto esplodere un camion, uccidendo decine di soldati lealisti. Il neo presidente del governo di unità nazionale, scelto dopo l’intesa raggiunta a Roma fra i due governi (Tripoli e Tobruq), era scampato ad un attentato, che l’aveva scelto come bersaglio.
In questo contesto s’inseriscono i raid di aerei “non identificati” nelle vicinanze di Ben Jahad che hanno attaccato le postazioni dell’Isis nei presi della Sirte, dove il califfato ha stabilito una testa di ponte per impadronirsi dell’intero Paese, le attività “coperte” condotte dalle forze speciali occidentali e l’offensiva dell’Isis nell’area dei giacimenti petroliferi con il supporto, a quanto pare, di almeno 3500 volontari arruolati nelle ultime settimane.
Siamo alla vigilia di avvenimenti cruciali, ormai è chiaro. Sta per nascere, formalmente, il governo di unità nazionale. La comunicazione è attesa nelle prossime ore, un evento che potrebbe essere preceduto e seguito da iniziative eclatanti da parte jihadista con lo scopo di interrompere il processo di stabilizzazione del Paese, che dovrebbe vedere l’Italia in prima fila.
Per ora, c’è la Sicilia sul “fronte”, con gli aerei a Trapani, e il gasdotto di Mellitah minacciato dai miliziani dell’Isis.
fonte: www.siciliainformazioni.it