sala-dercole-seduta-regione-siciliana-sicilia-dissestoTorna in aula all’Ars una riforma importante e tornano anche i franchi tiratori e la maggioranza ballerina di Rosario Crocetta. chiusa la discussione generale sulla riforma delle riforma delle province impugnata da Roma, al primo voto il governo è subito andato sotto. Col parere contrario del governo, l’Ars ha bocciato un emendamento, primo firmatario il capogruppo Udc Mimmo Turano, che prevedeva il voto ponderato per l’elezione degli organismi delle città metropolitane nell’ambito del ddl sul completamento della riforma delle ex Province.

Un incidente di percorso che non cambia il percorso della Riforma ma che riporta subito alla mente le tante volte in cui governo e maggioranza sono andati sotto durante la trattazione della finanziaria e lo stravolgimento delle leggi proposte.

Ma i lavori proseguono e portano con se subito un cambiamento radicale della situazione. Slitta, infatti, l’elezione dei presidenti dei Liberi Consorzi e  soprattutto l’attesa elezione dei sindaci metropolitani. Un emendamento del governo, approvato dall’Ars che sta votando le norme del disegno di legge per il completamento della riforma delle ex Province, stabilisce che l’elezione si terrà in una domenica compresa tra il 30 giugno e il 15 settembre del 2016. La norma originaria fissava la votazione al 30 giugno.

Il rinvio sembra quasi pensato per rendere più complessa l’elezione a sindaco metropolitano dei sindaci dei grandi capoluoghi siciliani a iniziare soprattutto da Leoluca Orlando che su questa elezione potrebbe costruire un pezzo importante di consenso in vista della candidatura a Presidente della Regione.

Più si allontana l’elezione più vicina è la scadenza del mandato del sindaco e dunque meno potere si lascia nelle sue mani e meno possibilità di elezione. Una norma successiva proroga i commissari fino a fine settembre pewr evitare vuoti amministrativi e gestionali.

A fine giornata la revisione della Riforma passa non senza difficoltà. Un risultato, sia pur minimo è raggiunto e da qui a fine anno le ex province avranno, finalmente, la nuova forma e la nuova governance ma per arrivare a questo punto saranno rimaste commissariate tre anni e mezzo.

Gioisce il Pd “Abbiamo portato avanti un lavoro responsabile per mettere a regime la riforma che istituisce Città Metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni: adesso i nuovi enti possono finalmente avere un assetto stabile, i dipendenti hanno le risposte che attendevano e i cittadini potranno avere certezza in merito ad una serie di servizi fino ad oggi in bilico – dice il capogruppo Alice Anselmo -. Con questa legge vengono recepite le indicazioni del Consiglio dei Ministri – aggiunge – superando così gli ostacoli che fino ad oggi hanno impedito la messa a regime della riforma. Resta il rammarico per la scelta dell’aula che, con voto segreto, ha bocciato la nostra proposta che prevedeva almeno in prima applicazione la coincidenza dei sindaci dei tre capoluoghi con i sindaci Metropolitani. Insomma, poteva essere una legge migliore, ma vogliamo guardare  i tanti aspetti positivi: entrano a regime i nuovi enti di secondo livello e la Sicilia si mette finalmente al passo col resto del Paese”.

Ma per l’opposizione la prima cosa da far presente è il governo ancora giù nei consensi d’aula “Passano i mesi e gli anni e la rabberciata maggioranza a Palazzo dei Normanni continua a dare il peggio di sé – dice Marco Falcone presidente del gruppo di Forza Italia -. Al primo voto della riforma delle province, quello che dovrebbe essere l’esercito di Crocetta è nuovamente andato sotto. Si tratta di una maggioranza priva di consistenza capace solo di naufragare miseramente alla prima occasione”.

Alla fine Forza Italia è uscita dall’aula prima del voto “Abbiamo deciso di uscire dall’aula, non partecipando al voto della nuova legge delle province, per non appoggiare un provvedimento che non condividiamo – ha concluso Falcone – e che rischia di aggravare una situazione già drammatica. Ci troviamo di fronte all’ennesima riforma sbagliata del governo Crocetta, che conferma l’incapacità di esecutivo e maggioranza di scegliere per il bene della Sicilia”