Arrestato l’omicida di Jenifer, la prostituta nigeriana trovata morta a Custonaci
La prostituta sarebbe stata uccisa al culmine di una rapina che avrebbe fruttato all'omicida ed al suo presunto complice, soltantom 50 euro
Ha un nome l’omicida della prostituta nigeriana il cui corpo venne rinvento la vigilia di natale dello scorso anno all’ingresso del cimitero di Custonaci. E’ Alessandro Bulgarella, 37enne, lavapiatti incensurato di Valderice ad essere ritenuto l’autore dell’omicidio di Bose Uwadia, la prostituta nigeriana conosciuta con il nome d’arte Jenifer. Le lunghe ed articolate indagini dei carabinieri de Comando Provinciale, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Trapani, Dott. Marcello Viola, dal Procuratore Aggiunto, Dott. Ambrogio Cartosio, e dai sostituti, Dott. Massimo Palmeri e Dott. Franco Belvisi, hano portato subito del Bulgarella. Il lavapiatti trapanese per mesi è stato tenuto sotto stretto controllo sia con le tradizionali tecniche, ma anche attraverso l’impiego di sofisticatissimi apparati di intercettazione, fino a quando hanno permesso agli inquirenti di avere una chiara visione su quanto accaduto e di pervenire all’identificazione dell’autore.
All’alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Trapani su richiesta della locale Procura della Repubblica, Alessandro Bulgarella accusato di aver strangolato Jenifer, la trentottenne cittadina nigeriana trovata morta la vigilia del natale scorso. Jenifer, madre di due gemelli di 4 anni, viveva stabilmente a Palermo con il compagno. Di giorno svolgeva l’attività di parrucchiera a Palermo, mentre, da alcuni mesi, la sera raggiungeva Trapani con i mezzi pubblici e si prostituiva, fino all’alba, in Piazza Ciaccio Montalto nei pressi della stazione ferroviaria. Secondo quanto riscostruito dai carabinieri l Bulgarella conosceva la donna per esserne stto cliente e per averla accompagnata in più occasioni a Palermo con la propria auto, in cambio di prestazioni sessuali o di denaro.Il movente del delitto sarebbe da ricercare in una presunta rapiana, pare in compagnia di un complice non ancora identificato che gli avrebbe fruttato la modica cifra di 50 euro. A questa conclusione sono giunti gli inquirenti che hanno ricostruito i fatti scavando nel passato della vittima e del suo carnefice.
Per la cronaca ricordiamo che la mattina del 24 dicembre scorso la donna è stata rinvenuta cadavere nei pressi del cimitero di Custonaci, nella parte retrostante ad un chiosco di fiori, dai titolari della piccola attività commerciale. I rilievi eseguiti dai Carabinieri, unitamente al medico legale, hanno evidenziato come la donna sia stata prima colpita violentemente alla tempia e poi strangolata. E’ iniziata allora un’incessante e complessa analisi sulle abitudini della Jennifer (questo il nome con cui era conosciuta a Trapani dai suoi clienti e dalle altre prostitute), ma soprattutto nei confronti dei clienti abituali e occasionali.
I Carabinieri hanno concentrato le indagini proprio sul mondo della prostituzione, convocando centinaia di persone, analizzando tabulati telefonici, svolgendo servizi di osservazione e pedinamento, fino a quando l’attenzione degli investigatori si è concentrata sul Bulgarella. Il giovane, seppur incensurato, è stato spesso controllato da Carabinieri in compagnia di prostitute o in luoghi da esse frequentati. Un altro dato ha attirato l’attenzione degli inquirenti: i tabulati hanno registrato un’unica conversazione telefonica tra la prostituta nigeriana ed il lavapiatti trapanese risalente ai primi di dicembre del 2013. Seppur minimo, il dato è risultato importante poiché ha dimostrato una conoscenza diretta tra lui e la donna.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nei confronti di Bugarella hanno poi confermato i sospetti dei Carabinieri. Egli, infatti, convocato per essere sentito in qualità di persona informata sui fatti, avendo ricevuto indicazioni sui motivi dell’invito in caserma, ha manifestato subito un’enorme preoccupazione, registrata dalla microspie degli investigatori. Ha intuito, infatti, che la convocazione era da ricollegare all’omicidio della donna nigeriana e inconsapevolmente ha rivelato ai suoi amici particolari sull’omicidio mai resi noti agli organi di informazione e evidentemente conosciuti solo da chi era stato presente sul luogo dell’efferato reato.
Le indagini hanno addirittura permesso di accertare che il Bulgarella fosse a conoscenza dell’identità della donna ancora prima che fosse identificata dai Carabinieri. Ha cercato inoltre di condizionare la testimonianza dei suoi amici, anche loro convocati dai Carabinieri, e di congegnare un alibi, concordando preventivamente con alcuni di essi la versione da fornire agli inquirenti. Innanzi anche al magistrato egli ha negato di conoscere Jennifer, mentre le indagini avevano già acclarato che ne era cliente occasionale e che alcune volte si era prestato, in cambio di denaro o di prestazioni sessuali gratuite, ad accompagnarla con la sua auto a Palermo.
Bulgarella, sempre più pressato dagli inquirenti, che nelle numerose escussioni gli avevano evidenziato le contraddizioni in cui era caduto, nel corso di un colloquio in auto, si è lasciato sfuggire, al culmine della disperazione, un’espressione dall’inequivocabile valore confessorio della propria responsabilità e che ha consentito di far comprendere che l’omicidio era la tragica conclusione di una rapina ai danni di Jennifer. In particolare lo stesso, intercettato in auto, augurandosi di non essere più convocato dagli inquirenti, ha espresso tutto il suo rammarico per essere stato coinvolto in un crimine così grave avendo guadagnato solo una piccola somma di denaro “speriamo il signore no… tutto… per 50 euro”.
I gravi e concordanti indizi di reità raccolti dalla Procura della Repubblica e dai Carabinieri hanno quindi determinato il provvedimento cautelare da parte del GIP del Tribunale di Trapani. Sono ancora in corso ulteriori e mirate indagini su un presunto complice. L’arrestato è stato tradotto presso il carcere “San Giuliano” di Trapani a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.