A proposito di telecamere
Pare che questa città, in cui sono nato e mi ritrovo a vivere, che è un mio errore personale, sia disseminata di telecamere che controllano ogni minimo dettaglio esecrabile e sanzionabile. Sui Social vengono postati continuamente angoli di marciapiede con installazioni di pattume, ma da nessun controllo telematico si riesce ad avere concreto riscontro rispetto al come, al quando e al chi si sia reso responsabile di tali incivili intemperanze. Su FB, compare la foto di un divano coi cuscini mangiati dai cani, depositato proprio all’ingresso del Palazzo del Comune. Immagino che gli “incappucciati” autori non abbiano sorriso alle telecamere e che mai verranno individuati quali autori del misfatto. Dunque, considerato il degrado senza alcuna testimonianza palese, le telecamere mi pare che servano a ben poco.
Forse occorrerebbe un controllo più serrato sul territorio da parte delle forze dell’ordine? Forse, vigili urbani e pattuglie notturne della polizia e dei carabinieri, riuscirebbero a verificare e spegnere sul nascere certi ardori di ribellione sociale o di incivile comportamento? Forse. Ma occorrerebbe, anche, una presenza più attenta in altri frangenti diurni e continui. Mi riferisco al parcheggio di Piazza Marconi (La Porticella), dove una genia di parcheggiatori abusivi intimorisce e vessa costantemente chi, dopo aver cercato un’allocazione per la sua auto, finalmente riesce ad aggiudicarsi una postazione, blu o bianca che sia, per il proprio mezzo. La melliflua, sotteranea presenza dei signori del pizzo-parcheggio, mette ognuno nella condizione-posizione di soggetto sottomesso e, per buonismo accettativo, silente pagante.
I signori del pizzo-parcheggio ti si avvicinano sornioni, salutando con sussiego mafioso, sorridendo, come se non chiedessero nulla, ma nel momento in cui tu ti allontani, fingendo per tranquillo vivere di non vederli, allora scattano gli improperi e insulti dialettali a distanza: “Stu mojttu di fami, ran testa di minchia, pezzu di mmerda, v’accattati u pani…”. Ora, se sei tranquillo e continui a far finta di nulla allontanandoti, non fai altro che soggiacere ad uno status di cose che comprova e ammette l’inciviltà del vivere in questa città, se invece, come direbbe Camilleri, ti girano i cabbasisi per i casi che avvolgono la tua vita personale, puoi ritrovarti nella condizione emotiva di non accettare più questo atteggiamento intimidatorio e mafioso, così provi ad ascoltare per bene le ingiurie che ti giungono alle orecchie e allora ti fermi, fai un profondo respiro, ti giri, torni indietro e rispondi cercando di instaurare un dialogo civile con i signori del pizzo-parcheggio.
Cerchi di far capire che se hai già pagato un ticket e parcheggiato in zona blu, hai già ottemperato al tuo dovere di cittadino con le casse comunali, ottenendo il tuo diritto a fermarti in quella zona senza altro, nulla dovere. Se poi, hai avuto la fortuna di trovare un posto tra le strisce bianche, nessuno più ha il diritto di chiederti un compenso per quella tua legittima azione di permanenza in quella piazza. Ti viene risposto con improvviso turgore dei sensi che “nessuno ti ha chiesto nulla”, e che non hai il diritto di replicare ai loro assalti questuanti. Con violenza, con arrogante decisione, con atteggiamento prevaricatore e prodromo di violenza fisica.
E’ inaccettabile, cara Amministrazione Comunale, caro Sindaco, care forze di polizia, cari vigili urbani. E’ inaccettabile che un tranquillo cittadino possa venire trasformato da tali eventi e da tali delinquenziali comportamenti, in una sorta di “vendicatore della notte” pronto a difendersi con le proprie, ormai misere, civili forze private. Una volta, da ragazzo, sentivo sempre appellare i “residenti” di questa piazza come “pujtticiddrari” con una nota insieme di disprezzo e di timore di ritorsioni da parte dei cosiddetti “picciotti da pujtticeddra”. Al giorno d’oggi, che è una bella e accogliente piazza del centrocittà, non mi pare che ci sia più questo sentiment comune che, però, sembra essere radicato nell’immaginario colpevole della genia di cui sopra.
Allora, tornando ai controlli telematici con telecamere e altri mezzi tecnici, mi chiedo: “Amministrazione Comunale e forze dell’ordine, quando interverranno, piazzando un controllo fisico-visivo su questa situazione, prima che occorra il diverbio sanguinolento? Quando, ai signori del pizzo-parcheggio, verrà impedito di esternare la loro assillante violenza fisica per ottenere denaro in cambio di una inesistente custodia di proprietà private? Occorre fare una denuncia contro ignoti? Oppure, occorre attendere l’accoltellamento di un cittadino nell’esercizio della sua funzione di elemento produttivo di questa città e nel dinamismo dei suoi movimenti urbani?”.
Ecco! Esterno e comunico ai miei concittadini. Ma, come nella mia personale visione delle cose della vita, io denuncio senza alcuna aspettativa di risoluzione, convinto che si sia troppo aderito ad un buonismo d’accatto che ha condotto a un costante degrado dei rapporti interpersonali e con le autorità competenti, in ogni direzione dell’assetto relazionale tra cittadino e istituzioni. Il buonismo, il lasciare andare, l’accondiscendenza amicale, hanno condotto questa città ad un degrado culturale e comportamentale che poche altre città conoscono. Mi direte che il mio esempio è poco, rispetto ad altre manifestazioni di intollerabile inciviltà. Avete ragione, ma solo da un piccolo passo può iniziare un grande cammino.
Sal Giampino