A cosa può servire una televisione di Stato, come la Rai, quando fa di tutto e di più per “coprire” il Governo
Rai, due servizi consecutivi, quelli di mercoledì e giovedì della settimana scorsa a “Porta a Porta”, il cui modesto successo in termini di audience non ha impedito di raggiungere lo scopo di dare una manina al governo, in serie ambasce per via dell’ennesimo affare sporco di petrolio. Non c’è che dire: la magistrale orchestrazione della trasmissione, e il battage che l’aveva preceduta, non potevano che indurre una certa curiosità nei telespettatori, tanto per la prima che per la seconda serata.
I fatti di mafia, l’argomento: quel passepartout che se non ci fosse non si saprebbe come far passare in secondo piano notizie altrettanto rilevanti in termini di attualità.Senza con questo, detto controcorrente e a scanso di equivoci, voler intendere che può esservi un limite all’approfondimento dei fatti legati all’epopea mafiosa e alla follia omicida che in ogni tempo l’ha sottolineata. È la tempistica che spesso, nei servizi di Vespa, fa pensare a coincidenze non proprio casuali.
L’idea di tirarsi dalla manica il figlio del famigerato Riina non poteva che rappresentare una provocazione ben azzeccata,atta a suscitare una montante e complice indignazione – se finalizzata quantomeno ad attenuare l’impatto dello scandalo del petrolio lucano fragorosamente esploso- per la quale il conduttore starà ancora fregandosi le mani dal compiacimento.
Anche se simile a fuoco di paglia, abituati come siamo a farci scivolare dalla memoria questi e tanti altri servizi che ci impegnano sera dopo sera, si è trattato pur sempre di una provvidenziale boccata d’ossigeno per il governo. Impiattata da mamma Rai, ben consapevole, appunto, della labilità congenita dell’attenzione dei teledipendenti, sommersi come sono, alla fin fine, dalle proprie private contingenze. Accidentalità anch’esse funzionali alla ‘distrazione di massa’.
Aggiungiamo a questo: la vicenda del feroce assassinio del povero Giulio Regeni, che tutti, all’unisono con i suoi familiari, ci ha investiti e sconvolti. E che tante considerazioni induce sulla dinamica e le ragioni del fattaccio, meritevoli entrambi di qualche serio approfondimento, assieme al “cui prodest”della vicenda,alla luce dell’incomprensibile abbandono del corpo volutamente martoriato col chiaro intento di provocare l’incidente politico per i soliti inconfessabili fini legati alle fonti energetiche del sottosuolo: enormi giacimenti di gas, nella fattispecie scoperti dalla nostra ENI (come certi incidenti cascano a fagiolo!).
E ancora: la strage di Bruxelles con la presunta inadeguatezza della polizia di quel Paese e la naturalezza con la quale i kamikaze fanno saltare per aria se stessi e la gente. Da non dimenticare la provvisoria lista panamense dei 100, e la plausibile delusione di tutti gli esclusi.
Per arrivare, nel marasma, ad un certo annacquamento del caso trivelle e travagliesche “trivellate”, ed all’oblio, con l’occasione, delle storie ormai decrepite dei buchi neri bancari e dei titoli che i poveri risparmiatori potranno devolvere per le fumate dei conclavi a venire.Vicende, quest’ultime, che vedono il capo del governo difendere l’indifendibile – e gli indifendibili – con una sfrontatezza alla quale sarebbe meglio metterci un punto fermo, giusto per non abituarci a sopportare ogni cosa.
Gli vorremmo con l’occasione ricordare,anche in nome della nostra indignazione, che Berlusconi, quell’altro famigerato che ci vediamo obbligati a citare ad ogni piè sospinto, le donne le gratificava di tasca propria. Giammai a spese dei cittadini, attraverso incarichi e decisioni ad esclusivo tornaconto di un sottobosco di arrampicatori ad esse legati da stretti e strettissimi vincoli: di stanca e guatemalteca convivenza o di amor filiale che possa essere.
Direi, che, a parte il dubbio sull’opportunità della scelta dei tempi, non dobbiamo sentirci per nulla indignati per l’apparizione del rampollo Riina alla televisione di Stato, tutt’altro: abbiamo avuto l’occasione di consolidare il rigetto per personaggi che fin troppo male hanno fatto alla Sicilia.
Bravo, Dottor Vespa, sotto questo aspetto non si fermi! Le cose vanno viste per quello che sono. Mettere a nudo gli idoli e la loro miseria non può che far riflettere gli eventuali aspiranti emuli.
Gianfranco Becchina
Sono d,accordo con G.Franco, non soltanto per quanto riguarda la vergognosa intervista al figlio di Toto’ Riina da cui e’ emerso un quadro della mafia, riassumibile nei
tradizionali valori di Dio, patria e famiglia, ma anche sul discorso piu’ generale sulla RAI. Quest’ultima, che pretende il canone da tutti, perche’ dovrebbe rendere un servizio pubblico, non solo ci propina la stessa dose di pubblcita’ delle TV private, ma e’ anche sempre in deficit, perche’ distribuisce allegramente i nostri soldi a personaggi come Vespa, che guadagna oltre 10 milioni di euro all’anno, come intoccabile e importante pedina dell’organizzazione del consenso.