8 Marzo”giornata della donna”, una riflessione di Patrizia Moceri: “Emancipazione o omologazione?”
La condizione della donna ieri, oggi e domani...
In occasione della prossima "Festa delle donne" riceviamo un gradito articolo, a firma di Patrizia Moceri, che tende a delineare la storia delle donne fino ad oggi, senza esaltarne la forma consumistica che invece ha assunta negli ultimi anni. Sperano di fare cosa assai gradita all'autrice e cosa utile a voi lettori, abbiamo deciso di pubblicare l'articolo
RICEVIAMO E PUBLICHIAMO
“Emancipazione o omologazione?”
Nel lungo corso della storia, la condizione della donna è stata posta in una posizione subordinata rispetto all’uomo, indipendentemente dalla posizione geografica o appartenenza religiosa. La cultura maschilista e patriarcale ha da sempre dominato , lasciando alla donna il ruolo di moglie e di madre con l’ obbligo della cura della casa e dei figli. L’istruzione le era negata così come ogni diritto politico. Ma la forza e la determinazione, portano le donne solamente nel ‘900 ad avere riconosciuto il semplice diritto al voto, che oggi sembra scontato. Grazie alla tenacia e volontà delle suffragette, donne che hanno lottato per affermare i loro diritti, non solo di voto, ma anche quelli giuridici, politici, economici e soprattutto l’uguaglianza dei diritti civili. Esse chiedevano di poter ricoprire gli stessi ruoli, che fino ad allora erano riservati agli uomini. Chiedevano di poter insegnare, di esercitare la professione di medico, di poter usufruire delle proprie competenze acquisite con gli studi universitari, che erano accessibili ad un numero esiguo di donne. Questi movimenti di lotta si sviluppano inizialmente in quei paesi dell’Europa dove c’era un substrato di rivoluzione sociale, industriale ed economica. In Italia i diritti alle donne tardano ad affermarsi, dovuti anche al ritardo dell’unificazione del Regno. Durante il periodo fascista, nonostante l’idealizzazione della donna come “regina del focalaio domestico”, grazie alla determinazione della regina Josè Maria di Savoia, i diritti delle donne cominciano ad affiorare. Un esempio ne è Maria Montessori, prima donna laureata in medicina, con l’apertura nel 1926 delle prime scuole di formazione internazionali a Roma. Il suo metodo e la sua didattica sono ancora oggi il fiore all’occhiello della scuola italiana. Ma il primo riconoscimento del diritto al voto alle donne in Italia avviene solamente nel 1948 con la nascita della Repubblica.
Negli anni ’70 le donne scendono nuovamente in piazza per affermare i loro diritti paritari, in particolar modo poter scegliere il diritto o meno alla maternità, chiedendo la legalizzazione dell’aborto, fino ad allora praticato clandestinamente e di quei diritti riconosciuti solo sulla carta. Non dimentichiamoci che per un aborto clandestino, in Italia la legge prevedeva da 1 fino a 4 anni di reclusione. E di contro le donne hanno dovuto lottare per aver riconosciuto il diritto alla maternità, senza per questo rischiare di essere licenziate dal posto di lavoro. Motivo ancora oggi di subdolo ricatto nel mondo del lavoro.
In quegli stessi anni nel nostro Paese viene approvata la legge sul divorzio, che consentì alle coppie, ma soprattutto alle donne di scindere il contratto matrimoniale, che in alcuni casi significava una vita di sudditanza. In tutti questi anni, la donna ha sempre più preso consapevolezza di sé, riuscendo a ricoprire, nel mondo, ruoli di notevole importanza e valore, trovandosi anche a svolgere funzioni, riservate fini a poco tempo prima esclusivamente agli uomini.
Ma il numero resta talmente esiguo, che al Parlamento italiano si sono introdotte le cosiddette ” quote rosa” dando così maggior rilievo alla disparità tra uomini e donne. La nostra società resta maschilista nel pensiero, nella cultura e nel conseguente comportamento. Questa cultura arcaica mista al bigottismo religioso non considerano, in particolare in alcuni paesi, la donna come unità fondamentale della società. Infatti in alcuni paesi islamici, dove si applica la Shari’ah, interpretazione integralista e fondamentalista del Corano , la condizione della donna ha avuto un’involuzione rispetto alle leggi del Corano che considerano uomini e donne alla pari. Le donne subiscono la mortificazione dell’integrità del proprio corpo di donna dovendo indossare il Burka, che non permette di scoprire nessuna parte del corpo, tranne gli occhi, velati da una fitta rete inserita nel copricapo. Le pene inflitte alle donne che violano le leggi coraniche sono gravissime, basti pensare che per adulterio, vengono lapidate a morte. Le donne generano la vita ma ad esse viene tolta. Senza alcuna remora. Alle bambine invece viene inflitta una mutilazione ai genitali, la cosiddetta “ infibulazione”, in un’età che varia tra i 3 mesi e i 15 anni, in cui vengono tagliate le grandi labbra e ricucita la vulva, lasciando due fori per l’urina e per il flusso mestruale. Solo per il matrimonio verranno scucite al solo scopo di procreare. Dopo ogni parto, la donna subisce ancora un’‘infibulazione, con l’asportazione del clitoride, piccole e grandi labbra. E pensare che una donna non infibulata è considerata “impura” e isolata dalla società.
In India la condizione della donna non è migliore. La parola diritto delle donne sembra non esistere. Nel 2014 sono state violentate 1704 donne, sotto gli occhi indifferenti dei passanti di cui 56 sono state uccise dopo lo stupro. Le bambine sono considerate sposabili già a 10 anni e se si rifiutano al loro “dovere di mogli” subiscono stupri di gruppi o gravi mutilazioni, come il taglio delle 6 dita, affinchè con le 4 rimanenti, suddivise in due mani, esse non possano scrivere ma svolgere i lavori domestici, togliendogli la possibilità dell’ istruzione. A quelle bambine che provano a ribellarsi vengono inflitte sevizie atroci come un tizzone ardente tra le gambe, pestaggi e digiuni forzati. E siamo nel terzo millennio dove lo sviluppo e la globalizzazione ormai è diffusa in ogni angolo sperduto del mondo!! La tecnologia e il progresso sono al massimo del loro sviluppo, ma la condizione di moltissime, troppe donne resta quella quasi preistorica.
L’ Italia non è immune dalla violenza sulle donne, che spesso sfocia in femminicidio . Ogni 3 giorni una donna viene uccisa da quegli uomini che giuravano di amarle, padri dei loro figli…. ex mariti, ex fidanzati o ex conviventi. Nel 2013 i casi di femminicidio sono stati 177 in aumento rispetto al 2012 in cui le morti erano 122. Sempre più spesso le donne uccise erano vittime di stalking che leggi blande non sono riusciti a fermare.
Queste donne vivono la loro vita, perseguitate, spaventate, segregate in casa con la paura che la minaccia di morte, dei loro ex, si trasformi in realtà. Inutili le denunce, inutili i centri di ascolto, esse diventeranno altre vittime di ” femminicidio”, a cui ormai la nostra società ha fatto l’abitudine, restando quasi indifferente alla cronaca. La donna resta vittima consacrata della violenza dell’uomo. Troppo spesso subiscono in silenzio, per proteggere i figli ,per la mancanza di indipendenza economica, per la stupidità della gente intorno che non capirebbe e finirebbe per screditare e giudicarle , devastando il loro status in maniera irrimediabile.
L errore più grande per queste donne è aver osato ribellarsi ad un “amore malato”, al soggiogamento psicologico e fisico e alla sottomissione dell’ ego maschile, travestito da gelosia, dove questi uomini si rifiutano di rinunciare a ciò che credono un possesso e non la propria compagna di vita, fino a togliergliela la vita per sempre.
Questa è emancipazione o omologazione, vivere un rapporto familiare o di coppia fatto di violenza, sopprusi e vessazioni? Quante donne tacciono dinnanzi alle botte, troppi silenzi, troppi perdoni per salvare e proteggere una famiglia che smette di essere tale al primo schiaffo. E’ questa l’emancipazione raggiunta dopo anni di lotte femministe e non, e rivoluzioni culturali? Allora credo che nulla è cambiato per LA DONNA. Ci siamo illusi di voler vedere una parità tra uomini e donne che ancora oggi, giunti nel terzo millennio, non esiste.
Molti uomini, purtroppo ammirano le donne in carriera, belle , intelligenti, intraprendenti, attive e determinate che riescono dove molti uomini non osano nemmeno tentare. Ma sono e devono essere le “DONNE DEGLI ALTRI” …le proprie devono rispecchiare i canoni e i dogmi morali, puritani e bigotti imposti dalla società ipocrita ed arcaica. Guai alla donna che raggiunge un reddito superiore a quello del proprio marito, lo pone in una posizione di inferioriorità, inadeguato, frustrato scavalcato da colei che per convenzione deve rimanere dietro alle glorie arriviste dell’uomo!!! Chi riesce a fatica ad arrampicarsi nella scala sociale e professionale, è giudicata un’arrivista,” una mangia uomini ” scesa a compromessi ( sessuali) per essere poi isolata e bollata con la lettera scarlatta. Certo, le donne non possono avere qualità proprie , ma svendono il proprio corpo per arrivare dove gli uomini giungono per merito! La donna in carriera oggi è in grado, con immensi sacrifici, di riuscire a coinciliare figli, lavoro, casa e curare la propria immagine. E poi ci sono quelle donne che per le loro qualità professionali e di profonda conoscenza delle proprie competenze acquisite, si affermano nel lavoro senza scendere a compromessi, senza cedere al potere degli alti livelli, rivestiti dagli uomini. Le altre??? Le altre rimangono incastrate nel sistema di sudditanza all’uomo che lavora e le mantiene e per questo restano dipendenti dalle loro imposizioni. Esse non possono dare estro alle proprie capacità intellettive, sociali e personali.
E’ vogliamo ancora credere nell’emancipazione ?
Dinnanzi a tutto queste atrocità è solo una minoranza di donne che gode ed esplica l’emancipazione femminile che stride fortemente con il resto delle donne comuni, magari non lavoratrici, chiusi nel loro ruolo “omologato” di come gli uomini li vogliono o li vorrebbero. Non si possono buttare via anni di lotte e di conquiste, per ritornare ad essere gli angeli del focolaio domestico… bisogna educare la società nell’ uguaglianza e rispetto.
E pensare che già nel ‘500 il grande William Shakespeare aveva esortato gli uomini a capire la grande importanza della donna accanto ad un uomo, dicendo: “ La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”.
Di contro però assistiamo a un emancipazione delle adolescenti che sconfina oltre la morale e l etica del rispetto del proprio corpo mercificandolo. Le adolescenti di oggi, cresciute con le immagini delle veline, usano il proprio corpo senza averne alcun rispetto. Il loro abbigliamento eccessivamente succinto non lascia nulla alla fantasia, usano il sesso come pura forma di merce di scambio senza alcun rispetto per la propria dignità. Esse si sono perfettamente omologate agli standard instillate e trasfuse dalla tv e dal web. Non portano con se il fardello storico, le loro battaglie, le loro frustrazioni e mortificazioni per raggiungere una parità, che da loro è completamente ignorata e sconosciuta.
Ma poi ci sono quegli uomini che sono oltre quella chiusura mentale, etica e culturale, che sanno apprezzare la forza ,la tenacia, la grande valenza e l’intelligenza delle donne facendo del loro essere un alleata preziosa, nella vita e nel lavoro. Perchè per ogni sinonimo esiste il suo contrario.
Patrizia Moceri