Il 7 maggio in piazza Autonomisti, Forconi e sindacati contro il governo Crocetta
Ci sono i Forconi, sigle sicilianiste in tutte le declinazioni, noTriv e noMuos, persino l’ex direttore del Corpo forestale Pietro Tolomeo. E poi, ovviamente, gli spontaneisti di Antudo, la formazione che il corteo anti-Crocetta l’ha organizzato: sfilano in 500 dal teatro Massimo a piazza Indipendenza, lungo un tortuoso percorso che dal centro di Palermo lambisce la Cattedrale e arriva al cuore del potere.
“La rivoluzione promessa da Crocetta – dicono le giovani leader di Antudo, Giulia Callari e Tiziana Siragusa – si rivela in realtà una prosecuzione dei governi precedenti. Crocetta impone un modello di sviluppo nocivo, che passa dall’Eni, dalle trivelle, dal Muos. Siamo stanchi di emigrare”. In piazza sfilano numerose sigle dell’associazionismo autonomista e indipendentista. C’è Rosa Cassata di “Sicilia libera”, Massimo Costa dei “Siciliani liberi”, Mariano Ferro dei Forconi e un popolo variegato che arriva fino ai Cobas. “Questo – attacca Costa – è un governo fantoccio che dice solo ‘sì’ alle richieste di Roma. Per la Sicilia servirebbe l’indipendenza, ma almeno per iniziare bisognerebbe rivendicare i nostri diritti in termini finanziari”.
Un tema, la discussione con lo Stato, al centro anche di un’altra analisi, quella dei sindacati confederali, destinata a sfociare a sua volta in una protesta. L’iniziativa, in questo caso, si terrà il 7 maggio, ma l’obiettivo è ugualmente ottenere le dimissioni di “uno dei governi peggiori che la Sicilia abbia mai avuto”.
Un assaggio della protesta arriverà sabato, quando Cgil, Cisl e Uil organizzeranno una manifestazione per protestare invece contro una riforma nazionale delle pensioni che secondo i confederali è “solo un modo spicciolo per fare cassa”. Nel mirino principalmente dei segretari regionali Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone la giunta Crocetta, “un governo pasticcione che sfugge al confronto con le parti sociali” secondo Milazzo. Di più: “Su, acqua, rifiuti, appalti – attacca Pagliaro – la regola è l’impugnativa”. “A questo punto – sostiene Barone – o si cambia passo o si stacca la spina”.
Si comincia dunque con la mobilitazione nazionale di sabato: a Palermo e Agrigento un gazebo alle 9,30, a Bagheria, Corleone, Partinico, Petralia Sottana e Termini volantinaggio dalle 17, a Catania, Enna, Ragusa, Siracusa e Messina cortei alle 9,30 (rispettivamente da piazza Stesicoro, da piazza Vittorio Emanuele, piazza delle Poste, piazza Marconi e piazza Vittorio Emanuele Orlando) e a Trapani un sit-in in piazza Umberto I a partire dalla stessa ora. La replica, ma stavolta solo a Palermo e focalizzando sulla Sicilia, il 7 maggio.
fonte: www.repubblica.it